Secondo appuntamento con i registi partecipanti al contest GURU MUSIC. Per la rubrica dei registi emergenti oggi parliamo di Alessandro Manca, giovanissimo regista sardo (ha solo 25 anni) che si presenta con il corto L’uomo che amava troppo.
Alessandro è ancora uno studente, ma il suo talento è già evidente. Il corto, L’uomo che amava troppo, prodotto in collaborazione con la NUCT (Scuola Interazionale di Cinema e Televisione), denota un’ottima capacità di ripresa ed interpretativa, grazie anche alla scelta di attori capaci di entrare abilmente nella parte (soprattutto il protagonista Aldo Mattiotti). Ottima anche la scelta delle musiche che si sposano perfettamente con lo scandire delle scene che partendo da una situazione di tensione emotiva, si concludono in maniera molto originale.
E ora alcune domande al regista.
Alessandro com’è nata l’idea del corto?
Il corto nasce a conclusione di un percorso di studi di cinema e di conseguenza è un tentativo di realizzare un lavoro breve che potesse fornire quante più occasioni possibili per lo sviluppo di una poetica personale. Da qui la scelta di un tema forte come la dipendenza, che ritenevo si sposasse bene con il tema dell’immobilità fisica e che, soprattutto, offrisse molte occasioni per sperimentare in maniera giocosa con il linguaggio filmico.
Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?
Realizzare il corto è stato in definitiva un continuo superare ostacoli e difficoltà che si sono presentati in maniera costante nel corso dei mesi. A cominciare dall’esigua disponibilità di mezzi fornita dalla scuola, dal reperimento della location e del materiale scenografico, fino alla ricerca degli attori che, come ci si può rendere conto visionando il prodotto, dovevano corrispondere a criteri molto, molto precisi.
Diversamente, il lavoro con gli attori stessi e con la troupe e la fase di post-produzione, che si è protratta per diversi mesi, hanno rappresentato un esperienza fondamentale nel mio percorso artistico.
Quali sono i riconoscimenti più importanti che hai ricevuto?
Non sono un frequentatore di festival e non partecipo alla vita attiva del mondo dei registi emergenti, ma ritengo che le peculiarità estetiche di questo lavoro mal si adattino al panorama delle rassegne e dei festival che ci sono in giro, e non mi viene difficile immaginare una giuria di qualche festival che non sa che farsene del lavoro che visiona, ma poco male.
Pertanto posso solo dire che le più grandi soddisfazioni mi vengono dalle proiezioni clandestine del lavoro. In aggiunta, anche il consenso che talvolta mi hanno riservato i professionisti del settore che, cosa più importante, si traduce in nuove offerte di lavoro mi rendono in definitiva soddisfatto del lavoro.
Concludiamo qui l’intervista, facendo un in bocca al lupo ad Alessandro per il contest a cui sta partecipando e per il suo futuro da regista.