Nel 2025, l’intrattenimento non è più una questione di “dove” guardare, ma di “quando” e “come”.
La televisione, il cinema e lo smartphone, un tempo distinti per tecnologia, linguaggio e pubblico, oggi si fondono in un ecosistema fluido in cui ogni contenuto può vivere su più schermi, essere condiviso, spezzettato, remixato, distribuito in tempo reale o ripescato a distanza di anni.
Quella che stiamo vivendo è la fase matura della convergenza digitale, in cui i media tradizionali si riorganizzano intorno all’unico protagonista rimasto: lo spettatore.
I decenni della TV: regina indiscussa del XX secolo
Dalla fine degli anni ’50 fino ai primi anni 2000, la televisione ha rappresentato la finestra sul mondo per milioni di famiglie.
Con la sua capacità di entrare fisicamente nelle case, ha trasformato:
- abitudini
- modelli familiari
- persino i ritmi quotidiani.
Gli anni ’80 e ’90 sono stati la sua epoca d’oro: i palinsesti erano religiosamente seguiti, le fiction univano intere generazioni, e le grandi reti — dalla RAI a Mediaset — dettavano gusti, linguaggi e opinioni.
La TV era il medium dell’appuntamento: bisognava esserci a quell’ora, davanti a quello schermo. Era anche il medium dell’autorità: ciò che passava in TV era credibile, importante, legittimo.
Ma questo equilibrio ha cominciato a vacillare con l’avvento di internet e la progressiva perdita di centralità dei canali generalisti.
Il cinema: una sala chiamata sogno
Il cinema ha avuto una traiettoria più frammentata ma non meno iconica.
Nato come evento collettivo, ha vissuto il suo massimo splendore in fasi diverse:
- il dopoguerra europeo
- la New Hollywood degli anni ’70
- la rivoluzione degli effetti speciali tra anni ’80 e ’90.
Con l’avvento delle grandi saghe – da Star Wars a Il Signore degli Anelli, fino all’universo Marvel – il cinema ha trovato nuova linfa nel trasformare le sale in luoghi epici dove si celebravano storie mitologiche in chiave pop.
L’epoca d’oro dei multiplex ha coinciso con l’inizio del nuovo millennio, ma già dal 2015 la competizione con lo streaming ha iniziato a svuotare le poltrone.
Il pubblico, sempre più impaziente e abituato all’on demand, ha cominciato a scegliere film da guardare sul divano.
Solo i grandi eventi riescono ancora oggi a portare le masse in sala.
Un esempio recente?
Il nuovo attesissimo film Superman, diretto da James Gunn, uscito quest’anno e capace di registrare incassi record grazie a un marketing globale, una fanbase intergenerazionale e l’abilità del regista nel rinnovare il mito.
La rivoluzione silenziosa dello smartphone
Nel frattempo, un altro dispositivo si è fatto largo con determinazione.
Nato come strumento di comunicazione, lo smartphone è diventato il nostro schermo principale.
Dal 2010 in poi, grazie a social network, app, streaming e fotocamere sempre più sofisticate, ha stravolto la fruizione dei contenuti:
- da passiva a partecipativa
- da collettiva a individuale
- da programmata a istantanea.
Nel 2025, oltre l’80% del tempo trascorso su internet passa attraverso il mobile, e l’intrattenimento video è la voce dominante.
Gli utenti guardano, commentano, producono e condividono contenuti ovunque si trovino:
- Una scena di un film può diventare un meme virale.
- Una partita può essere vista in verticale su TikTok.
- Una serie può esistere in formato ridotto su Instagram e poi continuare su YouTube.
La soglia di attenzione media è crollata sotto i 9 secondi, ma la voglia di storie – anche brevi – è più alta che mai.
In questo scenario, anche il gaming si fonde con lo show, come accade in fenomeni ibridi come Crazy Time, che uniscono spettacolo dal vivo, interazione e meccaniche da game show.
Il presente è ibrido, il futuro è fluido
Nel 2025, parlare di “TV” o “cinema” ha sempre meno senso se si prescinde dal contesto tecnologico e culturale.
Le serie nate per la TV sono viste principalmente su mobile.
I film si pubblicizzano con mini-trailer verticali.
Le piattaforme streaming ospitano contenuti che imitano i linguaggi di TikTok, mentre creator indipendenti finiscono al cinema.
I confini si sono dissolti.
Questa nuova dimensione ibrida ha vantaggi e rischi.
Da un lato, aumenta la libertà di fruizione e la possibilità di scelta. Dall’altro, rischia di appiattire il linguaggio, frammentare la narrazione e creare una cultura sempre più effimera.
La televisione tradizionale arranca, spesso rifugiandosi nei format del passato, incapace di reinventarsi.
Il cinema resiste come luogo di prestigio e di esperienze straordinarie, ma deve accettare di essere diventato “evento” e non più “routine”.
Lo smartphone vince, perché è lo strumento più personale, più accessibile e più dinamico.
Uno schermo per governarli tutti
Oggi siamo al centro di una nuova era dell’intrattenimento, in cui il contenuto è:
- liquido
- adattabile
- multipiattaforma.
Non importa più lo strumento con cui guardi, ma il modo in cui ti connetti.
Lo spettatore è anche:
- utente
- autore
- attore.
Lo schermo è ovunque:
- in tasca
- in metro
- al lavoro
- a casa.
E le storie – dal nuovo Superman ai video virali, passando per giochi come crazy time – sono il filo invisibile che tiene unito questo mondo ibrido e in continua evoluzione.
Il futuro?
Sarà raccontato da chi saprà cavalcare tutti questi schermi, senza perdere il centro: l’attenzione – sempre più rara – di chi guarda.