la legge della notte

La legge della notte: il proibizionismo secondo Ben Affleck

Torna il Golden boy del nuovo cinema americano di successo, ovvero l’attore e regista Ben Affleck. Torna con un film che riassapora il classico noir con la voglia di cimentarsi, anima e corpo, in un saldo gangster movie dalle forti ambizioni. Tutto nelle mani dello scrittore Dennis Lehane, autore del romanzo ‘Live by Night’, da cui è stata tratta la sceneggiatura scritta da Ben Affleck. Un perfetto cocktail di azione, sesso e corruzione che non risparmia dramma epico e attendibilità storica. Il regista di Argo e di Gone Baby Gone, ha saputo rispolverare un genere dalle tinte forti, senza ipocrisie. Tutto questo è La legge della notte, co-prodotto dallo stesso Lehane e Leonardo DiCaprio per la Appian Way Productions. In sala dal 2 marzo.

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Ben Affleck, regista e interprete di ‘La legge della notte’

La legge della notte

La storia si apre con la moralità affranta di un protagonista, Joe Coughlin, reduce di guerra, in una America dei primi del novecento. Disgustato da un governo che strumentalizza dolore e morte, decide di rifiutare la rigidità di un padre del corpo di polizia (un volitivo Brendan Gleeson), per diventare un furfante da bische e rapine di poche pretese. Una quotidianità fatta di tinte forti e giorni di poche speranze, tra inseguimenti e pallottole schivate. Le regole sono poche, ma è facile andare contro a quelle briciole di moralità, soprattutto quando si è innamorati della donna del boss di turno, la spregiudicata Emma Gould (una contorta Sienna Miller). La stessa donna capace di tradirlo per non venire annientata da una malavita che non risparmia morte e atrocità. Tutto in nome di un onore che non guarda in faccia a nessuno. Perché di nessuno è la vita scritta da un codice che affonda nell’inferno.

Ben Affleck e Sienna Miller, in una scena di 'La legge della notte'

Ben Affleck e Sienna Miller, in una scena di ‘La legge della notte’

La trama subisce il declino di un clichè che riporta a I padroni della notte, diretto da James Gray. Ma riesce sempre a tenere il ritmo di un incedere degli eventi che strizza l’occhio a una new age hollywoodiana calibrata nell’Art Deco di rito. Questo perché l’occhio registico di Affleck è sempre sollecito alla duttilità del protagonista, controverso nel suo essere schivo a quella malavita che ha ugualmente deciso di sposare. Romantico, scaltro ed effimero. Tre regole che bastano per tratteggiare un personaggio che si muove a suo agio, tra i bordelli e le spire pericolose dei padrini che regolano i conti con le pallottole e il sangue. Tre anni di galera, scontati sotto le agevolazioni di un padre, per tornare in strada, senza aver dimenticato il passato e quell’amore tradito. Il futuro si chiama Maso Pescatore (un risoluto Remo Girone), italo americano che gestisce il traffico dell’alcol e propenso alle facilitazioni del gioco d’azzardo.

La vita di Joe Coughlin sembra riprendere il suo corso, in quella Florida che affonda le radici nella Tampa, regolata da una legge che scende ai patti con troppa facilità. Quella legge si chiama Comandante Irving Figgis (l’attore Chris Cooper), immerso in quella moralità che cerca di stabilire un ordine fatto di quieto vivere e rispettabilità. Un padre fiero di una figlia che culla il sogno di fare l’attrice (una pragmatica Elle Fanning). Ma il prezzo di quella ingenuità si paga con lo scotto di una realtà che brucia tutto e ne soffia via le ceneri. Quelle ceneri che si tingono di perdizione e fanatismo religioso, laddove anche il colore della pelle significa morte e indignazione. Diventato contrabbandiere, riscopre l’amore tra le braccia di Graciella Suarez (una seducente Zoe Saldana), tra i giochi di trafficanti che sembrano ammorbidire le aspirazioni di un Coughlin ritornato a vivere.

Ben Affleck e Zoe Saldana, in una scena di 'La legge della notte'

Ben Affleck e Zoe Saldana, in una scena di ‘La legge della notte’

Ma i conti con il passato si devono saldare, e il destino sembra dover tracciare una trama che non risparmia un dolore che affonda sempre in quell’inferno. I personaggi si muovono sorretti da una storia che scorre senza interruzioni. Le scenografie di Jess Gonchor sono di forte impatto, miscelando la fotografia di Robert Richardson e le musiche di Harry Gregson-Williams. Tutto nella corposità stessa di un regista che si muove a suo agio, nella fisicità volitiva di un uomo che scrive le regole, dentro e fuori dal set. I toni cupi di un fuorilegge che sembra sempre dover rappresentare la cruda moralità di una società contemporanea. Come un ritrovato giustiziere che non si nasconde dietro la maschera ‘milleriana’ di un personaggio da fumetti. Del resto, il paradiso e l’inferno sono parti di una stessa entità. Quella vita che scandiamo con lo scorrere dei giorni. Decidendo sempre da che parte stare.

La legge della notte – il trailer

 

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