fantasticherie di un passeggiatore solitario

Fantasticherie di un passeggiatore solitario

Arriva nelle sale italiane domani 19 Novembre l’opera prima di Paolo Gaudio, controverso progetto che ha rapito il giovane regista, innanzitutto cinefilo, per quasi cinque anni fino ad un prodotto di 83 minuti, diviso tra live-action e stop-motion, fantastico e fantasioso, outsider dell’ovvio panorama italiano: arriva in sala Fantasticherie di un passeggiatore solitario.

fantasticherie di un passeggiatore solitario

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Fantasticherie di un passeggiatore solitario

Jean Jacques Renou è uno scrittore di fine XIX° secolo che ha intenzione di scrivere un romanzo di formazione che dovrà anche essere un ricettario fantastico; Theo è un giovane laureando in filosofia dei giorni nostri che legge l’opera incompiuta di Renou e decide di voler realizzare una delle ‘fantasticherie’ contenuta all’interno; dentro il romanzo, un bambino è smarrito in un bosco senza tempo.

Trailer del film:

Outsider

E’ chiaro ed esplicito il riferimento di Gaudio all’opera incompiuta di Rousseau, di cui il suo film prende il titolo Fantasticherie di un passeggiatore solitario e il suo protagonista il nome similare, come chiaro è tutto il cinema da cui nasce e si forgia l’estro creativo del cineasta: dal gotico di Tim Burton sino alla ricerca estetica di Guillermo Del Toro, dalla fantasia pungente di Terry Gilliam allo sperimentalismo tecnico del maestro Ray Harryhausen, passando per i cupi racconti di Lovecraft.

È tutto questo l’opera prima di Gaudio, un film che forse non regge gli 83 minuti necessari a definirlo tale, che di certo risente in diversi momenti di un budget ‘contenuto’ poiché fuori da ogni canone della cinematografia italiana contemporanea, ma che ha a cuore la voglia di raccontare di personaggi fuori dall’ordinario, di raccontare un fantastico reale che si dipinge a meraviglia, che decide di spingersi al massimo delle proprie potenzialità non limitandosi unicamente ad una ricerca estetica ma provando a decostruire il fantastico e re-inserirlo in un reale riconoscibile così da spingersi verso le strade di fantasy, anche recenti, che hanno lasciato il segno, come Il labirinto del Fauno (2006, di G. Del Toro).

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Passo a uno

E poi c’è una tecnica di animazione cinematografica sviluppatasi grazie proprio a Harryhausen e rievocata grazie al Nightmare bonario di Burton, che ultimamente una casa di produzione come la Laika (Coraline e la porta magica -2008-, Paranorman -2012-, Boxtrolls -2014-) porta addirittura in corsa agli Oscar e di cui Gaudio richiama una certa estetica artigianale e volutamente non-realistica.

Con l’utilizzo della clay-motion (tecnica di passo a uno con la plastilina, vedi Galline in fuga -2000- o Wallace e Gromit – La maledizione del coniglio mannaro -2005-) coreografata bene anche a contatto con il live action, Gaudio riesce a restituire l’essenza di un cinema lontano, dal nostro paese ma in generale, omaggiando con delicatezza ed una certa dose di ambizione e firmando un lavoro imperfetto quanto discreto, coraggioso quanto eversivo verso la banalità e l’ovvietà di qualsiasi altro tentativo di genere nel nostro paese.

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