Il punto di rugiada

Il punto di rugiada, un film di Marco Risi

Esce in tutti i cinema il 18 gennaio, Il punto di rugiada, un film di Marco Risi sul crepuscolo della vita.

Il punto di rugiada

Il punto di rugiada, un film crepuscolare

Marco Risi, figlio d’arte (suo padre è Dino Risi, padre della commedia all’italiana), ormai settantenne, è riuscito a realizzare un vecchio sogno del genitore, un film crepuscolare sulla terza età. La pellicola gioca sulla relazione tra giovani ex sbandati e un gruppo di variopinti ospiti di una casa di riposo di lusso, Villa Bianca.

2018, estate: Condannato per reato stradale, il giovane Carlo (Alessandro Fella), figlio di papà, viziato e sbandato, è affidato per un anno ai servizi sociali che lo destinano a una casa di riposo a cinque stelle. Carlo incontra Manuel, un giovane spacciatore e Luisa (Lucia Rossi), una bella e ambigua infermiera che probabilmente lo ha già incontrato precedentemente.

Il punto di rugiada: Alessandro Fella in una foto di scena

La casa di riposo ospita uomini e donne di varia umanità.

Tra essi spiccano un ex showman (Maurizio Micheli), una ex femme fatale (Erika Blanc), un poeta ormai in balia dell’Alzheimer (Luigi Diberti), un colonnello apparentemente rigido, vittima di un dramma familiare (Eros Pagni) e Dino, (Massimo De Francovich), fotografo, caustico e dolente.

Trailer del film

Il punto di rugiada, confronto generazionale

Luigi Diberti e Massimo De Francovich in una foto di scena

Costituito da una serie di scene che hanno come filo rosso le stagioni che scorrono imperterrite, il film si rivela un efficace confronto generazionale. I due giovani sbandati riescono a trovare negli anziani un punto di riferimento e anche i maturi ospiti, che al di là del trattamento extra lusso sono di fatto abbandonati a se stessi, si legano ai ragazzi.

Le figure portanti della storia sono il colonnello interpretato da Eros Pagni e Dino, stesso nome del padre del regista. Quest’ultimo, trait-d’union della pellicola, raffigura l’uomo libero pur nella sua dorata prigionia.

Malinconico come tutte le pellicole dedicate alla senilità, il film ha come precedente celebre Le cinque stagioni, vecchia fiction Rai del 1976 caratterizzata da un cast di attori anziani di alto livello. Il titolo richiama un particolare stato termodinamico, sinonimo di prossima evanescenza, citato da un ospite ex meteorologo.

A tratti un po’ debole nel delineare alcuni personaggi e situazioni, il film ha il suo punto di forza nelle interpretazioni attoriali degli anziani protagonisti. Finale a sorpresa, vietato abbandonare la sala!

Appuntamento al cinema dal 18 gennaio.

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