Sanctuary- Lui fa il gioco, lei le regole – Il nuovo disturbante film con Margaret Qualley

Sanctuary- Lui fa il gioco, lei le regole è un film del 2022 diretto da Zachary Wigon di genere drammatico thriller disturbante, con protagonisti Margaret Qualley e Christopher Abbott. La pellicola uscirà solo in sala a partire dal 25 maggio 2023 distribuito da I Wonder Pictures.

Il film è stato presentato nella sezione Progressive cinema durante la 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Sanctuary
Sanctuary-Lui fa il gioco, lei le regole

Sanctuary – Lui fa il gioco, lei le regole

Nella stanza di un albergo avvengono degli incontri tra quest’uomo in carriera di nome Hal (Christopher Abbott) e questa giovane avvocatessa, con cui inizialmente dibatte sulla gestione della sua attività. Successivamente la donna di nome Rebecca (Margaret Qualley) si scopre essere una dominatrice aggressiva e possessiva pagata da Hal per soddisfare le sue più recondite perversioni.

In questo film vediamo quella che Hal vorrebbe fosse l’ultima seduta di questo gioco malato, ma Rebecca la pensa in modo diverso e farà di tutto per tenere Hal per se.

Il trailer del film

Un film tanto affascinante quanto disturbante

Zachary Wigon è un giovane critico americano, che però appassionato di regia ha deciso di addentrarsi e sperimentare anche sul campo. Sanctuary è il suo terzo lungometraggio e arriva a distanza di 8 anni da quello precedente (La Macchina del Cuore, 2014). Per tornare dietro la macchina da presa sceglie di affidarsi al disturbante ma affascinante soggetto scritto da Michal Bloomberg.

Si perché disturbante ed affascinante sono gli aggettivi perfetti per definire questo film, è un viaggio nella mente dei protagonisti che esplora tutta la loro gamma emotiva attraverso il dramma, la perversione e l’erotismo, lasciando poi sul finale libera interpretazione allo spettatore.

La colonna portante di questo film è Margaret Qualley, la giovane attrice conosciuta da molti in “C’era una volta… ad Hollywood” (2019) di Quentin Tarantino qui sboccia definitivamente. Con questa interpretazione maliziosa, provocante ma al contempo carica di dramma conquista immediatamente lo spettatore trascinandolo in questo mondo di giochi perversi. Una protagonista ben sfaccettata forte, una dominatrice a tutti gli effetti.

Come contraltare troviamo il personaggio di Christopher Abbott, già visto in First Man (2018) di Damien Chazelle, che per forza di cose ruba meno la scena, ma è giusto così perché il film ci vuole far capire che lei è la dominatrice lui il sottomesso. E questo perverso gioco del regista viene perfettamente retto dalle interpretazioni dei protagonisti, lui è grandioso riesce a portare su schermo in maniera ineccepibile questo personaggio inetto che vorrebbe emanciparsi ma che rimarrà sempre un ometto insulso e viscido.

Margaret Qualley e Cristopher Abbott in una scena del film

Perché vedere Sanctuary

Il film ha la struttura di un dramma della Grecia classica, con donne forti e uomini inetti. Interessante anche la trasformazione dei due protagonisti all’interno della camera. Lei da brava ragazza timida all’apparenza diventa un diavolo sensuale e tentatore, lui da ricco e potente uomo d’affari diventa uno smidollato dipendente dalla dominazione. Ciò fa capire quante maschere si indossano all’interno della nostra società.

La sceneggiatura di Michal Bloomberg è un’altro punto cardine della pellicola, essendo un film con soli due personaggi i dialoghi risultano fondamentali per non annoiare lo spettatore, e qui sono perfetti. Carichi di quella tensione erotica inizialmente, tensione che poi man mano con l’avanzare del film passa da erotica a drammatica attraverso, oltre che alla bravura degli attori, a dei dialoghi a tratti geniali.

Zachary Wigon dietro la macchina da presa se la cava bene, film del genere non sono mai facili da girare dato che bisogna riuscire a creare dinamicità e movimento solo dalle inquadrature essendo tutto in una stanza. E in questo riesce bene, fa percepire la claustrofobia asfissiante data da quello che succede in questa stanza d’albergo alternando il tutto ad inquadrature con movimenti di macchina rapidi su assi orizzontali e verticali che danno respiro creando al contempo una strana sensazione di vertigini.

Un plauso anche alla scenografia curata nei minimi dettagli, è un santuario con questi colori caldi che diventa tempio di dramma e perversioni. Scenografia che funziona anche grazie all‘ottima fotografia dell’italiana Ludovica Isidori che sceglie delle perfette palette cromatiche accese e saturate privilegiando il colore rosso della passione e dell’eros.

Sanctuary in definitiva è un’esperienza tra il sensuale e il dramma, un thriller psicologico affascinante e disturbante.

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