BIF&ST: Diario dal festival #1

Si respira proprio l’aria del grande cinema qui a Bari dove il BIF&ST – Bari International Film & TV Festival è già nel pieno del suo svolgimento. Come avevo promesso ed anticipato eccomi qui a raccontarvi i personaggi, i film e i retroscena del festival.

Come avevo raccontato in un precedente articolo sul festival, fulcro centrale dell’evento sono otto grandi artisti, uno per ogni giorno (in realtà 9 perchè ci sono entrambi i fratelli Taviani), protagonisti del panorama cinematografico italiano, che giorno per giorno terranno delle lezioni di cinema e in serata, prima della proiezione di un film in anteprima al Teatro Petruzzelli, riceveranno il Premio Fellini 8½ per l’eccellenza cinematografica.

Sabato 22 gennaio: Domenico Procacci

Partenza con il botto per il primo protagonista, Domenico Procacci, produttore cinematografico e fondatore della Fandango, che prima di tenere la sua lezione di cinema ha ricevuto dal Sindaco di Bari Michele Emiliano le chiavi della città: grande riconoscimento per il produttore, pugliese di nascita.

Il sindaco Emiliano consegna le chiavi a Domenico Procacci

Davvero interessante la sua lezione di cinema nella quale si è spaziato dalla scelta del nome Fandango a quanto la cultura di Procacci abbia influito sulla politica della casa di produzione, sempre molto attenta ai registi emergenti e autori di opere prime. Certo il percorso non è sempre stato in discesa: ci sono stati momenti, come il flop di La bionda di Sergio Rubini (con Nastassja Kinski), in cui Procacci ha avuto paura di non farcela, ma anche momenti di successo come l’uscita de L’ultimo Bacio di Gabriele Muccino.

Si è parlato anche del lavoro del produttore, della ricerca dei fondi, il rapporto con i registi, gli attori e le distribuzioni e anche la polemica sul FUS, il Fondo Statale per lo Spettacolo.

Domenico Procacci

Nel pomeriggio sono invece iniziate le proiezioni dei film in concorso: per i lungometraggi Sorelle Mai di Marco Bellocchio mentre per i documentari La svolta-donne contro l’Ilva di Valentina D’Amico, L’altra rivoluzione. Gorkij e Lenin a Capri di Raffaele Brunetti e Piergiorgio Curzi e Ma che storia… di Gianfranco Pannone.

In serata invece l’attesissima proiezione di  The King’s speech (il discorso del re), il film di Tom Hooper con Colin Firth, Helena Bonham Carter, Geoffrey Rush e Derek Jacobi che ha portato a Colin Firth il premio Golden Globe per il migliore attore.

Domenica 23 gennaio: Giuseppe Tornatore

La giornata di domenica è invece dedicata a Giuseppe Tornatore: è stato molto bello sentir parlare questo regista, noto soprattutto per i film Nuovo Cinema Paradiso e Baarìa, della genesi di uno dei suoi film più belli e meno compresi dal pubblico, Una Pura Formalità, con Gérard Depardieu, Roman Polanski e Sergio Rubini. Ma anche del suo rapporto con Marcello Mastroianni o con Monica Bellucci, Tim Roth e Sergio Castellitto.

Molto interessante anche la sua risposta al perchè la memoria ricorre spesso nei suoi film

Questa domanda me la fanno in molti ed io ho sempre una grande difficoltà a rispondere: se c’è un tema che ricorre sempre forse è perchè chi ne sta parlando non lo capisce bene fino in fondo. La memoria è un tema che mi ha sempre attratto è l’ho raccontato nei miei film da angolazioni diverse. Forse il motivo reale è che lo sento affine all’essenza del cinema stesso.

Giuseppe Tornatore con Enrico Magrelli

La giornata è poi proseguita con la conferenza stampa in cui il regista Marco Bellocchio ha raccontato il suo film Sorelle mai:

Questo film è nato improvvisamente, grazie ad un laboratorio. Tutti gli anni faccio un corso di regia che consiste nell’ideare una piccola storia, sceneggiarla e girarla. Il fatto di non avere grandi mezzi ha reso necessarie determinate scelte: gli attori sono i miei figli, le mie sorelle, i miei amici. Nel corso degli ultimi due anni mi sono accorto che ne poteva nascere un racconto in sei episodi dove i personaggi, ricorrendo, avevano storie che si collegavano. A dare la scansione del tempo è mia figlia che cresce dai 4 anni ai 13 e ne fa una caratteristica di questo film.

Il regista Marco Bellocchio

Nel pomeriggio invece sono proseguite le proiezioni dei lungometraggi (La nostra vita di Daniele Luchetti, La passione di Carlo Mazzacurati e Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati) e dei documentari (Affarin! di Vincenzo Pergolizzi, Dimenticare Tiziano. Girolamo Romanino a Pisogne di Elisabetta Sgarbi e 1960 di Gabriele Salvatores). Al via anche il concorso delle Opere prime con La pecora nera di Ascanio Celestini e 20 sigarette di Aureliano Amadei.

Infine doppio appuntamento con le anteprime del Teatro Petruzzelli: Secretariat di Randall Wallace con Diane Lane e John Malkovich, e L’ultimo Gattopardo-Ritratto di Goffredo Lombardo di Giuseppe Tornatore.

La fotogallery

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