Film da riscoprire: Me and you and everyone we know

Opera prima della regista Miranda July, Me and you and everyone we know è un film del 2005 Caméra d’Or al festival di Cannes. Te lo sei perso? Vuoi recuperarlo? Leggi tutti i dettagli nel nostro articolo.

Me, you and everyone we know

di Francesca Barile

Il titolo  non è tradotto assecondando una moda di dubbio gusto in auge già da qualche decennio, ma forse in questo caso la scelta è azzeccata considerando che l’opera prima di Miranda July è imperniata principalmente sul linguaggio e sulla comunicazione nelle varie forme e quel “tu, io e tutti quelli che conosciamo” nella nostra lingua avrebbero probabilmente sviato lo spettatore inducendolo a pensare di andare ad assistere a una commediola sui buoni sentimenti o a un musical.

Christine, la protagonista è un’eccentrica artista in cerca di affermazione e d’amore che non riesce a mostrare la natura dei suoi sentimenti a uno sconclusionato commesso di un negozio di calzature a sua volta alle prese con due figli e un fresco divorzio.

Dall’intreccio iniziale, altre microstorie che vedono protagonisti per lo più bambini e adolescenti diversamente candidi: il ragazzino alle prese con le sperimentazioni particolari di due ninfette, la bimba che maniavalmente si procura materiale per il futuro corredo, il bambinetto che passa le serate nelle chat erotiche con vogliose sconosciute arrivando a farsi dare un appuntamento da una matura gallerista…

La regista però non  persegue il voyeurismo o l’immoralità quanto piuttosto un discorso lineare e preciso: noi esseri umani, a tutte le età vogliamo dire qualcosa al nostro prossimo, vogliamo fare uno scambio di dati alias comunicare ma siamo efficaci in questo? Nessuno tra i protagonisti della pellicola riesce a dire ciò che sente, tutti fingono e continuano a tenersi dentro il loro desiderio di “dire” e di esprimersi.

L’apparente minimalismo delle varie vicende, vicende che paradossalmente potrebbero riguardare ognuno di noi nasconde un interrogativo drammatico: perché non si riesce ad estrinsecare il proprio io? Perché si finisce, in nome persino del “rispetto umano” con il diventare quasi sociopatici?

Il film in sé non fornisce nessuna ricetta per uscire dall’impasse che la vita quotidiana ci fa troppo spesso incontrare, può lasciare indifferenti, può indurre a riflettere. Si consiglia però la visione prima di emettere qualsiasi giudizio…

2 Comments

  1. Carla
  2. Antonella Molinaro

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