Diretto da Enrico Casarosa, talento nostrano adottato dagli USA e candidato all’Oscar nel 2011 con il cortometraggio La Luna, Luca è il nuovo gioiellino di animazione firmato Pixar e distribuito in streaming in esclusiva su Disney+.
A partire dal 18 giugno, gli abbonati della piattaforma digitale potranno ammirare questo piccolo capolavoro, al contempo fresco, divertente e intenso, ambientato nella Riviera Ligure, terra d’origine del regista e prima regione italiana ad apparire come setting unico di un film Disney Pixar.
Per celebrare la straordinarietà dell’evento, anche l’anteprima mondiale si terrà all’Acquario di Genova il 13, 14 e 15 giugno, in associazione con l’iniziativa di raccolta fondi organizzata da Medicinema Italia per sviluppare la cinematerapia nel territorio, in collaborazione con l’Ospedale Gaslini
Luca
Luca è un ragazzino timido e curioso che, all’inizio della sua adolescenza, si sporge in punta di piedi a curiosare il mondo al di là della “bolla” in cui l’infanzia e una madre iperprotettiva l’avevano relegato. Complice di questo suo viaggio alla scoperta di sé e dell’esterno è un amico incontrato per caso, Alberto: un filo più grande, apparentemente più esperto, sicuramente più intraprendente.
I due sognano insieme un avvenire di libertà a bordo dell’emblema della gioventù disinibita dell’epoca – siamo fine anni ’50, inizio ’60 -: la Vespa. Moderno destriero per le avventure di novelli eroi, lo scooter diventa il primo incentivo a mentire ai genitori per Luca, il primo oggetto condiviso con qualcun altro per Alberto, l’obiettivo e il mezzo per entrambi con cui volare verso la vita di scoperte e incontri cui aspirano.
Ma – e il “ma” non è irrilevante – Luca e Alberto non sono due amici qualunque, e la bolla da cui provengono non è pura metafora: sono due “mostri” marini che vivono abitualmente sott’acqua e che, per uno strano sortilegio, appaiono umani a contatto con l’aria, riprendendo le loro vere sembianze qualora anche solo una goccia di rugiada si poggi sul loro viso.
Non semplicissima, quindi, l’integrazione, quando gli altri possono vederti come un mostro multicolore peraltro erroneamente temuto come malvagio per la solita paura di ciò che non si conosce che contraddistingue gli umani in ogni dove, anche nel pittoresco borgo di Portorosso. Dove Luca e Alberto si rifugiano quando, avendo scoperto che il figlio si arrischia in territori sconosciuti, i genitori del protagonista vorrebbero inviarlo nel fondo degli oceani per proteggerlo da tutti i possibili pericoli, non considerando, come a volte capita anche con le migliori intenzioni, che così otterrebbero solo di isolarlo – dalla vita, dal mondo, dalla scoperta di sé.
Luca e Alberto si spalleggiano, si mettono in gioco, conoscono Giulia, sfidano Ercole, il bullo del paesino, gareggiano per vincere abbastanza soldi per comprarsi Vespa e libertà, litigano, fanno pace… Insomma, vivono, nel racconto di un’estate che è stata quella, memorabile, spartiacque (non a caso…), indelebile nel ricordo di ognuno di noi: l’estate del passaggio dal mondo dell’infanzia a quello più scivoloso, meno definito, dai contorni meno stabili, ma non per questo meno entusiasmante della vita adulta.
Il trailer di Luca
Una boccata di aria fresca e insieme un tuffo rinvigorente nel passato
Per comprendere la magia e la poesia di Luca basta ascoltare come lo descrive il regista Enrico Casarosa, una di quelle persone che, quando parlano, gli sorridono gli occhi con quei lampi di vitalità che di solito appartengono soltanto ai bambini. Si percepisce che c’è molto di lui, del ricordo della sua infanzia in Liguria, di quel “mare dentro” che si portano dietro coloro che ci sono nati, senza bisogno di sapere che anche il suo migliore amico si chiama Alberto e che, nella versione italiana, questo stesso amico presta la voce al personaggio cameo del pescatore.
Negli USA, dove amano le etichette, si sono subito apprestati a definire il film “bromance”, cioè incentrato su una storia di amicizia intensa tra due persone dello stesso sesso, e subito dopo alcuni si sono lanciati in sterili polemiche sulla possibilità, o meno, che il rapporto tra Luca e Alberto possa rientrare in tematiche LGBTQ+.
