Nelle pieghe del tempo, il film Disney tra fantasy e fantascienza, con Oprah e Reese Witherspoon

Scontro di titani al botteghino tra Ready Player One, che esce il 28 e Nelle pieghe del tempo, che esce il 29 marzo nei cinema italiani. Entrambi kolossal, ricchi di effetti speciali, in bilico tra fantasy e fantascienza, il primo, di Spielberg, più probabilmente diretto ad un pubblico maschile non per forza giovanissimo, il secondo, diretto da Ava DuVernay (Selma), più esplicitamente rivolto ad un target femminile di più tenera età.

Nelle pieghe del tempo è, infatti, basato sull’omonimo classico della letteratura dell’infanzia scritto nel 1962 da Madeleine L’Engle e riadattato per lo schermo da Jennifer Lee (regista e sceneggiatrice nientemeno che di Frozen). Tra le interpreti, Sua Maestà Oprah Winfrey ed un’altra paladina del Girl PowerReese Witherspoon.

Nelle pieghe del tempo - locandina

Nelle Pieghe del Tempo – locandina

Nelle pieghe del tempo

Fin dall’inizio appare chiaro che ci si trovi in un contesto da “favoletta” Disney: una coppia di scienziati, inverosimilmente belli, simpatici e super-cool, è sul punto di arrivare ad una scoperta rivoluzionaria. Come la maggior parte degli astrofisici e matematici agli albori di una rivelazione epocale, i due lavorano nel retro del salotto di casa, e trovano anche il tempo di intrattenersi amorevolmente con i loro figlioletti.

Ma, ahimé, il dramma incombe: il padre (Chris Pine) sparisce misteriosamente proprio quando stava per identificare la frequenza che gli avrebbe permesso di “piegare”, appunto, il tempo e in questo modo (per stringente e lapalissiana conseguenza) viaggiare attraverso una serie di altri mondi e dimensioni.

4 anni dopo, giusto in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, ritroviamo la figlioletta ormai tredicenne, Meg (Storm Reid), divenuta da studente modello a fannullona perennemente dal preside in seguito al dolore per la mancanza del padre. Il suo fratellino, Charles Wallace, non ha, invece, mai perso le speranze e la sua positività. Grazie alla sua capacità di credere, riesce a mettersi in contatto con prima una, poi due ed infine tre figure una più bislacca dell’altra, delle specie di fate-madrine versione post-hippie e new age: la Signora Cos’è (Reese Witherspoon), la Signora Chi (Mindy Kaling) e la Signora Quale (Oprah Winfrey).

Le tre donne si rivelano essere tre viaggiatrici astrali che, grazie al Tesseract, più o meno ciò a cui stava lavorando il padre di Meg, possono attraversare mondi, tempo e spazio e, soprattutto, raggiungere lo scienziato disperso sul pianeta dove è rimasto intrappolato. Basta giusto all’incirca saltare tutta la spiegazione pseudo-scientifica, aprire il proprio cuore e crederci. Cosa che riesce semplice a Charles Wallace; non troppo difficile a Calvin (il compagno di scuola di Meg che nel frattempo passava da quelle parti e si è unito all’avventura); estremamente complicata ai limiti dell’impossibile alla ragazzina. Un po’ per la sua mentalità razionale, un po’ per il suo disincanto, un po’ per la sua mancanza di fiducia in se stessa.

Fatto sta che alla fine i tre ragazzini seguono le tre “guide spirituali” e partono per un viaggio alla ricerca del papà scomparso, che diventa un viaggio alla riscoperta di sé, in particolare per Meg.

 

Un vortice di colori, effetti speciali, costumi scintillanti

A livello visivo, probabilmente l’ispirazione è stata Alice in Wonderland o Attraverso lo specchio di Tim Burton: un’apoteosi sovraccarica di colori vividi, di ambientazioni fantastiche, di outfit esagerati e di acconciature sopra le righe. Le “Tre Grazie” cambiano d’abito più velocemente delle presentatrici al Festival di Sanremo o delle modelle durante una sfilata, tanto da continuare a sottolineare la strizzatina d’occhio all’universo teen e pre-teen femminile. Reese Witherspoon ha i capelli arancione vivo, con, a seconda del vestito, ciocche di un colore abbinato; Mindy Kaling incarna il trionfo dell’etnico, sembrando una Madre Terra versione patchwork-chic; e Oprah… beh, a prescindere dall’entrata in scena, lei grande almeno due volte tutti gli altri, giusto perché non ci sia il benché minimo dubbio su chi è la Regina, le sue sopracciglia paillettate dimensione grande schermo in sé e per sé rischiano di distogliere l’attenzione da tutto il resto.

Nelle pieghe del tempo - attrici

Nelle pieghe del tempo – le tre “fate madrine”

Ciononostante, la potenza immaginifica di un Burton qui non è neanche lontanamente sfiorata.

