Esce oggi nelle sale cinematografiche “Drive”. Dai un’occhiata alla recensione qui sotto, noi lo abbiamo visto in anteprima per te.
Qui tutti i dettagli.
Drive: La recensione del film
di Davide Cinfrignini
Ottavo lungometraggio e seconda esperienza statunitense per Nicolas Winding Refn, regista danese consacrato a Cannes con il premio come Miglior Regista.
Refn con “Drive” plasma la sostanza noir della sceneggiatura di Hossein Amini alle sue esigenze registiche.
Il Trailer del Film
Sullo sfondo di una Los Angeles iperrealistica, l’autore danese mette in scena un protagonista che definisce lui stesso un “personaggio mitologico”.
Driver è un uomo di cui non conosciamo il nome, un “professionista della guida”: meccanico nell’officina di Shannon, stuntman ad Hollywood e autista di rapinatori notturni.
Il suo passato ci è totalmente oscuro, come le vere motivazione dei suoi scatti di violenza che sono un esplosione di una natura che nel quotidiano è implosa ( lo sentiamo pronunciare una manciate di parole e il suo sguardo non lascia trasparire alcuna emozione) in un nichilismo esistenziale disperato e scevro di passioni e emozioni amorose o affettive.
Eppure è facile empatizzare con questo anti-eroe figlio di Nietzsche e Schopenhauer, per l’accettazione disarmante della sua natura umana, perchè il manifestarsi della sua violenza verso gli altri è lontana dal crudo orrore esercitato dai splatter o dall’afferratezza dei crimini commessi nei film di Tarantino o dei Coen.
La violenza in “Drive” è arte, è parte dell’ordinario, è manifestazione progressiva della doppia/tripla personalità di Driver .
Il suo modus operandi, il suo amore platonico privo di venature erotiche verso la dolcissima Irene ( interpretata da una lacerante Carey Mulligan) e anche il suo giacchetto di raso con uno scorpione disegnato sulla schiena creano una figura eroica, un vendicatore tragico, tenebroso e pessimista.
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