Il neorealismo rosa: Pane,amore e fantasia

Pane, amore e fantasia, un classico del neorealismo rosa e un film che ha fatto la storia del cinema italiano lanciando o rilanciando numerosi attori italiani ancora oggi celeberrimi.

Un classico fuori dal tempo











Uscito nel 1953 e diretto da Luigi Comencini il film Pane, amore e fantasia deve il suo titolo a un personaggio della storia che addenta due fette di pane che contengono solo fantasia, specchio della miseria ancora presente in un’ Italia uscita dalla guerra da meno di dieci anni.
La storia verte sul maresciallo dei Carabinieri Antonio Carotenuto, impenitente scapolo cinquantenne dallo scilinguagnolo facile e sensibile al fascino muliebre che, dalla natìa Sorrento ,arriva nel misero paese di Sagliena, sulle montagne abruzzesi, deprivato dai continui terremoti e dai bombardamenti e abitato da contadini che combattono quotidianamente la battaglia per la sussistenza.

Tutte le donne del maresciallo

Nella vicenda le donne rivestono un ruolo fondamentale: ecco la bella Bersagliera ,al secolo Gina Lollobrigida, che ,grazie a questo film diventa diva internazionale, contesa tra il maresciallo di mezz’età e un giovane carabiniere veneto piuttosto ingenuo, la levatrice romana che nasconde un segreto rivelato solo alla fine del film , Caramella, la donna di servizio del maresciallo interpretata dalla settantenne Tina Pica ,attrice teatrale poco nota fino ad allora, che finalmente ottiene vasta popolarità grazie ai modi spicci e al vocione baritonale e infine la nipote del parroco, una ragazza baciapile pettegola e infida a sottolineare la falsità di chi tende a indulgere in frequentazioni ecclesiastiche.

Una storia trasgressiva











Anche se sessant’anni dopo la storia raccontata nel film può sembrare ingenua e politically correct all’epoca della pellicola risultava invece decisamente trasgressiva: l’arma dei Carabinieri viene messa alla berlina poiché i suoi esponenti sono visti non come eroi indomiti secondo una retorica postfascista ,ma come uomini con i loro difetti ( la timidezza dell’innamorato della Bersagliera, il gallismo del maresciallo o la pigrizia tutta romana del brigadiere), la Bersagliera, malvista perché povera e procace ,è in realtà una ribelle che rifiuta il finto perbenismo e le meschinità del suo paese giungendo a essere poco rispettosa persino di sua madre, una donna che bada più al denaro che al bene dei suoi figli ( e il mito della madre angelicata tutto italiano viene a cadere), la nipote del prete, ragazza di chiesa, è in realtà una frustrata beghina e persino suo zio è in grado di riconoscere che non sempre chi frequenta assiduamente le cerimonie religiose è un sincero credente.

I segreti del successo

Una recitazione azzeccata che segue in pieno i parametri del neorealismo ( accento regionale, focalizzazione sulle classi proletarie o piccolo-borghesi) unita a tematiche che portano alla riflessione ,hanno dato al film l’enorme successo di cui tutt’ora gode. In estate emittenti Rai o Mediaset, non mancano mai di mandarlo in onda; per chi non lo ancora visto si consiglia caldamente e chi invece lo avesse già fatto, potrebbe rivederlo con occhi diversi.