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Film da riscoprire: “Il Pranzo della Domenica”

Continua la rubrica estiva dei film da riscoprire ancora una volta con una pellicola italiana del lontano 2003, che, nonostante la ricca presenza di bravi attori ha deluso le aspettative di quasi tutti quelli che lo hanno visto, vuoi scoprire perchè?

La recensione del film

di Francesca Barile

locandina ufficiale del film il_pranzo_della_domenica

Carlo Vanzina tenta di uscire dal solito clichè cercando di confezionare una commedia di spessore maggiore mettendo insieme una serie di attori all’apice sia nel mondo cinematografico che in quello della fiction.

Ecco quindi amorosamente uniti due validi caratteristi regionali, il grasso romanaccio Mattoli e il meridionale lucano Papaleo, le popolari Elena Sofia Ricci e Barbara De Rossi, l’oscillante tra tragico e comico Ghini e su tutti la signora del cinema Giovanna Ralli, sulla breccia ormai da più di mezzo secolo.

Le buone intenzioni del Vanzina si vedono quando ci si accinge a leggere la trama: signora borghese romana legatissima alle figlie ormai sposate ci tiene a celebrare il rito tutto italico del pranzo domenicale infischiandosene delle varie dinamiche delle famiglie a cui le ragazze ormai appartengono. La vicenda parrebbe ghiotta, quella del pranzo della domenica è una tematica scottante nella mammona Italia dove almeno una famiglia ha affilato i coltelli, almeno una coppia ha rischiato il divorzio, almeno una relazione ha rasentato la subitanea fine, peccato che all’idea non si affianchi un’altrettanto interessante sceneggiatura che invece cade quasi subito e malgrado il valido apporto di più di un interprete per la sua esile e fragile composizione.

I punti deboli della pellicola

un'immagine del film

Il film così dopo un inizio valido si trascina stancamente fino alla conclusione sostenuto da qualche momento più vivace. La Ralli che apparentemente sembrava essere la protagonista della storia scompare presto riducendosi a mera comprimaria se non a nobile apparizione.

Con tempi più televisivi che cinematografici il film è un’accozzaglia di stereotipi: il marito ignorantello ma buono, l’intellettuale di sinistra sempre insoddisfatto, il ricco fedifrago, la moglie nevrotica, strizzando l’occhio come sempre alla politica becera per cercare di attirare così anche un pubblico leggermente più impegnato.

Per dirla col gergo scolastico: il regista ha mostrato il suo impegno ma si ritiene che possa senz’altro fare meglio. Così così.

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