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Mad Max: Fury Road – Rabbia e adrenalina tra rock, sangue e paesaggi post-apocalittici

E’ uscito ieri, giovedì 14 maggio, nelle sale italiane, il quarto, spettacolare episodio della leggendaria serie Mad Max. L’ideatore e regista della trilogia, George Miller, spinge in avanti i limiti del cinema contemporaneo per reinventare in Mad Max: Fury Road la bellezza e il caos del mondo post-apocalittico che aveva creato e affiancare al suo guerriero solitario una donna altrettanto Furiosa.

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Mad Max: Fury Road

Mad Max: Fury Road

di Sara Sonia Acquaviva @Percorsi Up Arte

Sono passati 45 anni dalla fine del mondo. Non esiste più legge, non c’è una rete di energia elettrica, non c’è acqua e non c’è pietà. In Mad Max: Fury Road la civiltà è un ricordo, e solo per alcuni. I grandi sistemi economici si sono polverizzati, le città lungo la costa sono state rase al suolo e dopo le guerre per l’acqua e il petrolio, il cibo è insufficiente e l’aria contaminata.

Ciò che resta del genere umano sono poche tribù che vagano nella Terra Desolata, o che cercano di sopravvivere ai piedi della Cittadella, una fortezza con un sistema di caverne dove viene pompata l’acqua dall’unica falda acquifera presente sul territorio. Controllando questa risorsa essenziale, la Cittadella e i suoi alleati, Gas Town e Bullet Farm, controllano di fatto la Terra Desolata.

In questa atmosfera post- apocalittica, Max, un guerriero solitario in lotta con i propri demoni interiori, viene assalito da una banda di predoni, i War Boys, che lo trascinano alla Cittadella dove la sua macchina verrà restaurata e lui trattato come una bestia, e mentre lui si ritrova improvvisamente a testa in giù ad essere utilizzato come “sacca di sangue” per la sopravvivenza del giovane Nux, la rabbia dell’imperatrice Furiosa, farà scoppiare una Guerra di Strada senza precedenti, rubando il War Rig – una macchina da guerra che è il veicolo più importante al servizio di Immortan Joe: il signore, incontrastato, della Terra Desolata e portando via con sé le sue 5 mogli-schiave.

Trent’anni e non sentirli

Dieci anni di lavoro per un film, Mad Max: Fury Road, che tiene incollati allo schermo ad un ritmo iperadrenalitico per ben 120 minuti. Un’incredibile e turbolenta guerra da strada senza precedenti, sovrastata, accompagnata e pompata a pieno ritmo da Doof Warrior che raduna gli squadroni della morte urlando al microfono rock n’roll hardcore, diffuso a tutto volume.

Una donna, Furiosa (Charlize Theron), in tutti i sensi, o meglio, un gruppo di donne, in fuga dal destino di “riproduttrici” che gli è stato assegnato, in cerca di un “paradiso dell’Eden” riservato a loro, che gli dia una nuova vita e una nuova dignità, lontano dal deserto e dalla desolazione del mondo che conoscono, che le violenta e le umilia confinandole ad essere prigioniere, oggetti di proprietà, “cose”. Una corsa verso il sogno, l’utopia di “un altrove migliore” impossibile da trovare perché, come capiranno poi, il cambiamento deve avvenire dall’interno, dal cuore del sistema che ha intaccato il mondo, mutandolo per sempre.

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Charlize Theron in Mad Max: Fury Road

E poi lui (Tom Hardy), un uomo che lotta contro i suoi demoni e che niente vorrebbe avere a che fare con le dinamiche di quella società degradata, affamata e abbrutita dagli stenti e dall’odio. Ma che suo malgrado si ritrova coinvolto in una guerra che non gli appartiene e che allo stesso tempo rispecchia la sua tormentata vita interiore.

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Tom Hardy in Mad Max: Fury Road

Il mondo immaginato da Miller dipinge in Mad Max: Fury Road uno scenario di possibile declino della nostra società spingendo tutto oltre ogni limite, senza mai distaccarsi dalla volontà di rendere le scene “reali”, sia nella costruzione tecnica che nelle sfumature della sceneggiatura. Ed è proprio questa “realtà primordiale” che dà forza e fascino al film, oltre ogni acrobazia e spettacolarità: “Quando raschi via la complessità del mondo moderno, ne trovi uno molto primordiale, essenziale, e racconti storie che sono allegorie di base”, dice Miller.

A tal proposito ecco un video dedicato a George Miller:

Clip dal film

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