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Taxi Teheran di Jafar Panahi. Per essere divulgabile un film deve evitare realtà scomode.

Taxi Teheran, vincitore dell’Orso D’oro e del Premio Fipresci al 65° Festival di Berlino, è un film “non divulgabile”… dal 27 agosto al cinema.

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Taxi teheran di Jafar Panahi

Taxi Teheran

di Sara Sonia Acquaviva @Percorsi Up Arte

Seduto al volante del suo taxi, Jafar Panahi percorre le animate strade di Teheran. In balia dei passeggeri che si susseguono e si confidano con lui, il regista tratteggia il ritratto della società iraniana di oggi, tra risate ed emozioni.

«Sono un cineasta. Non posso fare altro che realizzare dei film. Il cinema è il mio modo di esprimermi ed è ciò che dà un senso alla mia vita. Niente può impedirmi di fare film e quando mi ritrovo con le spalle al muro, malgrado tutte le costrizioni, l’esigenza di creare si manifesta in modo ancora più pressante. Il cinema in quanto arte è la cosa che più mi interessa. Per questo motivo devo continuare a filmare, a prescindere dalla circostanze: per rispettare quello in cui credo e per sentirmi vivo.»

Jafar Panahi è un regista iraniano a cui la dittatura ha proibito di girare film. I suoi film, vincitori di numerosi premi internazionali, sfidano e mettono in discussione le leggi e le convinzioni che limitano e tolgono la libertà di espressione e pensiero dei cittadini del Paese. Così, dopo essere stato arrestato per ben due volte, aver subito torture, violenze e pressioni psicologiche, Jafar Panahi, nonostante le difficoltà, decide di girare il suo ennesimo film, Taxi Teheran, raccontando l’Iran attraverso le storie dei suoi abitanti che si confidano con lui nell’abitacolo di un Taxi.

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Jafar Panahi, regista di Taxi teheran

..Un giorno, sconfortato, ho preso un taxi per tornare a casa. Due passeggeri discutevano a voce alta mentre io riflettevo su cos’altro avrei potuto fare. Niente più film, niente più foto, forse non mi restava altro che diventare tassista e ascoltare le storie dei passeggeri… Ed ecco scoccare una scintilla: visto che i miei primi film erano tutti ambientati nella città, a quel punto avrei potuto cercare di fare entrare la città nel mio taxi..

Capendo però che filmare persone “reali” avrebbe messo in pericolo i suoi passeggeri, Panahi decide di raccogliere alcune storie e coinvolgere volontari “non attori”, scelti tra amici e parenti, che fossero disponibili a farsi riprendere. Il prodotto finale è un film che mostra la società iraniana moderna che sopravvive al regime tra atti di coraggio, grottesche superstizioni e piccoli espedienti. I personaggi di questa docu-fiction sono persone come tante, persone normali, con una faccia normale, la stessa che può avere un ladro o un torturatore, ma anche una donna che combatte per la libertà del suo popolo, una ragazzina impertinente che cerca di capire quale realtà è definibile “giusta” o “divulgabile” o un uomo che decide di non denunciare il suo vicino per furto.

Il film di Panahi è un atto di amore, tragico ma divertente, per il proprio lavoro, per il proprio popolo, per il proprio pubblico. Taxi Teheran è dal 27 agosto al cinema.

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