Se dovessimo aggiungere altre parole su Che Guevara, ci renderemmo subito conto che ne sono già scese a fiumi, che non c’è poi ancora molto altro da dire su una figura mitica, entrata ormai nell’immaginario collettivo e, aihmè, anche nel nostro guardaroba.
L’avrete già sentita quella battuta:
“Che Guevara chi? Quello delle magliette? “, che getta nel pantano un personaggio che ha fatto storia e che non può essere ridotto a una banalissima scelta di look.
Fortunatamente non solo le t-shirt parlano del Che, ma anche numerosi film e libri, molto più esplicativi sulla sua vita di qualsiasi discussione.
In uscita, una pellicola di Steven Soderbergh, già presentato nel maggio scorso al Festival di Cannes in due parti, L’argentino e Guerriglia, che raccontano, rispettivamente, della conquista di Cuba e della rivoluzione in Bolivia.
L’opera di Soderbergh, già premio Oscar per Traffic, come molti altri film che parlano del Che, cerca anche di spiegare chi fosse quest’uomo dalla personalità forte e dalle azioni leggendarie, attraverso la ricostruzione di documenti visivi (girati come se fossero originali) e grazie anche a Benicio del Toro, incredibilmente somigliante al personaggio che interpreta.
I due, che hanno già lavorato insieme proprio per Traffic, ci tengono a sottolineare l’incredibile impegno messo nel progetto, “rivolto a realizzare un quadro perfettamente combaciante con la vita di quest’uomo, soprattutto da un punto di vista politico” come del Toro ha affermato in un’intervista.
“Siamo andati su e giù da Cuba per incontrare tutti quelli che sapevano qualcosa di lui, o che l’hanno conosciuto: il materiale raccolto era immane, e proprio dall’esigenza di non perderlo e di non mettere da parte nulla della sua vita, si è concepito il film in due parti”.
L’impegno del regista e dell’attore ricalca le orme già seguite in passato da altri registi e da altri attori, tutti assolutamente in linea con il progetto di Soderbergh: dare di Che Guevara un immagine che dicesse tutto sul suo profilo pubblico, politico e sociale, ma che aiutasse anche a capire chi fosse e quali fossero le sue aspirazioni.
Così, tutti quelli che amano il Che, avranno apprezzato I diari della motocicletta del 2004, di Walter Sales, con Gael Garcia Bernal nei panni giovanili del comandante, che, inforcata la moto, percorre il suo viaggio nella società disastrata e pericolante dei suoi tempi, tra poveri, maltrattati, affamati e moribondi.
Un viaggio della speranza che sfocia nella storia che conosciamo bene e che, in questo film del 2004, volontariamente non viene raccontata. L’umanità del giovane dottore, partito per vedere il mondo, e che dopo, tenterà di salvarlo con tutti i mezzi, viene a galla lentamente nel film con Bernal, che, profondo e trasparente, attraversa molti confini con il suo amico di sempre per poi raggiungere il suo destino.
Questo destino è raccontato da Soderbergh attraverso Benicio del Toro, e non ci resta che aspettare l’arrivo sugli schermi di questo film in due parti, necessariamente lungo, per raccontare la vita di un uomo che può davvero dire di essere leggenda.