Revenant-Redivivo (2016) – Che cos’è il cinema?

Questa recensione contiene SPOILER

 

Per parlare di Revenant-Redivivo ci viene in mente una frase famosissima del poeta fiorentino Aldo Palazzeschi che recita così: <<E lasciatemi divertire>>. Ecco, noi ci permettiamo di cambiarla un po’ in <<E lasciatevi trasportare>>, riferito al pubblico e a parte della critica, quando andrà a vedere il nuovo film di Alejandro González Iñárritu.

locandina (13)

Revenant-Redivivo

La trama

North Dakota, 1823. Hugh Glass (Leonardo DiCaprio) – tenuto a perlustrare assieme ad un importante gruppo di esploratori come lui il fiume Missouri – viene improvvisamente aggredito da un grizzly. Credendolo morto, i suoi compagni lo abbandonano. Ma Glass riesce per miracolo a sopravvivere, e avendo notato, quando era tra la vita e la morte, che uno dei suoi compagni, John Fitzgerald (Tom Hardy) aveva ucciso suo figlio, decide di mettersi in marcia per ritrovare il suo nemico e vendicare suo figlio.

Revenant-Redivivo

Magari ti starai chiedendo perché abbiamo deciso di aprire la recensione con quel tipo di introduzione. Bene, l’abbiamo fatto per te, pubblico o critica che sia, per farti capire che Revenant-Redivivo è uno di quei film che ci si devono godere, lasciandoci trasportare dalle vicende in cui sono immischiati i personaggi. Ma perché ci dovremmo (o meglio, vi dovresti) lasciarti trasportare da questo fiume in piena che è il film?

Perché la pellicola di Iñárritu è un concentrato di puro cinema, in quanto il CINEMA è la narrazione per immagini, e Revenant-Redivivo, grazie a vari fattori che poi diremo, riesce appieno nel far vedere allo spettatore che ciò che mostra (attraverso le immagini) è molto più potente di mille dialoghi. E tutto questo, secondo noi, basta per definire grande quest’ultima opera di Iñárritu.

Fin da Amores perros il regista ha riflettuto su temi che sarebbero diventati in seguito le basi del suo cinema. Temi come la morte della carne (visti, oltre che nel suo primo film anche in 21 grammi, Babel e Biutiful), la morte dell’arte (Birdman), le coincidenze del destino (Amores perros, 21 grammi, Babel), le vite parallele (Amores perros, 21 grammi, Babel), il rapporto padre figlio (Babel, Biutiful), il rapporto con Dio, l’esperienza di tragedie improvvise (21 grammi, Biutiful) e la solitudine, affascinano da sempre Iñárritu, e guarda caso, la morte, il rapporto con Dio, la solitudine e il rapporto padre figlio stanno anche qui, in Revenant-Redivivo.

Ma il film parla solo di questo?

Assolutamente no. La pellicola è infatti una epic story di genere avventura sulla sopravvivenza, sulla trasformazione e sulla vendetta. Hugh Glass, dopo essere stato abbandonato, affronta un viaggio che è una vera e propria odissea, e il suo inseguire Fitzgerald diventa un’epopea che sfida il tempo e le avversità. La storia del protagonista pone quindi la seguente domanda: chi siamo quando veniamo spogliati di tutto? Ovvero, di cosa siamo fatti e di cosa siamo capaci? Ebbene sì, di cosa siamo capaci?

Per arrivare a Fitzgerald, Glass farà ogni cosa, gliene capiteranno di tutte, il pensiero al figlio e alla moglie (una pellerossa uccisa dai bianchi) lo guiderà alla meta, ma è proprio nel finale che il film, attraverso la frase “La vendetta è nelle mani di Dio” ci fa chiedere queste cose: è davvero necessario cercare la vendetta a tutti i costi se poi è Dio che giudica? Tutto ciò che ha fatto Glass fino a quel momento è stato inutile? E quindi la vendetta serve a qualcosa? Il finale ricorda un po’ quello di Birdman, molto ambiguo e complesso; può piacere o no, quelli sono gusti.

