In questa calma piatta nelle sale cinematografiche, Splice, un shi-fi che tocca il tema molto attuale della sperimentazione genetica, è come una boccata di aria fresca. Ecco una buona alternativa se non si vuole ripiegare sui film invernali riproposti nelle rassegne estive.
La trama
I due ingegneri genetici Clive (Adrien Brody) e Elsa (Sarah Polley), che fanno coppia nella vita e nel lavoro, sono i pionieri scientifici nella creazione di nuove creature ibride ottenute dalla combinazione di DNA di vari animali. Quando suggeriscono alla loro azienda l’aggiunta di DNA umano nel mix per far avanzare la ricerca al livello successivo, vengono bloccati. Ma i due decidono di andare avanti in segreto e creano un nuovo essere metà umano e metà animale cui danno il nome di Dren (Delphine Chaneac). La guardano crescere con un misto di fascino e di terrore mentre si sviluppa in qualcosa cui nessuno è preparato.
Il risultato
In una estate piena di sequel, remake, reboot e adattamenti, Splice si distingue con una trama davvero originale, che si sviluppa in modo sorprendente, con la costante costruzione di paura e curiosità cadendo un pò nel banale solo in qualche punto.
Obiettivo del regista, l’italo-canadese Vincenzo Natali (reso famoso dal suo precedente film Cube – Il cubo), è quello di puntare il dito contro tutte quelle società che nel nome del progresso (ma con un reale obiettivo puramente economico) utilizzano incautamente la sperimentazione biologica, e riesce a porre buone basi su quanto la scienza può e deve spingersi.
Il tema del film è in se già affascinante, ma risulta ancora più interessante la modalità con cui la trama si sviluppa: iniziato come puro esperimento, la crescita di Dren, chimera dalla bellezza inquietante, provoca nella coppia reazioni inaspettate, che vanno dall’affetto materno di Elsa ad una strana attrazione fisica di Clive. Il risultato è, come dice lo stesso regista, una pièce da camera, un dramma familiare e un triangolo amoroso allo stesso tempo: ed è questo il motivo per cui, giustamente, il film è stato vietato ai minori di 14 anni.
Certo non mancano i tratti noiosi o alcuni risvolti banali e a mio avviso inutili (come ad esempio l’appena abbozzata infanzia infelice di Elsa), ma nel complesso il film è piacevole (solo in senso lato, viste le dinamiche con cui si evolve) e trattiene l’attenzione dello spettatore fino all’inquietante finale. Bravi i due protagonisti, anche se risulta un pò meno convincente Adrien Brody, diventato famoso per essere stato il più giovane attore a vincere un Oscar come protagonista (per Il pianista a soli 29 anni), in un ruolo diverso dal suo solito.
Molto originali le creature nate in laboratorio, prima fra tutte Dren: è facile scorgere in lei lo zampino di Guillermo del Toro, in questo film produttore esecutivo, specializzato in creature animate (Hellboy e Il labirinto del fauno).
Concludo con una curiosità: i nomi dei protagonisti strizzano l’occhio agli attori de La moglie di Frankenstein, Colin Clive ed Elsa Lanchester, rispettivamente il dottore e la compagna del mostro.
A me il film è piaciuto molto, non mi aspettavo di vedere questo genere di film nel periodo estivo, che come dici anche tu, è un pò piatto in questo periodo.
Ci sono stati alcuni risvolti che non mi aspettavo, e che non segnalo qui per evitare di svelare qualche retroscena.
In conclusione lo consiglio a tutti coloro che vogliono vedere un thriller al limite tra fantascenza e horror.
Ottima la tua recensione come sempre ;).
grazie mille paola!