Recensioni Film: Ecco perchè non mi piace “Niente da dichiarare?” di Dany Boom

Scopri qui sotto la recensione di “Niente da Dichiarare?”,  il nuovo film di Dany Boom, con poche pretese e di bassa qualità cinematografica.

Leggi di seguito perchè reputo di poco valore questo lavoro.

La recensione di “Niente da Dichiarare?”: un pessimo film

di Davide Cinfrignini

locandina del film "niente da dichiarare"

Il regista di “Giù al Nord“, Dany Boon dirige il suo quarto lungometraggio cinematografico, basandosi su un fatto storico vero e accertato ( l’apertura delle frontiere europee nel 1993 ).

In questo film il regista decide di puntare su un altro scontro/incontro tra due culture, che convivono parallelamente ma profondamente e necessariamente diverse, la francese e la belga.

Il Trailer del Film

Una comicità volgare

Constantemente “sopra le righe”, la comicità di “Niente da Dichiarare?” è urlata, volgare, colpisce involontariamente solamente per l’accortezza dello sceneggiatore di assegnare ad ogni personaggio una piccola caratterizzazione, che per quanto possa essere un involucro superficiale per veicolare un’effimera risata o per far funzionare uno sketch, è l’unico modo che adotta Dany Boon per instaurare un legame affettivo tra la pellicola e lo spettatore.

Il film sembra una fiction televisiva

Condito da una massiccia dose di romanticimo patetico e di  buonismo urticante, la pellicola ha ben poche pretese, tutte riposte sul piano commerciale rispetto a quello artistico.

Boon è un buon direttore di comici anche se con una personalità registica completamente assente.

Per questo il lungometraggio è realizzato come una fiction televisiva, lontano dagli standard di una “confezione” cinematografica almeno passabile.

Fingendo di affrontare tematiche sociali e disagi reali, Boon dirige una sequenza comica dopo l’altra, finendo per assolvere tutti quei mali che sembra voler denunciare.

Il razzismo, i  disagi famigliari, lo spaccio illegale di cocaina e la perdita del posto del lavoro sono espedienti da inserire e da sacrificare in nome della “commedia”.

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