Dopo l’ottima risposta di pubblico ma soprattutto di riconoscimenti (Orso D’Oro a Berlino, quasi in dirittura da nomination all’Oscar) di Cesare deve morire, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani tornano sul grande schermo con una rivisitazione del Decamerone di Giovanni Boccaccio, secondo il loro personalissimo punto di vista nel narrare di un’Italia (di ieri e di oggi) afflitta da una peste (allora la malattia, oggi la perdita d’identità nazionale e di valori in generale), confezionato con un cast di all-star. Dal 26 Febbraio, in circa 100 copie, verrà distribuito Maraviglioso Boccaccio.
Trama
Maraviglioso Boccaccio riprende la struttura narrativa del Decameron di Boccaccio: un gruppo formato da sette giovani donne e tre giovani uomini si allontanano da una Firenze del 1300 in preda della Peste e decide, per passare le giornate in un casale di campagna lontano dalla città, di raccontarsi a turno delle novelle. Cinque, in totale, ne saranno narrate.
Trailer ‘Maraviglioso Boccaccio’:
I Taviani rileggono Boccaccio
Ogni periodo storico s’interfaccia ad un’epidemia. E non necessariamente si parla di epidemia nel senso stretto del termine come poteva essere stata quella narrata nel Decameron di Boccaccio.
Anche la nostra epoca è intrisa di un’epidemia che ci porta a perdere i valori della società, la perdita di un’identità comune, per cui l’unica cosa da fare è tornare alle origini, alla fantasia, all’immaginario ed è così che un gruppo di giovani facenti parte della generazione futura scappa da una città, ed una società, in via di estinzione per autodistruzione e, in un ambiente neutrale e bucolico, ‘ricomincia’ da zero partendo proprio dal racconto, dalla rievocazione, dall’immaginazione e la pura fantasia per porre le basi per il futuro.
E le storie narrate ricercano l’essenza più pura, le pulsioni più profonde, dell’animo umano: gelosia, avarizia, fondamentalmente amore.
Tante facce, pochi volti
Il problema e la forza di Maraviglioso Boccaccio, oltre la fotografia, la messa in scena e i costumi, persino l’impianto cromatico deciso dalla regia, sono gli attori. I Taviani scelgono un gruppo di semi sconosciuti per la parte dei novellatori (da cui spiccano i soli volti conosciuti di Miriam Dalmazio e Eugenia Costantini) e di attori conosciuti per le novelle (Da Paola Cortellesi a Lello Arena, da Carolina Crescentini a Vittoria Puccini, da Kim Rossi Stuart a Josafat Vagni, da Riccardo Scamarcio a Flavio Parenti, da Michele Riondino a Kasia Smutniak, da Jasmine Trinca al piccolo Niccolò Calvagna).
Così facendo, però, oltre ad allungare eccessivamente il brodo (il film dura circa due ore ma sarebbe potuto durare molto meno, sciogliendo in un tempo minore gli intermezzi dei novellatori), il pubblico viene portato a ridere o seguire le vicende più per vedere in che ruolo quell’attore si trova in quella vicenda più che per comprendere il contesto generale e profondo dell’intento dei registi, risultando quindi più stratificato di una prima, e unica, visione.
A tratti sembra quasi di vedere un prodotto che sarebbe risultato perfetto per due prime serate su Rai Uno, anche per alcune scelte di cast, l’opera può trovare un certo interesse nelle premesse di unire un testo del Boccaccio alla visionarietà di due veterani del cinema come i fratelli Taviani. I risultati, purtroppo, rendono Maraviglioso Boccaccio appena sufficiente ma nulla di più.