Costa Gavras al BIF&ST 2015: gli sceneggiatori, gli attori ed i film in America

Continuiamo la masterclass che il regista Costa Gavras ha tenuto durante il BIF&ST 2015. Dopo aver parlato dei suoi esordi in Francia e dell’impegno politico e morale dei suoi film oggi parla del lavoro con gli sceneggiatori, con gli attori e dei suoi film in America.

Costa Gavras

Il regista Costa Gavras al BIF&ST 2015

Costa Gavras – il  lavoro con gli sceneggiatori

Il regista Costa Gavras ha lavorato spesso con lo scrittore Jorge Semprùn, ma anche con Franco SolinasJean-Claude Grumberg. Come collabora con i suoi sceneggiatori? La risposta nel video e nella trascrizione di seguito:

Jorge Semprùn

Costa Gavras: Prima di tutto bisogna trovare un accordo con gli sceneggiatori sulla tematica, poi vedere come collaborarci. Per esempio con Jorge Semprùn ci conoscevamo già da prima, dai tempi di Yves Montand. Io sapevo che Jorge era sempre impegnato in tante cose quindi l’unico modo di lavorare con lui era isolarlo. Così quando abbiamo iniziato a lavorare insieme abbiamo trovato la casa di campagna di un amico e abbiamo vissuto insieme per un mese lavorando giorno e notte. Dal libro abbiamo elaborato il copione e abbiamo isolato delle sequenze perché Jorge non aveva ancora familiarità con i copioni quindi prendevamo delle sequenze e le elaboravamo. Credo abbiamo montato il copione di Z – L’orgia del potere in pochissimo tempo forse un mese, un mese e mezzo.

Quando dovevo invece realizzare L’Amerikano, Jorge non era libero, c’era un altro sceneggiatore che mi piaceva molto per la qualità del suo lavoro: Franco Solinas.

Franco Solinas e Jean-Claude Grumberg

Costa Gavras: Per parlare con Franco Solinas sono venuto a Roma e l’ho chiamato sapevo che viveva a Fregene, villaggio di pescatori (lo dice in italiano n.d.r), l’ho incontrato e gli ho spiegato la tematica del film. Era la storia di un consigliere americano: io ne avevo conosciuti diversi quando ero in Grecia e infatti in Italia il titolo del film è L’Amerikano scritto con la k. Abbiamo deciso di recarci in America Latina siamo andati in Cile ed in Uruguay e abbiamo incontrato molte persone, al ritorno siamo passati anche da Cuba abbiamo cercato di raccogliere informazioni su Allende e su un consigliere americano che lavorava per la Cia e anche per delle varie organizzazioni che affermavano di voler aiutare il paese soprattutto collaborando con la polizia.

Poi ho iniziato a lavorare con Franco e anche con lui ho trascorso moltissimo tempo. Ecco perché ho imparato un pochino di italiano perché lui scriveva in italiano e parlavamo francese ma anche italiano. Durante la giornata lui scriveva poi mi sottoponeva ciò che aveva scritto e lavoravamo a strettissimo contatto. Non so se Ettore abbia collaborato con Franco ma Solinas era qualcuno che aveva una visione formidabile del mondo. E’ stato membro del partito comunista italiano però era una persona di grande qualità umana, io lo ricordo come un grande scrittore e sceneggiatore.

Il terzo sceneggiatore con cui ho lavorato è stato Jean-Claude Grumberg che proveniva dal teatro. La situazione è stata diversa perché ci eravamo promessi che avremmo lavorato insieme e abbiamo trovato un soggetto anche se lui era fuori dal mondo del cinema e lavorava in teatro. Io scrivevo delle sequenze, le mettevo insieme ne discutevamo, riscrivevamo poi spettava a lui sviluppare i dialoghi proprio come si fa in teatro.

