Alive _ Sopravvivere in quarantena

Alive è un film horror coreano del 2020 prodotto e distribuito da netflix. Alla regia troviamo Il Cho (produttore di capolavori come “I saw the Devil“) e tra i protagonisti troviamo Yoo Ah In e Park Shin Hye. Alive ha già superato un milione di spettatori in patria, che nell’era del post-covid, non è roba da poco.

Alive
Locandina del film Alive

Alive

Joon Woo all’apparenza sembra un ragazzo solitario, il classico nerd chiuso in casa che passa il tempo sui videogiochi. Un giorno tramite il tg, scopre che le persone si trasformano misteriosamente in pericolosi cannibali (zombie), e che tutta la nazione è in grave pericolo. Joon Woo dovrà fare affidamento alle sue sole forze per riuscire a sopravvivere, perché se
esce, è un uomo morto…

Alive, film moderno con mezzi moderni

Già il titolo, sa di moderno, l’uso degli hashtag è tipico dei social che noi tutti usiamo, perché quindi non creare un qualcosa che possa intrattenere, rendendolo per l’appunto, moderno?

Joon Woo è un ragazzo che vive nell’era moderna della tecnologia, circondato da PC ultra potenti, console di ultima generazione, e cuffie WiFi. Ma tutta questa tecnologia, fondamentalmente a che serve? In poche parole a nulla, perché quando sei in difficoltà e in serio pericolo, i telefoni non prendono mai, ed il PC super tecnologico al massimo lo puoi tirare addosso ad uno zombie.

L’unico “mezzo” per poter comunicare sono le frequenze radio, ma chi, al giorno d’oggi ha una radio in casa? Specialmente i giovani che ormai vanno
tutti di iPod… La tecnologia però se usata in modo intelligente, può aiutarci anche a sopravvivere. Come? Con l’utilizzo di un drone per esempio, che riuscendo a volare in alto, può captare un segnale e farci chiamare i soccorsi.

Alive è un film che alterna spesso scene ad alto tasso tecnologico, con scene in cui vengono inquadrati oggetti ormai ritenuti obsoleti, come per esempio i walkie-talkie. Questo continuo interscambio tra il moderno e il vecchio, è
come una similitudine tra il mondo di oggi, e quello di prima.

Un mondo in cui abbiamo sperimentato in prima persona il significato della parola quarantena, ed il trovare un modo per non perdere la nostra creatività e lucidità. E in qualche modo, la tecnologia ci ha aiutato, ma non soltanto quella, perché i rapporti umani sono più importanti di qualsiasi cosa, e quando si ha la sensazione di poter perdere tutto, forse allora ci si rende davvero conto del significato della vita, come lo stesso Joon Woo

Alive
Joon Woo in una scena del film Alive

Il terrore degli zombie… in quarantena!

Dopo Train to Busan, dove gli zombie occupavano i vagoni di un treno rendendo l’atmosfera claustrofobica, i coreani ci riprovano e creano un altro zombie movie, rimodellando quella che è stata la nostra vita nei mesi scorsi, ossia la quarantena.

Una strana pandemia, che trasforma tutti in zombie famelici, costringe i “sopravvissuti” a restare chiusi in casa. L’intera scenografia del film si svolge all’interno dell’appartamento del ragazzo, qualche inquadratura
mostra il mondo fuori, ma è ormai un mondo alla deriva, senza futuro.

Sono pochissime le scene d’azione, forse per dare più spazio all’immaginazione, all’ansia crescente nel vedere un’esperienza che abbiamo già vissuto anche se in maniera differente. Grazie ai due
protagonisti, osserviamo quello che accade nei loro appartamenti, mentre sentiamo quel che accade fuori.

Gli zombie fuori fan rumore, emettono strani versi, i sopravvissuti in casa
devono far silenzio. Gli zombie non possono entrare, i sopravvissuti non possono uscire… Più che horror, a volte sembra un thriller, perché non fa paura come il più classico degli horror, ma gioca sulla tensione inserendo qua e là, qualche scena da brivido.

Immaginate di essere voi al posto dei protagonisti, cosa fareste, pur di sopravvivere? In un certo senso, la domanda che il film ci pone è questa, e ognuno ha la sua risposta…

Joon Woo e Yoo Bin in una scena del film
Una scena del film con i due protagonisti

Giudizio personale su Alive

Non è minimamente paragonabile a Train to Busan, che per me è ancora inarrivabile, però considerando la qualità del sonoro e delle immagini, lo ritengo un film più che valido. Il trucco degli zombie è abbastanza “caruccio” , magari avrei preferito qualche scena violenta e sanguinolenta in più, ma va bene, in fin dei conti per 90 minuti intrattiene lo stesso…

Un film con zombie e protagonisti in quarantena, dopo il periodo che abbiamo vissuto, è una genialata! Nel complesso, un buon prodotto made in Corea, che conferma quanto i coreani stiano pian piano conquistando il panorama mondiale, soprattutto nel filone “zombie“.

Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.

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