In conferenza stampa, a questo proposito, Casarosa ci ha risposto che, pur non avendo nulla contro eventuali interpretazioni in tal senso, quella non era l’ottica con cui la storia era stata ideata né il ricordo della sua esperienza. In realtà, ciò che esce fuori dal film è “la metafora del sentirsi diversi e il tema dell’accettazione dell’altro”. Come aggiunge Orietta Berti, voce di Concetta Aragosta e in piena seconda (o terza) giovinezza, dopo il suo singolo con Achille Lauro e Fedez, “Possiamo essere diversi dentro e uguali fuori, o il contrario. È importante trovare le persone che dentro sono uguali a noi, ma soprattutto è importante ricordare che siamo nati per amare e non per odiare”.
Mostri marini e umani si temono perché non si conoscono, ma quando vanno al di là delle loro apparenze, si scoprono più simili del previsto – anche se non capita a tutti, perché è giusto anche imparare a scegliere, tra i tanti, quelli con cui si hanno maggiori affinità e di cui ci si può fidare.
Un film ricco di contenuti
Un altro grande tema affrontato da Luca è quello della meraviglia, e della fascinazione per la conoscenza: il protagonista è completamente ammaliato dal mondo degli uomini, in questo ricordandoci un altro celebre personaggio Disney proveniente dal mondo sottomarino, Ariel, anche se in realtà per Casarosa l’ispirazione è stata piuttosto l’universo fantastico di Hayao Miyazaki e delle produzioni Studio Ghibli. Negli occhi spalancati di Luca su tutto ciò che lo circonda e nella sua sete di conoscenza si vede anche, e ancora, l’attrazione mista a paura del bambino verso il mondo fino a quel momento proibito e, quindi, ricco di potenzialità e seduzioni del passaggio all’adolescenza.
Mitico, in questo senso, rimane il mantra che i due amici si ripetono quando una vocina nella loro testa intima loro di fermarsi, di non prendere rischi, di cedere alle proprie paure. “Silenzio, Bruno!”, si gridano l’un l’altro (anche nella versione originale, in inglese), per non ascoltare la loro parte tremebonda e trovare il coraggio di lanciarsi verso nuove avventure. E viene quasi voglia di gridarlo anche noi, “Silenzio, Bruno!”, e rilanciarci anche noi nell’assaporare la vita.
Perché un’altra metafora che viene in mente guardando Luca, film la cui lavorazione è iniziata cinque anni fa ma che, al momento di entrare nel vivo della produzione, è stata fermata dalla pandemia, è quella giusto appunto che riguarda la nostra situazione attuale.
La voglia di prendere tutti una boccata d’aria dopo essere stati costretti a vivere come sott’acqua. La voglia di riassaporare il gusto del gelato, delle trenette al pesto, delle vacanze al mare, delle chiacchierate con gli amici. La voglia di viaggiare, col vento tra i capelli (anche se sotto un casco), a bordo di una Vespa, e di sognare di essere liberi.
La voglia di rinascita sottolineata dall’ambientazione fine anni ’50, inizio anni ’60, dalla fantastica colonna sonora (cui, eccezionalmente, è stato aggiunto il Bennato de “Il Gatto e la Volpe”, anacronistico ma perfettamente in sintonia con il mood generale), da quest’universo senza tempo che però pare aperto ad ogni sviluppo, sprizza energia e spinge alla ripresa. La voglia di respirare e andare incontro agli altri, superando le proprie paure e smettendo di vivere nascosti. Tra i tanti pregi di Luca, forse questo stimolo all’azione e all’ottimismo è uno dei più importanti.
Bilancio finale di Luca
Positivo sotto tutti i fronti: fresco, poetico, magico, divertente, pieno di bei messaggi, con una musica accattivante e una grafica suggestiva, con, nella versione, italiana, le voci di Marina Massironi, Luca Argentero, Giacomo Gianniotti (il De Luca di Grey’s Anatomy), Orietta Berti, il bravissimo Saverio Raimondo nella parte di Ercole-il-bullo… che dire, forse la ciliegina sarebbe stato vederlo al cinema. Sicuramente è stato più che appropriato associarlo ad un’iniziativa come quella della cinematerapia perché Luca, anche visto da casa, è uno di quei film che, dopo averlo guardato, ti senti meglio.