Poi io apportavo dei tagli e questo lo innervosiva ma io cercavo di spiegargli che l’immagine al cinema sostituisce il dialogo quindi a poco a poco, dopo il secondo film (perché ne abbiamo scritti tre insieme) ha capito come bisognava procedere e alla fine era lui che tagliava.

Ho amato molto collaborare con gli sceneggiatori stabilendo questa relazione quotidiana. In America mi hanno proposto di lavorare con degli sceneggiatori dando loro delle idee e poi accettando il copione che viene proposto ma io non amo questo tipo di lavoro perché io voglio collaborare direttamente come ho fatto in passato, stabilendo un rapporto di stretta amicizia perché questo permette di conoscere l’altro a fondo e di farsi conoscere creando una relazione affettiva profonda che va al di là del rapporto di lavoro.

missing scomparso costa gavras

Missing – Scomparso di Costa Gavras

Il lavoro in America: Missing – Scomparso

Costa Gavras è riuscito a fare ben quattro film negli Stati Uniti. Com’è andato il rapporto con Hollywood?

Costa Gavras: Vagone letto per assassini è stato un buon successo di pubblico e critica e mi colpì che il New York Times gli aveva dedicato quasi una mezza pagina. Molti produttori, tra cui anche uno di James Bond, mi hanno contattato per fare un film. Quello che ho chiesto come requisito è stata la condizione umana, quella del libro di Malraux.

Un giorno un produttore americano mi ha inviato una sceneggiatura e un libro su un giovane americano andato in Cile durante il periodo di Allende che, innamorato della sua politica, aveva deciso di rimanere per girare dei piccoli video e poi era stato arrestato e condannato a morte. Io ho trovato il libro molto interessante, mi era stato anche sottoposto un copione che era però troppo americano.

Invece ho apprezzato le ultime 80 pagine del libro che parlavano del padre di questo americano che si reca in Cile per cercare il figlio scomparso. Il produttore mi ha invitato a New York e gli ho spiegato il mio punto di vista. Mi hanno chiesto di firmare un contratto e io gli ho risposto che se avessero accettato una mia sceneggiatura avrei firmato. E così è andata: ho lavorato però con uno sceneggiatore americano perché avevo bisogno dei dialoghi americani. Ecco come ho realizzato Missing – Scomparso, la mia esperienza americana, che ha ricevuto molti premi e mi ha aperto le porte di Hollywood.

Ho visto che c’erano molti attori che potevano essere perfettamente utilizzati per i miei film. Prima di girare mi è stato chiesto di firmare un contratto con la Universal e io ho accettato soltanto alla condizione che la postproduzione fosse fatta a Parigi e che anche una parte del personale fosse francese. Io ho sempre imposto questa condizione perché John Landis un giorno mi ha raccontato che nei weekend le persone delle Major vanno a vedere il montaggio e lo cambiano. Invece a Parigi nessuno poteva interferire. Ho sempre accettato di fare film americani a condizione che il casting e la postproduzione avvenisse a Parigi.

Altra condizione per i film americani è quella di vedere in anteprima tutto il materiale disponibile, per esempio tutti i macchinari. Io che faccio dei film in modo francese non posso cambiare stile e quindi questa è la mia condizione: fare una sorta di ricognizione prima del film.

Costa Gavras

Il regista Costa Gavras al BIF&ST 2015

Il rapporto con gli attori

Qual è il rapporto di Costa Gavras con gli attori? C’è differenza tra gli attori americani e quelli francesi?

Costa Gavras: In Francia diciamo sempre ‘ah gli americani hanno degli ottimi attori’, quando sono andato in America mi dicevano ‘ah in Francia ci sono attori straordinari e anche ruoli straordinari’. Io parto da un principio: l’attore è il collaboratore principale di un regista perché è colui che porta la storia al pubblico ed è colui che grazie al suo talento, alla sua comprensione, alla stretta relazione con il regista, interpreta il ruolo perché possa essere trasmesso al meglio al pubblico. Quindi non contano solo la forma e lo stile, sicuramente sono importanti ma discendono dalla storia.

