#RomaFF12 – Insyriated di Philippe Van Leeuw

#RomaFF12 – Presentato ieri alla 12esima Festa del Cinema di Roma il film Insyriated di Philippe Van Leeuw, regista belga giunto al suo secondo lungometraggio, già presentato all’ultima Mostra del Cinema di Berlino.

Insyriated

Insyriated dimostra tutta la maturità che può fare di un ottimo copione un altrettanto ottimo film: Van Leeuw (che nasce come direttore della fotografia) si muove con fermezza e senza mai annoiare dentro gli 85 minuti che attraversiamo all’interno delle mura di una casa come tante in Siria. Il regista apre il film con delle immagini dell’esterno, incorniciate dai bordi della finestra attraverso il quale uno dei personaggi osserva.

Quello del voyeurismo sarà un elemento importante all’interno della pellicola almeno tanto quanto il raccontare gli orrori della guerra senza però mai inquadrarla ma osservandola (esattamente come si osserva l’esterno distante e vuoto) attraverso gli occhi, la mente e il cuore, dei personaggi che la vivono.

Insyriated

Insyriated

Personaggi che si portano avanti un giorno dopo l’altro ma che hanno perso la vera ragione del vivere ma non hanno la forza, il coraggio o la consapevolezza, di ammetterlo ad alta voce. Per questo la loro è una ricerca continua che li riporta a concentrarsi sulle piccole cose quotidiane o sulla speranza del domani.

Insyriated – Il trailer

Tra tutti, la bravissima Hiam Abbass, qui madre di famiglia e proprietaria di una casa che non vuole lasciare malgrado tutto e tutti, incarna perfettamente quanto il copione ci suggerisce. Lodevole anche l’interpretazione di Diamand Bou Abboud (vista recentemente anche ne L’insulto all’ultimo Festival del Cinema di Venezia).

Philippe Van Leeuw con Insyriated (“reclusi in Siria”) prosegue attento e devoto il racconto di una Siria martoriata nell’anima e nell’identità dentro questo racconto falsamente solo ‘da camera’, dentro 24 ore nella vita di questi corpi via via sempre più vuoti, alla ricerca di un perché a tutto che probabilmente non troveranno mai.

La cosa che più risplende di questo film è la verità pura dell’animo umano che riesce a portare fuori vivendo di silenzi e primi piani, di sguardi e chiaroscuri, in una danza macabra che non tocca mai i toni dell’orrore che banalmente la storia potrebbe suggerire, portando la loro psicologia direttamente allo spettatore, scuotendolo dentro, imprigionandolo con i personaggi in questa cruda realtà.

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