E anche quest’anno riprende la collaborazione con la Giuria dei Giovani del Sudestival che per otto settimane diventano recensori per Cinemio dei film in concorso. Primi due film recensiti: In viaggio con Adele di Alessandro Capitani e Asino Vola di Paolo Tripodi.
In viaggio con Adele
Viviamo in un mondo fatto di pos-it, in cui tendiamo a rivestirci di etichette su etichette, con lo scopo di classificare e categorizzare ogni cosa. Adele, interpretata da una brillante Sara Serraiocco è la protagonista in rosa di In viaggio con Adele, opera prima di Alessandro Capitani.
Adele ha saputo caricare di significato questi post-it, facendo emergere l’importanza che hanno, nella vita, le piccole cose. Perché c’è chi ha la fortuna di avere una famiglia, e chi, come Adele, si è ritrovato senza madre e un padre non ce l’ha mai avuto. Fino a quando la sua vita non si incrocia con quella di Aldo, attore di teatro con l’ambizione del grande cinema, ipocondriaco con la paura costante di morire.
I due a piccoli passi, impareranno a rispettarsi e a conoscersi.
Ed è proprio sullo sfondo di un’inedita Capitanata che si compirà il “miracolo” del viaggio di Adele…
Alessandra Indolfi 5ASU, Roberta Indolfi 5AS, Polo Liceale, “Galileo Galilei”, Monopoli
Asino Vola – la fiaba moderna di un piccolo eroe a caccia di sogni
Asino vola, di Marcello Fonte (noto al pubblico come il Canaro di Dogman, parte per cui ha ottenuto Palma d’Oro e Nastro d’Argento) e Paolo Tripodi, presentato in anteprima al 68° Festival di Locarno, è la storia di Maurizio (l’attore Luigi Lo Cascio), ormai affermato direttore d’orchestra, che ripercorre la propria infanzia insieme con gli spettatori, in un ritorno alle origini dai toni fiabeschi. Cresciuto in un paesino calabrese dal fascino arcaico, in cui la natura, assecondata dal lavoro degli uomini, trionfa e offre i propri frutti, in una baracca, con una mamma apprensiva (Silvia Gallerano), sempre affaccendata, e un padre gran lavoratore (Marcello Fonte), un po’ burbero ma con un cuore dolce, Maurizio, interpretato dal piccolo Francesco Tramontana, è un bambino di sette anni, intraprendente e tenace, che insegue un sogno: suonare nella banda del paese. Il piccolo “eroe” confida la sua passione a Mosè, asino “saggio”, a cui dà voce Lino Banfi.
Ma se Mosè lo incoraggia a inseguire il proprio sogno, un altro “animale parlante” ostacola il piccolo Maurizio: la gallina N’Giulina (che ha la voce di Maria Grazia Cucinotta), cattivissima antagonista, “grillo parlante” sui generis. Il bambino inizia a prendere lezioni di musica assieme ad altri coetanei, ma è l’unico senza strumento. La mamma, donna concreta e pragmatica, si rifiuta di acquistargliene uno, poiché vede nella musica un lusso che la modesta famiglia non può permettersi. Tutto sembra perduto, finché il piccolo eroe trova un tamburo…
La pellicola, ispirata all’infanzia di Marcello Fonte (qui regista e attore poliedrico, in quanto interpreta, con straordinaria abilità quattro personaggi), è destinata ai bambini (non a caso è stato premiato nella categoria Miglior Film dal valore educativo all’Italian Contemporary Film Festival di Toronto), ma anche gli adulti non si annoieranno. Catturati dalla curiosità e sedotti dalla poesia delle immagini e della fantasia (il film è un atto d’amore ad un Sud che stiamo dimenticando), gli spettatori fanno il tifo per il bambino, seguendone le peripezie del piccolo Maurizio, nella fiumara, il campo giochi in cui può fantasticare e raggiungere l’impossibile. Co-protagonista la musica di Verdi, soprattutto, ad accompagnare il superamento degli angusti confini della famiglia, per la scoperta del mondo intorno, in cui Maurizio vuole essere riconosciuto a pieno titolo.
Coraggiosa è la scelta del dialetto calabrese per alcuni personaggi: se da un alto rende tutto più realistico, dall’altro potrebbe creare alcuni problemi di comprensione, rischiando di rendere il film poco adatto a un mercato di più ampio respiro. Originale la soluzione proposta: messi da parte i tradizionali sottotitoli, che avrebbero “appesantito” la visione, la comprensione è favorita da sottotitoli figurati, che traducono in vignette i contenuti dei dialoghi.
Il film è un invito a non smettere di credere nei propri sogni, a “far bene quello che si fa”, e a lottare per raggiungere i propri obiettivi. In ognuno di noi c’è una gallina N’Giulina, una voce critica e ostile: come Maurizio, possiamo “dirigere” e controllare questa voce interiore, trasformando la paura delle difficoltà in spinta motivazionale. Con leggerezza, la storia di Maurizio invita lo spettatore a riflettere sul proprio posto nel mondo e a prendere in mano la propria vita, diventandone, in senso etimologico, prot-agonista (dal greco “colui che combatte e rischia in prima fila”). Con leggerezza: perché la semplicità dell’impianto drammaturgico, che uno spettatore più critico potrebbe ritenere un “vizio di forma”, è, invece, scelta consapevole di leggerezza, da intendersi nel senso che al termine dava Italo Calvino: non come “superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”, per raggiungere, appunto, il cuore di grandi e piccini.
Ludovica Strippoli, IVB LICEO CLASSICO “SIMONE-MOREA”, Conversano (Ba)