Lo scorso 26 gennaio è iniziata la ventesima edizione del Sudestival. Ad inaugurare il festival il regista Pupi Avati cui è stata dedicata una mostra e l’attore Valerio Mastandrea di cui è stato proiettato Ride, il suo esordio da regista e che ci ha concesso un’intervista esclusiva.
Intervista a Valerio Mastandrea
Ciao Valerio, benvenuto su cinemio. Ride è il tuo primo film da regista, tue soggetto e sceneggiatura insieme ad Enrico Audenino. Come sei arrivato a questa storia, cosa ti ha fatto scattare l’idea?
Valerio Mastandrea: Era un’idea che avevo da tantissimi anni, di raccontare una donna che perde il compagno in un incidente in fabbrica e travolta dall’attenzione che subisce da parte di persone istituzioni contesti vari sta bene e non riesce a soffrire, come se quell’attenzione sancita dal contesto in cui questa morte è avvenuta le avesse tolto il diritto a stare male, come se il suo dolore da privato venisse scippato da altri che lo fanno diventare un dolore pubblico.
Possiamo parlare del sentimento del dolore al tempo dell’esposizione mediatica
Valerio Mastandrea: Si anche ma tutti i sentimenti, io sono il primo che dice che oggi è molto complesso fare i conti con le proprie emozioni, anzi soprattutto fare i conti con le proprie emozioni, anche quelle della gioia, del dolore immediato perché ci sono dei riferimenti e degli input che ti dà la società che ti impediscono di essere libero di viverseli. Per dirti su instagram la gente ti scaglia addosso la sua felicità e se tu non sei felice magari ti senti in colpa di non esserlo come loro senza chiederti poi se loro lo sono veramente. Quello che si fa per la gioia e per la felicità si può fare anche per il dolore.
Sembra anche quasi una guerra a tutto ciò che, televisione per prima, vuole entrare nella vita privata della gente, come un amico di famiglia cercando di rubarti quel senso di intimo, di privato che vorresti tenere per te.
Valerio Mastandrea: Esatto
Chiara Martegiani è la tua compagna nella vita. Visto che sei tu l’ideatore del film, hai pensato a lei sin dall’inizio? Avete discusso insieme?
Valerio Mastandrea: No in realtà è venuta a me ad un certo punto, l’ho utilizzata per fare i provini agli altri attori e mentre lei interpretava Carolina per dare le battute o per creare delle scene con gli altri attori mi sono convinto che lei lo potesse fare. E’ stata una scelta ponderata.
Il suo personaggio cerca di nascondere i propri sentimenti, il proprio dolore, di non mostrarlo in pubblico è un po’ il tuo modo di fare in molti film. Molti tuoi personaggi nei film sono così, sembra quasi che tu abbia riversato in lei il tuo modo di recitare
Valerio Mastandrea: Beh, proprio il mio modo non potevo non è giusto, sicuramente gliel’ho chiesto tra le righe non direttamente però quello che volevo dal personaggio del film era sicuramente l’immediatezza e la naturalezza con cui ho affrontato molti personaggi io, quello si. Ma credo che uno giri i film per come vivi. C’è una metafora calcistica che dice, si gioca a calcio come si vive e credo che si giri un film anche come si vive quindi questo film rappresenta quello che io o conosco del mestiere dell’attore, quello che voglio vedere da spettatore, tante cose.
Una battuta sulla vita privata e lavorativa: nei due mesi di riprese vi portavate il lavoro a casa?
Valerio Mastandrea: Guarda sai che non mi ricordo? Mi ricordo la prima notte prima delle riprese in cui io non ho dormito perché ero un po’ agitato e saltavo nel letto come un matto e una sera che lei aveva un problema con la scena del giorno dopo e ne abbiamo parlato però non mi sembra di ricordare che tornavamo a casa e dicevamo, bella la scena sei stata brava o lei non ho capito questo…no non mi sembra. Quindi o l’ho rimosso o non è accaduto.
Spesso molti attori che passano dietro la macchina da presa si ritagliano un piccolo ruolo nel film tu no
Valerio Mastandrea: Si no guarda questo film parlava troppo di me, tanto di me che non servivo, ogni personaggio aveva un ingrediente che io conoscevo bene. Non servivo. A parte che non c’era neanche il ruolo mi sono sentito di non esagerare. Andavo a fare un lavoro che non conoscevo non sapevo cosa sarebbe successo.
Com’è andata?
Valerio Mastandrea: Molto bene, una magnifica ossessione.
Quindi ti aspettiamo per il secondo?
Valerio Mastandrea: Beh è come i figli se c’è l’amore viene anche un secondo figlio, se c’è l’idea viene anche un secondo film.
L’ultima domanda: è vero il titolo, il tema, è venuto fuori sul set di non essere cattivo di claudio caligari?
Valerio Mastandrea: Diciamo che quel film mi ha dato forse il coraggio di pensare di fare uno anch’io quindi di riprendere questa storia di lavorarci, quell’esperienza di non essere cattivo mi ha dato coraggio ecco.
Ringrazio di cuore l’attore e regista Valerio Mastandrea per la sua disponibilità nell’intervista.
@Foto Credits Sudestival.org