Babygirl – L’opera della coppa Volpi a Nicole Kidman

Babygirl è un film di genere thriller erotico del 2024 scritto, diretto e prodotto da Halina Reijn con protagonista Nicole Kidman. La pellicola uscirà solo in sala a partire dal 30 gennaio distribuita da Eagle Pictures.

Il film è stato presentato in concorso all’81 esima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove Nicole Kidman ha vinto la Coppa Volpi come miglior attrice.

babygirl

Babygirl

Romy (Nicole Kidman) è l’amministratrice delegata di una grande azienda, molto ricca e con alle spalle una bella famiglia. La sua vita verrà sconvolta dall’inizio di una relazione clandestina con un suo stagista (Harris Dickson) che metterà a repentaglio carriera e matrimonio.

Il trailer del film

Una pellicola che vuole provocare ma non provoca

Halina Rejin approda alla Mostra del cinema di Venezia per la prima volta presentando in concorso un film che sin dal trailer, e successivamente dalle prime scene, manifesta il suo intento provocante interrogandosi costantemente, in parallelo alla protagonista, su quando il sesso e il piacere smettano di essere importanti per la nostra esistenza e sulla libertà di una donna da quel punto di vista.

Queste le premesse dell’opera, molto interessanti e provocatorie, come interessanti e provocatorie sono le sequenze iniziali del film che mostrano come da un insoddisfazione unilaterale all’interno del matrimonio scaturiscano piccoli gesti meccanici di cui solitamente si ha vergogna nonostante non si dovrebbe, come suggerisce la messa in scena della sequenza che apre la pellicola.

Anche i fotogrammi che vedono la nostra protagonista in questo sterile ambiente di lavoro, che le permette una vita agiata ma priva di stimoli esattamente come il suo matrimonio rappresentano buoni spunti. Peccato che tutto finisca quando dovrebbe iniziare, con l’incontro con il giovane stagista.

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Babygirl – cosa ci piace e cosa no

Qui tutte le ottime premesse della regista vengono meno, crolla il castello di carte, viene meno l’intento di sdoganare il piacere sessuale femminile e diventa una rappresentazione del più stereotipato rapporto volto al compiacersi a vicenda tramite piccole perversioni di dominazione e dominanza.

Gli sguardi tra Romy e Samuel sono privi di tensione erotica, il pathos è totalmente assente e le scene che dovrebbero essere provocanti non lo sono mai, come tutto il film. Tra i due c’è questo continuo e fastidioso rimpallarsi con delle incursioni inserite maldestramente della famiglia di lei che culminano in un finale ridicolo.

L’interpretazione di Nicole Kidman, premiata molto generosamente con la Coppa Volpi, va di pari passi con il film. Inizialmente ammaliante e ambiguamente provocante poi fastidiosa sempre con la stessa espressione e incapace di far provare qualsivoglia tipo di emozione allo spettatore.

La regista getta alle ortiche l’occasione di rappresentare un reale ribaltamento dei ruoli, una sottomissione non solo nel senso classico ma che andasse più nel profondo, un sesso che i giovani (come dice lo stesso protagonista maschile) vuole comprendere meglio nella sua sporcizzia più profonda. E invece no, scene patinate da film romantico (eccetto per una) e rapporto visto e rivisto in mille opere del genere. Quello che ne esce non è altro che una versione più autoriale, vista la buona regia a tratti e l’idea di base, di “50 sfumature di grigio”.

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