Happy Holidays un film di Scandar Copti (Iskandar Qubti). Una trama famigliare che diventa specchio sociale. Dal 3 luglio nelle nostre sale.
Di Antea Cukon
Happy Holidays – Un film sulle dinamiche familiari
Happy Holidays (titolo originale arabo Yinʿād ‘alēkom), diretto da Scandar Copti, è un film che sorprende per la sua capacità di fondere dinamiche familiari intime con una riflessione più ampia sulla società israeliano-palestinese contemporanea. Ambientato nella città di Haifa, la storia ruota attorno a una famiglia palestinese che si riunisce durante una serie di festività israeliane – un momento di apparente pausa che diventa, in realtà, occasione per l’esplosione di conflitti e segreti nascosti.
La famiglia protagonista è composta da una madre autoritaria, un padre apparentemente remissivo ma pragmatico, e tre figli adulti: ognuno alle prese con scelte difficili, tra identità, amore, religione e aspettative sociali. L’equilibrio familiare viene sconvolto da due eventi: un incidente automobilistico che coinvolge la figlia più giovane e una gravidanza inaspettata nella relazione tra il figlio e la sua fidanzata ebrea. Da questi elementi parte una catena di rivelazioni che mette a nudo le tensioni interne della famiglia e il loro riflesso nel contesto politico e culturale più ampio.
Il trailer
Famiglie palestinesi e israeliane a confronto
Uno dei punti di forza del film Happy Holidays è l’impressione di autenticità che riesce a trasmettere. Copti lavora con attori non professionisti, molti dei quali interpretano ruoli vicini alla loro esperienza reale. Questo approccio conferisce al film un tono documentaristico, quasi voyeuristico, dove la cinepresa sembra entrare con naturalezza nella quotidianità dei personaggi. I dialoghi non sono mai artificiosi e le interazioni sembrano davvero vissute, spontanee, a volte persino scomode da osservare.
Il regista Scandar Copti costruisce un racconto corale, dove ogni personaggio ha uno spazio significativo e contribuisce a delineare il mosaico di tensioni familiari e culturali. Si percepisce un forte senso di oppressione sociale, soprattutto sulle donne: la madre vive schiacciata tra il ruolo tradizionale e le responsabilità familiari; la figlia maggiore cerca di affermare la propria indipendenza; la fidanzata ebrea del figlio è a sua volta intrappolata tra una gravidanza inattesa e un ambiente ostile. Il tema dell’identità – etnica, religiosa, di genere – attraversa l’intero film e costituisce la sua spina dorsale.
Happy Holidays – La regia
Dal punto di vista visivo, la regia è sobria ma attenta. Copti predilige inquadrature strette, ambienti chiusi, quasi claustrofobici, che sottolineano la pressione emotiva dei personaggi. Il montaggio è frammentato ma mai confuso: alterna momenti di tensione silenziosa ad esplosioni verbali, rendendo il ritmo coinvolgente pur nella lentezza generale della narrazione.
Happy Holidays non è un film rassicurante. Non offre soluzioni, né indulgenza. Lascia lo spettatore con molte domande e una certa amarezza, ma anche con la sensazione di aver assistito a qualcosa di autentico e necessario. È un’opera che denuncia con lucidità le contraddizioni di una società in cui la convivenza tra culture, generazioni e desideri personali è ancora piena di frizioni e barriere. Un film da vedere per riflettere, più che per evadere.