Presentato al Festival di Cannes, Dogville tornerà in sala nella sua versione restaurata in 4K, per tre giorni evento, dal 2 al 4 giugno.
Torna al cinema uno dei capolavori del visionario e iconico regista Lars Von Trier, con protagonista la splendida Nicole Kidman.
Dogville – Lars Von Trier e il suo capolavoro Brechtiano
Un impegnativo esempio di cinema sperimentale. Questo è quello a cui il regista Von Trier ci ha da sempre abituati. Lars von Trier e Nicole Kidman all’apice della loro arte, realizzano un film assolutamente originale, meticolosamente realizzato e profondamente avvincente. Ogni elemento sembra intenzionale, elevando la storia a una vera e propria opera d’arte.
Un’ambientazione interessante, su un palcoscenico, piuttosto che su grandi set e con una produzione multicamera. La semplicità offre uno spazio più ampio per le relazioni e la storia. Nonostante la scenografia teatrale, il livello della recitazione ti immerge nel momento. Von Trier coglie davvero l’umanità sotto ogni aspetto, la grazia è concessa, ma può essere fugace.
Non è sicuramente un film per tutti. Alcuni potrebbero trovarlo impegnativo e avvincente, altri pretenzioso ed esasperante. Dogville è un ambizioso, anticonformista, unico e magistrale dramma, che farebbe ingelosire Wes Anderson.
La trama
Un palcoscenico spoglio viene elegantemente utilizzato per creare un’ambientazione minimalista in una piccola città di nome Dogville, in cui una misteriosa donna di nome Grace (Nicole Kidman) si nasconde dai criminali che la inseguono.
La città è ambigua e offre rifugio a Grace a patto che ne valga la pena, così Grace lavora sodo al servizio di vari cittadini per ottenere il loro favore.
La tensione, tuttavia, divampa e la condizione di Grace come outsider indifesa provoca un feroce disprezzo e abusi da parte degli abitanti di Dogville.
Il trailer del film
Dogville: la recensione
Se hai star come Nicole Kidman, Lauren Bacall, Ben Gazzara e James Caan, ti servono le scenografie? Lars von Trier ha deciso di no.
Il risultato, Dogville, è un film di tre ore che rappresenta il coraggio di mettere in scena questa favola ironica sulla virtù come punizione di per sé.
Tutti i personaggi si muovono come attori che bloccano i loro ruoli durante le prove e rappresentano vari stati d’animo della gente di provincia. Grace si integra perfettamente e tutti la amano: insegna, si prende cura dei malati, ispira un aspirante scrittore, si rende indispensabile. Ma gradualmente l’atmosfera cambia. La sua pura bontà diventa eccessiva per gli abitanti del paese, che diventano critici e scontrosi. Grace ora deve fare i conti con il risentimento degli abitanti che si rendono conto che il posto è diventato troppo dipendente dalla sua pura bontà.
La morale sembra essere: i propri ideali sono difficili da vivere, ma ancora più difficili da vivere per gli altri. Il punto arguto di Dogville (e Von Trier lo sottolinea in modo ampio) è l’ipocrisia del buon samaritano.
Stimolante nella riflessione grazie ai suoi temi densi e intensi, Dogville mette in luce il meglio e il peggio di ognuno di noi; le emozioni che suscita sono difficili da scrollarsi di dosso.
Le audaci scelte stilistiche rafforzano i temi della narrazione, mentre una storia forte e interpretazioni convincenti si dimostrano all’altezza del compito di reggere una durata così lunga.
In conclusione
Un cocktail seducente di schiacciante cinismo, un’opera d’arte audace e bellissima. Per la sua esuberanza e la sua originalità, le sue ottime interpretazioni e il suo finale devastante, Dogville è una visione imperdibile.
Gli spettatori potrebbero detestare Dogville perché rappresenta le idee più basse dell’avidità e della crudeltà umana, ma non si può negare che rende queste idee spaventosamente reali.
E forse questa analisi dell’egoismo, della xenofobia e della capacità umana di razionalizzare atti di orrore potrebbe suscitare negli spettatori non un moto di indignazione, ma di riconoscimento.