Esce il 27 aprile Quando Hitler rubò il coniglio rosa, dal romanzo di Judith Kerr, un film che spiega come i bambini imparino ad affrontare il Male.
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, dal romanzo di Judith Kerr al film
Il film ha un titolo ad effetto che nella sua apparente poetica denuncia la perdita dell’innocenza.
La protagonista del film e del libro, Anna, è una bambina di nove anni che vive a Berlino con i genitori, una governante e Max, il fratello più grande. È il 1933 e Hitler sta per salire al potere. Persino i bambini a Carnevale si travestono da camicie brune e imitano i sostenitori del partito nazista.
Il padre di Anna è uno scrittore di origine ebraica e deciso oppositore di Hitler. Quando si viene a sapere che potrebbero bloccare il passaporto, l’uomo fugge a Praga.
Moglie e figli lo raggiungono in Svizzera ma per pianificare la fuga devono scegliere cosa portare con loro. L’amato vecchio coniglio rosa di pelouche di Anna finisce in una valigia che poi verrà requisita , assieme agli altri beni della famiglia della bambina.
Il coniglio di Anna è il simbolo di una infanzia rubata perché la bambina, forte e coraggiosa, pur affrontando con la spensieratezza dei suoi anni il continuo sradicamento da casa ed affetti, impara a rinunciare e consapevolmente, vede in quel coniglio perduto la indiretta violenza di Hitler, che ha costretto alla fuga lei e la sua famiglia.
Il trailer del film
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, dal film all’attualità
Nel film Hannah Arendt, ispirato a un episodio della vita della filosofa e pensatrice tedesca, si approfondisce il concetto di “banalità del male” , tema caro alla filosofa.
Anna, la piccola protagonista è una vittima di questa banalità. Costretta a lasciare la sua casa, i suoi agi e persino l’amato e logoro coniglio rosa per cambiare vita, la bambina nel giro di due anni si sposta tra Germania, Svizzera, Francia per poi stabilirsi definitivamente in Inghilterra.
Il film, è stato girato nel 2019 e, tratto dal romanzo semi autobiografico di Judith Kerr, è ambientato tra il 1933 e il 1935 quando Hitler prese il potere in Germania.
A dimostrazione di quanto la banalità del male sia come una infestante ortica, il film e il romanzo sono di incredibile attualità.
Troppi bambini hanno lasciato la loro patria in fuga da regimi o da guerre. Il Continente Europeo accoglie profughi da ogni parte del mondo da anni e ultimamente si trova a fronteggiare un conflitto alle porte tra due nazioni un tempo sorelle.
Dal film all’attualità il passo è breve. Appuntamento al cinema dunque.
Ottimo ed inconsueto il riferimento al concetto “filosofico” della “banalità del male” sul quale noi tutti dovremmo riflettere anche nella nostra vita quotidiana e quindi individualmente. A livello globale, corsi e ricorsi storici ci pongono di fronte a situazioni che rimandano al tragico passato più o meno recente per le forti analogie e per la innata tendenza alla “conquista” che anima alcuni deleteri personaggi della storia umana.
Bella ed illuminante recensione.
Grazie per l’approfondito commento