Alien: Romulus è un film del 2024 di genere horror co-scritto e diretto da Fede Alvarez con protagonisti Cailee Spaeney e David Jonsson. La pellicola uscirà a partire dal 14 agosto distribuita da 20th Century Studios.
Questo lungometraggio rappresenta il settimo capitolo del franchise di Alien iniziato nel lontano 1979 da Ridley Scott. Si tratta di un midquel ambientato cronologicamente tra Alien (1979) e Alien-Scontro Finale (1986) ma è più che altro un soft remake del primo film, per apprezzarlo non è necessario aver visto gli altri sei film.
Alien: Romulus
Un gruppo di giovani coloni spaziali e un androide nel tentativo di recuperare delle capsule criogeniche per dirigersi verso un pianeta migliore si imbattono nel relitto di un’astronave nella quale si nasconde uno Xenomorfo.
Il trailer del film
Un film con ottime potenzialità vanificate dal confronto con l’originale che si autoimpone
Dopo i prequel usciti in epoca moderna con la saga già terminata qui si tenta una nuova operazione, un film che si colloca temporalmente tra il primo e il secondo ma che rimane a sé inserendo solamente qualche citazione agli avvenimenti del film del 1979 tutte spiegate alla perfezione all’interno del lungometraggio permettendo la fruizione a chiunque. Di conseguenza se a questo aggiungiamo la trama di base e lo svolgimento narrativo, a tratti simili al primo capitolo, risulta quasi un soft remake in chiave contemporanea della prima storica pellicola. Visti questi fattori vien da sé il confronto diretto con il primo film di Ridley Scott, sarà riuscito Fede Alvarez a reggere questo difficile paragone?
La risposta è ovviamente no, ma banalmente non perché sia un brutto film ma perché l’Alien di Scott è un film pressoché inarrivabile un capolavoro che rivoluzionò il cinema di genere dell’epoca sotto tanti punti di vista, per questo fossi stato in Alvarez non avrei impostato così questa pellicola.
Ma andando oltre e parlando di Alien Romulus come film a sé, si può affermare che sia un lungometraggio con buone idee alla base ma che purtroppo vengono depotenziate da un impianto filmico non all’altezza, a partire dai protagonisti.
Alien: Romulus – I personaggi
I personaggi presenti qui sono privi di carisma i classici adolescenti poco intelligenti stereotipati. Purtroppo per come sono scritti è davvero difficile empatizzare con loro e temere per la loro sorte aggiungiamoci anche che due di loro sono propedeutici al motore scatenante degli avvenimenti sull’astronave che è abbastanza stupido e degli interpreti non all’altezza e abbiamo uno dei grandi difetti del film. Eccezion fatta per la componente invece migliore ossia l’androide sintetico Andy tramite il quale vengono espresse le buone idee che citavo prima.
Questo personaggio, che inizialmente può sembrare il gatto del primo film di Scott, è l’ancora a cui si regge la pellicola. Il film ragiona costantemente su dubbio morali ed etici, su decisioni che possono sembrare spietate ma che in fondo sappiamo siano giuste e conseguentemente sulla freddezza e lucidità di una potenziale intelligenza artificiale super sviluppata discorso più attuale che mai. Tutto questo attraverso Andy interpretato bene da David Jonsson e in parte al suo rapporto con la protagonista, che però soffre di una scrittura pigra come i comprimari. Se si pensa e si accenna ad un paragone con la storica Ripley di Sigourney Weaver, eroina fino a quel momento mai vista e che innovò il cinema dell’epoca, c’è da mettersi le mani nei capelli.
Punti di forza e di debolezza
La regia di Alvarez raramente crea tensione e non riesce quasi mai ad esaltare lo Xenomorfo nella sua splendida ed iconica forma mettendolo un po’ troppo da parte, quella componente body horror che da sempre caratterizza la saga qui è blanda e messa in scena in modo anonimo e non si prova mai nemmeno un briciolo di quella sensazione di claustrofobia asfissiante del lungometraggio di Scott. Fede Alvarez che assieme a Rodo Sayagues è anche alla sceneggiatura altro elemento debole, troppo pretestuosa e che culmina in un finale assurdo grottesco anche per un film di Alien.
La fotografia di Galo Olivares è buona riesce ad esaltare bene l’alternanza tra buio, nel quale si nasconde l’alieno, e qui pochi punti di luce tipica della saga e va di pari passi con un ottimo sonoro, che in certe scene crea più tensione della regia stessa usando espedienti cari al regista già visti in Man in the dark.
Nota di merito ad un ritorno degli effetti speciali pratici e presenti in scena che rendono ottimamente gli alien, in particolare i face-hugger qui molto presenti.
Alien Romulus è un film che tenta di far avvicinare nuove generazioni alla saga riproponendo spunti di trama della prima pellicola in chiave contemporanea con espedienti come i protagonisti adolescenti o la massiccia presenza dei dubbi etico morali legati all’intelligenza artificiale, spunti che potevano risultare interessanti non fosse per la mancata scrittura dei personaggi e la regia totalmente anonima, elementi che annullano completamente la buona idea di base.