Arriva nelle sale italiane Giovedì 01 Febbraio il nuovo film del regista Premio Oscar Steven Spielberg, 31esimo lungometraggio per il cinema con un cast corale primeggiato da i Premi Oscar Meryl Streep e Tom Hanks: The Post.
The Post
1971. Katharine Graham (Meryl Streep; Florence, Suffraggette) è la prima donna alla guida del quotidiano The Washington Post. Dopo la morte del marito ne ha preso le redine cercando di districarsi in un luogo tipicamente maschile e in un momento in cui il giornale rischia l’entrata in borsa per la sopravvivenza. Ben Bradlee (Tom Hanks; Sully, The Circle) è il direttore del giornale che cerca continuamente di spronare la Graham a non arrendersi e a lottare contro tutti, mettendo la notizia al primo posto.
Una fuga di notizie e la pubblicazione di uno scoop da parte del New York Times farà partire una macchina fatta di caccia alle fonti, riflessioni su responsabilità ed etica, decisioni difficili da prendere e lotta contro le istituzioni della politica e della finanza che porterà i media davanti alla Corte Suprema, per difendere la libertà di stampa.
Trailer di The Post
Ragione & Sentimento
Si sente sin da subito l’amore di Spielberg per la materia raccontata. Un film molto più politico del recente (e ottimo) Il caso Spotlight, per esempio.
Un film che parla di un caso specifico accaduto tra la fine degli anni sessanta e il 1971 ma che ci pone una riflessione molto attuale attorno alla reale libertà di stampa e ai giochi politici dietro le poltrone del potere (una strizzata d’occhio a Trump diventa ormai d’obbligo).
Ma è anche un film che si aggrappa alla materia e all’artigianalità del lavoro con un voyeurismo nostalgico, un lavoro complesso che aveva dalla sua un fascino che potremmo definire ormai vintage eppure meraviglioso: Spielberg si prende tutto il tempo necessario per seguire il lavoro del giornalista e l’intero processo di stampa del giornale.
Ed è su queste due vie parallele che s’incontrano e si scontrano che il film di Spielberg, oltre che politico, si fa educativo. Non solo per l’arco narrativo di un personaggio come quello della sempre meravigliosa Meryl Streep, una donna in mezzo a tanti uomini, costantemente impigliata tra lo sfarzo e la possibilità di una carica lasciatagli dal marito e nei continui contrasti interni tra ciò che è giusto e ciò che è facile fare per sé, il suo ruolo e il suo giornale.
Ma è una donna, appunto, e ancora una volta in un periodo così fertile da questo punto di vista, Spielberg non si trattiene dal fare della Storia un’opportunità per invitare le donne a parlare, a non restare a testa bassa, a reagire.
Accanto a lei, un Tom Hanks totalmente in parte si erge a giusto contrasto e poi coerente legame per sostenere i temi cardine di un film che s’inserisce perfettamente nella filmografia del regista americano e che viene frenato solo da qualche sequenza messa in scena con una volontà di enfasi estrema che cozza con il resto dell’opera (ma che risulta, ahimè, comunque coerente a Spielberg), asciutta e ricca di ritmo, e un commento musicale non particolarmente funzionale o necessario, affidato come sempre a John Williams.
Non sono dunque le parole, gli atteggiamenti o i silenzi a dare ad una persona uno status all’interno della società o di un gruppo di lavoro. Sono le azioni, sbagliate o giuste che siano, a definirla. E, in fin dei conti, The Post porta a compimento questo sunto perfettamente, adatto a qualsiasi tipo di pubblico.