Dopo l’esordio con I primi della lista, Roan Johnson torna al cinema con Fino a qui tutto bene, vincitore del Premio del Pubblico BNL – Cinema Italia al Festival Internazionale del Film di Roma. Una commedia incentrata sul periodo che fa da spartiacque nella vita dei giovani, tra gli anni goliardici dell’ università e il malinconico avanzare verso le responsabilità dell’età adulta.
Fino a qui tutto bene
di Teresa Schiera @Percorsi Up Arte
Cinque ragazzi (Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bertolini) che hanno convissuto nella stessa casa durante il periodo universitario, si ritrovano a vivere il loro ultimo week-end insieme, prima che scada il contratto d’affitto. Per loro è giunto il momento di separarsi, di tornare a casa, di partire per un lavoro all’estero o vivere una gravidanza, non senza però aver mangiato l’ennesimo piatto di pasta “col nulla” e aver smaltito un’ ultima sbornia.
Cinema di qualità a basso costo
Il regista Roan Johnson, insieme alla compagna e sceneggiatrice Ottavia Madeddu, è riuscito pienamente nell’intento di riportare sul grande schermo la malinconica separazione di cinque giovani che hanno condiviso le loro esperienze “nella gioia e nel dolore”.
L’idea del film è nata durante le fasi di produzione di un documentario girato presso l’università di Pisa. Fino a qui tutto bene è in effetti una rielaborazione degli aneddoti raccontati dai giovani universitari. Investendoli della caratteristica ironia toscana, il regista e il cast, hanno costruito un film incentrato sulla difficoltà che incontrano i ragazzi nell’approcciare il mondo del lavoro.
Nonostante la crisi sia il filo conduttore della narrazione, i protagonisti non vengono raccontati, come al solito con toni rassegnati e passivi, anzi possiedono un atteggiamento di sfida nei confronti della vita.
Lo stesso atteggiamento ha mantenuto il regista per realizzare il film: con determinazione e caparbietà ha costituito un team grazie al quale molte spese sono state abbattute grazie ad una generosa collaborazione: autori e attori hanno persino alloggiato nella stessa casa in cui avvenivano le riprese. Pur non essendoci di base alcuna pretesa tecnica, le sequenze risultano semplici ma mai scontate, le inquadrature sempre curate dai tetti delle case ai campi di girasoli, fino alla distesa del mare.
I luoghi diventano chiave d’interpretazione del film. Come afferma lo stesso regista durante la conferenza stampa del 5 marzo scorso avvenuta al Multisala Barberini, “oggi c’è una consapevolezza della crisi e della paura del futuro ma più di ogni altra cosa c’è la determinazione di puntare più in alto, di seguire ciò che si ama. Nonostante tutte le difficoltà, i giovani continuano a remare con l’entusiasmo di chi crede che qualcosa di grande possa essere realizzato“.
Con una produzione low-budget e la volontà di girare in una sola estate, Roan Johnson ha remato con determinazione e ha toccato la terra ferma. Fino a qui tutto bene è un chiaro esempio di come si possa fare cinema di qualità anche a basso costo, abbattendo la crisi e puntando in alto.