Io sono sempre stato molto vicino agli attori, ho sempre cercato di conoscerli ancor prima di incontrarli, mi informavo su di loro, sui loro film, poi li incontravo di persona discutevo con ogni singolo attore del ruolo, del personaggio per studiare la reazione. Credo che sia importante che ci sia vicinanza con l’attore perché con lui si passa molto tempo ed è importante avere una sorta di ammirazione e soprattutto di conoscenza. Poi io amo molto spiegare il ruolo che devono interpretare, conoscere l’opinione mentre non mi piace fare un lavoro preparatorio, piuttosto mi concentro sull’approfondimento del personaggio e il ruolo.

Poi quando iniziamo le riprese chiedo all’attore anche di proporre eventuali suggerimenti. Spiego come vedo il personaggio poi cerchiamo di trovare una soluzione, un compromesso. La condizione è che gli attori accettino che spetta al regista dire l’ultima parola perché il regista conosce l’insieme dell’opera, l’insieme dei personaggi e dei ruoli. Naturalmente gli attori tendono, ed è normale, a vedere il loro personaggio all’interno del film e talvolta abbiamo avuto delle controversie. Per esempio ad Yves Montand ho sempre detto di non insistere perché poi si farà come dico io ed è così che avveniva nel montaggio. In genere ho sempre seguito gli attori da vicino perché per me piuttosto che il responsabile della scenografia o della fotografia è l’attore la persona più vicina al regista.

Il responsabile della fotografia, un po’ come il compositore, è un ruolo piuttosto complesso sia che si tratti di un film in bianco e nero o a colori. Io discuto con lui di luci, ombre, di effetti particolari sia che si tratti di sequenze fotografiche sia dell’insieme del film e credo che questo sia il metodo da seguire. Così accade anche con i compositori musicali. Sapete che per quanto riguarda la musica io talvolta chiedo di ascoltare insieme dei brani per vedere se sono brani adatti al film sempre che la musica sia necessaria al film: per esempio ne La confessione non c’è musica.

amen costa gavras

Amen di Costa Gavras

Amen

I film di Costa Gavras suscitano spesso delle controversie a livello nazionale e mondiale. Il cinema italiano ha spesso denunciato la politica ed i grossi problemi di corruzione, in tutti gli ambiti. Ma c’è un argomento tabù ed è la Chiesa. Ci sono pochissimi film che attaccano il comportamento della Chiesa mentre nel film Amen è messo in dubbio l’atteggiamento di Pio XII, il suo silenzio colpevole rispetto alla carneficina degli ebrei.

Costa Gavras: La critica che mi è stata mossa è che il mio film era contro la Chiesa ma il mio non era un attacco. Oggi si moltiplicano le barzellette sul Papa ma all’epoca il capo spirituale per eccellenza del mondo cattolico non aveva reagito e ciò non aveva nulla a che fare con la religione o con la Chiesa ma con un uomo, il pontefice dell’epoca e con il suo entourage. Nel mio film avevamo due personaggi, un ufficiale delle SS e un prete, un gesuita, degli uomini umili che reagiscono di fronte alla Shoà mentre il capo spirituale della chiesa resta inerme e questa è una domanda che resta sempre aperta. Io non amo molto la parola denuncia, però per me il cinema è piuttosto dimostrazione di immagine, racconto di storie, è questo ciò che mi interessa. Pio XII sicuramente rimane un grande punto interrogativo, perché questo suo silenzio? Pio XII era al corrente di tutti gli eventi e gli storici lo sanno bene ma perché ha taciuto? Io non ho una risposta a questo interrogativo e neanche il film la fornisce.

Termina qui la terza parte della lezione di cinema dedicata a Costa Gavras. COntinua a leggere la quarta ed ultima parte.

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