Revenant-Redivivo

Leo DiCaprio in Revenant-Redivivo

Revenant-Redivivo è un film crudo e violento, alle volte non crederai ai tuoi occhi vedendo ciò che Iñárritu ti mostrerà. Il regista messicano mescola magistralmente il realismo e l’irrealismo, creando un film che con il passare dei giorni dopo la visione ti fa sentire sempre più male, pensando a ciò che è accaduto ai protagonisti del film. Il motivo di tutta questa crudezza qual è? Criticare aspramente la società del tempo, che poi non è tanto diversa dalla società di oggi, in quanto nel 1823 cominciava a nascere il capitalismo, e solo per profitto si uccidevano uomini e animali.

L’avidità distruggeva l’anima delle persone e intanto dilagava il razzismo nei confronti dei pellerossa (il regista tratta il tema dei pellerossa difendendoli, senza mai però risultare ruffiano). Oggi siamo più o meno allo stesso punto del 1800. “Riflettiamoci!” ci dice Iñárritu. Ma tutto ciò non significa che il regista non ci mostri la bellezza in quest’opera, anzi, grazie a delle riprese mozzafiato, il film ci fa vedere quanto di più spettacolare e profondo ha da offrire il pianeta Terra: montagne, foreste, cieli, Sole, acqua, fuoco, tutto condensato in 156 minuti.

Come sono realizzate le riprese del film?

Già il film stesso è una forza della natura, e si può dire senza problemi che il paesaggio è uno dei personaggi principali del film, secondo solo a Glass. Ma come sono queste riprese? O meglio, come sono realizzate? A questa domanda noi rispondiamo con un inchino a due grandi:

  • Iñárritu (regista)
  •  Lubezki (direttore della fotografia).

Lubezki decide di girare il film completamente in luce naturale per dare un senso di maggiore realtà alle situazioni, e il film tende a essere molto cupo, quasi a rappresentare la tristezza in cui riversano la maggior parte dei luoghi e tutti i personaggi. Lubezki crea immagini pittoriche, ogni fotogramma sembra un quadro, e non c’è niente fuori posto, è tutto funzionale al racconto.

Il modo di girare di Iñárritu in Revenant-Redivivo ricorda molto quello di Birdman. Infatti ci sono sempre moltissimi piani sequenza con camera a mano, che aiutano Lubezki a rendere tutto più reale – benché a volte, la realtà della terra lasci il posto alla realtà della mente di Hugh Glass, e vengono mostrati i pensieri – e poi, che dire, la fluidità di ripresa del “Chivo” è qualcosa di impagabile.

La colonna sonora di Alva Noto e Ryūichi Sakamoto è interessante e accompagna bene le vicende narrate.

Revenant-Redivivo

Un’altra immagine potentissima da Revenant-Redivivo

Ed eccoci agli attori!

No, tranquilli, non ci siamo dimenticati di loro. DiCaprio non parla quasi mai, recita quasi solo con lo sguardo. E’ moribondo, rantola, soffre, e dà una performance eccezionale, che probabilmente verrà premiata con l’Oscar. Il suo è un personaggio del cui background sappiamo veramente poco, ma che ci basta per farcelo rimanere simpatico e tifare per lui, benché poi il finale, come già detto prima, ribalti, secondo noi, tutto, facendoci chiedere se Hugh Glass sia il vero eroe della storia oppure no.

Bravissimo anche Tom Hardy, nel buon ruolo del villain, ma per essere precisi, Fitzgerald (Hardy) incarna la paranoia, la recriminazione e l’amarezza che subisce Glass, ed è così stereotipato come cattivo in modo tale che riesca a descrivere bene l’ambientazione in cui Glass si trova a vivere durante il film: marcia, sudicia, sempre pronta a sputare fuori esseri malvagi (come Fitzgerald), trasformandoli da uomini in bestie, e questo succederà anche al nostro protagonista.

Dunque, in questa recensione abbiamo parlato molto di messaggio, ma anche molto di tecnica. Abbiamo parlato di tecnica soprattutto per farti notare, come già scritto all’inizio, che non potrai fare a meno di essere rapito dalle immagini di Revenant-Redivivo, un film da vedersi tutto d’un fiato, venuto fuori dalle menti di eccezionali artisti. Quindi, slaccia le cinture e goditi lo spettacolo!

VOTO: 9/10

P.S.: Aspettati di vedere un film abbastanza lento come ritmo, che qua e la esplode alla perfezione con degli scatti di violenza pazzeschi, e non certo qualcosa che intrattenga per tutta la sua durata, visto che Iñárritu, con questa pellicola, crea un film molto commerciabile, ma per nulla commerciale.

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