Shutter Island: Martin Scorsese ci porta sull’isola della paura

Shutter Island è un film strano, assolutamente inaspettato e non banale, diciamo uno dei pochi che ho visto ultimamente, nonostante ciò ci sono dei punti che, forse proprio perchè io stentavo a capire il senso, ci si perde un pochino nella storia.

Andiamo con ordine e partiamo dall’inizio.

Prima di tutto sto parlando dell’ultimo film di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, tra l’altro una cosa interessante è proprio il fatto che ultimamente dove c’è Scorsese c’è anche Di Caprio, infatti, da come ho potuto sentire in un’intervista, e come giustamente Alice ha sottolineato nel precedente articolo, i due lavorano molto bene insieme e questa cosa si vede nel film,  l’attore americano fa veramente paura e non sbaglia nulla secondo me.

Il film è ripreso dall’omonimo romanzo di Dennis Lehanne Shutter Island, l’Isola della paura appunto e la storia in apparenza sembra molto semplice; due agenti federali Teddy Daniels e Chuck Aule vengono mandati presso l’istituto mentale Ashecliffe il quale si trova a largo della costa est, per investigare sull’improvvisa scomparsa di una pericolosa infanticida.

La locandina ufficiale del film

locandina del film

In realtà mano a mano che il film va avanti ci si rende conto che la trama è molto diversa da quello che noi potevamo pensare e ci sono dei risvolti assolutamente inaspettati, nel corso del film lo spettatore è costretto a cambiare molto spesso il proprio punto di vista. I buoni diventano cattivi e i cattivi diventano buoni o forse no…si il film il lascia con un punto interrogativo e non ci dà una risposta definitiva.

un Di Caprio versione beach

un Di Caprio versione beach

Nel corso della storia vengono affrontati vari temi, ma soprattutto quello della malattia mentale e si sa questo tema apre un mondo intero che non ho intenzione di affrontare in questa sede, ma mi piaceva riflettere su un aspetto; e cioè come è cambiato l’approccio verso i disagi mentali dal 1954 ad oggi, elettroshock, interventi di lobotomia prima mentre terapia farmacologica ora.

Nel film, come ho detto prima , non si esprimono giudizi, nè positivi nè negativi verso questo tipo di interventi, ma si cerca di capirli, lo sforzo maggiore che viene fatto da parte del regista e di tutto il cast, ma soprattutto da parte di Di Caprio è quello di cercare di dare un senso a ciò che non un senso non ce l’ha, a cercare di capire le motivazioni che hanno portato ad un disagio mentale ed in alcuni punti ci si riesce anche, ma poi tutto torna come prima.

il trailer del film

Questo ho apprezzato di questo film, al di là delle scene particolarmente forti che possono esserci (come quando Teddy e Chuck entrano nel padiglione C dove i pazienti scappano, corrono, sono particolarmente violenti o rinchiusi nudi in celle direi medievali), il fatto che Scorsese non dà giudizi, ma ci porta a riflettere e a pensare.

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