Film sicuramente bello, ben curato, ma che mira poco al cuore falsando quindi le direttive del maestro Dickens, tuttavia assolutamente da vedere anche al di fuori delle festività di fine anno.
Robert Zemeckis “colpito” dallo spirito natalizio di Dickens
di Francesca Barile
Charles Dickens con il suo racconto “A Christmas Carol” ( Canto di Natale in italiano) si è guadagnato a pieno titolo la fama dello scrittore “natalizio”.
Storia a fini moralistici (lo scrittore di epoca vittoriana aveva il compito di “educare” i suoi lettori), “A Christmas Carol” parla dei vizi e della ricerca del bene partendo dal personaggio di Ebenezer Scrooge, l’avaro per eccellenza ( il suo nome ha ispirato Disney tanto da dare al nostro zio Paperone il nome di “uncle Scrooge”).
Oggetto di innumerevoli trasposizioni cinematografiche fin dagli albori della storia del cinema il racconto dickensiano ha colpito l’immaginazione di Robert Zemeckis (il regista di “Ritorno al futuro” , un tempo collaboratore di Steven Spielberg) per lo sviluppo temporale della vicenda.
Bel film, che si prende però troppe licenze…
Fedele alla vicenda, Zemeckis si è preso delle licenze nelle varie visite che Scrooge riceve da parte dei tre spiriti del Natale (il Natale passato, il Natale presente e il Natale futuro) sfruttando in toto le potenzialità della computer graphic e facendo fare a Scrooge una serie di voli vertiginosi (in uno finisce accanto alla luna, omaggio a una celeberrima scena di “E.T”).
La tecnica adottata da Zemeckis è la performance capture tridimensionale molto diffusa negli ultimi anni. Di sicuro le varie scene acrobatiche di cui il film è pieno avranno attratto l’attenzione dei bambini e anche di molti adulti affascinati dalle innovazioni tecnologiche, peccato però che svuotino la pellicola di quella dolente umanità che invece propugnava l’autore del racconto.
Scopo di Dickens era quello di mostrare al lettore le brutture dell’animo umano, di invitarli a comprendere la vera essenza del Natale (di fatto sembra che sia stato lui il primo a parlare della celebrazione della festa del venticinque dicembre), mentre Zemeckis pur nella sua assoluta fedeltà ai vari punti della storia dell’avaro Scrooge e degli altri comprimari ci regala una pirotecnica sequenza di effetti speciali in salsa gotica (il racconto dickensiano per il suo indulgere in spiriti e fantasmi si rifà ampiamente al genere del romanzo gotico e alla tradizione celtica).
lo rivedrei 10 volte,mi ha fatto riscoprire l’autore e il regista