I mondi fantastici in cui la combriccola approda, la favolosa quanto completamente inutile trasformazione della Sig.ra Cos’è (Reese Witherspoon) in una sorta di razza stile il Maestro Ray di Nemo al femminile, i fiori parlanti e la spiaggia ricolma di variopinti bagnanti, la caverna rocciosa dove si incontra il guru-acrobata: tutti questi tentativi restano immagini a tratti potenti, ma vuote, prive di vita. Manca la ricchezza di dettagli, la coerenza, a ben vedere un effettivo senso per cui siano create. La forza degli universi immaginati è che sembrino vivere, al di là e oltre il momento in cui i nostri occhi li osservano: in Nelle pieghe del tempo, invece, paiono fondali, scenografie che, per quanto realizzate in digitale, non riescono ad assumere maggiore spessore e restano comunque bidimensionali. Che è quasi il colmo, vista la profusione di mezzi tecnici e il budget utilizzato.

Gli aspetti irrisolti di Nelle pieghe del tempo

Il film di Ava DuVernay contiene molti spunti interessanti, ma sembra quasi un canovaccio non ancora appieno sviluppato, più che un kolossal Disney.

Anche dal punto di vista della scrittura, pur affidata all’autrice di uno dei maggiori successi Disney di tutti i tempi (Frozen), si evidenziano diversi intoppi.

Ad esempio, il salto senza quasi soluzione di continuità da spiegazioni di astrofisica di una certa rilevanza a discorsi post-new age secondi i quali la ricerca del padre di Meg si riduce in fin dei conti a saper credere in sé e all’importanza dell’”ammmore” (con più di una emme, non è un errore di battitura). Tant’è vero che lui ci ha messo diversi anni e poi è rimasto pure intrappolato in uno di questi mondi, e ai suoi figli e ad un altro ragazzino bastano qualche secondo e un po’ di buona volontà.

Nelle pieghe del tempo - cast

Nelle pieghe del tempo – i 3 ragazzi

Anche lo scopo iniziale, la motivazione che muove i personaggi, in particolare Meg (= “Ritrovare il Padre”), muta strada facendo, passando per “Ritrovare il Fratello” e finendo poi col “Ritrovare Se Stessa”.

Coerentemente con i suoi lavori precedenti, la sceneggiatrice non si smentisce ed anche in Nelle pieghe del tempo non fa uscir fuori vittoriose le figure maschili. Soprattutto per quanto riguarda il papà di Meg, che inizialmente è l’emblema della quasi-perfezione, idealizzato dalla figlia, e poi viene ritrovato rannicchiato, impaurito, e pure non eccessivamente ineccepibile come genitore. Un ruolo decisamente minore per Chris Pine, in cui l’unica cosa positiva è che è comunque Chris Pine ad interpretarlo (l’occhio vuole la sua parte).

Nelle pieghe del tempo - Chris Pine

Nelle pieghe del tempoChris Pine

Ma anche Charles Wallace, per essere “quello che credeva” e in cui veniva riposta la fiducia assoluta della Signora Cos’è (Reese Witherspoon), scettica invece nei confronti della protagonista, ha una défaillance non trascurabile. Calvin, dal canto suo, sorride e segue, novello Kristoff di Frozen (per quelli non ferratissimi in materia, il fidanzato dall’aria beota della sorella di Elsa, Anna), pronto ad accondiscendere ai desideri della leader Meg.

Il suo personaggio è l’unico abbastanza delineato – e in effetti l’intero viaggio è il SUO viaggio di crescita, e di acquisizione di consapevolezza nelle sue capacità. Le sue insicurezze, anche dal punto di vista fisico, riflettono quelle classiche di una ragazza della sua età, che poi è la spettatrice target cui si rivolge il film. La lezione grazie alla quale è accettando i propri difetti che si riesce a sviluppare appieno le proprie potenzialità è sicuramente utile, pur se presentata in modo eccessivamente schematico, così come il sottolineare la forza della sua diversità (anche rispetto ai canoni classici femminili, essendo Meg una brillante appassionata di materie scientifiche).

Nelle pieghe del tempo - Meg

Nelle pieghe del tempo – Meg

Appare, infine, del tutto carente la raffigurazione del generico nemico (non a caso chiamato IT nella versione originale), quasi una versione leggermente più adulta dell’Uomo Nero, personificazione di tutte le paure.

Bilancio finale di Nelle pieghe del tempo

Non è la prima volta che Disney tenta di adattare il libro di Madeleine L’Engle, che è solo il primo di una fortunata serie di 5 opere – probabilmente con l’intento di creare una saga di successo alla Harry Potter. Spiace dirlo, ma parrebbe proprio che anche con questo secondo tentativo non riuscirà nell’intento.

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