Speciale Sudestival 2018: ‘Nove lune e mezza’ e ‘Finché c’è prosecco c’è speranza’ – le recensioni

Protagonisti del Sudestival sono sicuramente anche i ragazzi che fanno parte della Giuria Giovani che da qualche anno sono ospiti di cinemio come recensori dei film in concorso. Primi due film recensiti: Finchè c’è prosecco c’è speranza di Antonio Padovan e Nove lune e mezza di Michela Andreozzi.

Finché c'è prosecco c'è speranza

Finché c’è prosecco c’è speranza

Finché c’è prosecco c’è speranza

Un giallo al cinema, genere inusuale per le nostre sale cinematografiche, ma Finché c’è Prosecco c’è speranza non è solo un giallo. È la storia di una terra, dei suoi abitanti e dell’ingiustizia. Vicende di piccole storie si intrecciano sul filo di alcune morti misteriose. A investigare sul caso c’è l’ispettore Stucky, un impeccabile Battiston, che pur a disagio in ogni situazione cerca di scovare la verità in un paesino di gente chiusa e silenziosa.

Tra questa gente emerge la figura del matto, Pitusso, interessante non solo come personaggio, ma anche perché offre al pubblico la visione drammatica di una problematica sociale, quella del non detto e della
vendetta. All’interno del film è rimarcato continuamente il tema della giustizia, sottolineato anche dal nome del paese immaginario, in cui viene ambientata la vicenda.

Il tema centrale è la contrapposizione tra l’aspirazione alla giustizia e la vendetta, che si rivela essere uno strumento di riscatto sociale per la cittadina. Le vicende si stagliano su un panorama affascinante, quello caldo e accogliente delle colline venete. Un film denuncia che apre uno squarcio sullo scenario della produzione di un vino italiano, corrotta dagli imprenditori che chiedono più di quanto la terra possa dar loro.

Federica Romana Fiume, Liceo Classico Galileo Galilei, IIIA

Nove lune e mezza

Nove lune e mezza

Nove Lune e mezza

Nove lune e mezza è uno specchio dell’Italia di oggi”: così la regista Michela Andreozzi ha definito il suo film. Un’Italia che cerca di liberarsi dalle ragnatele della tradizione, lanciando anche provocazioni su una serie di temi cari alla regista stessa: l’evoluzione e la crescita del ruolo e della concezione della donna in famiglia e in società; unioni e adozioni per coppie omosessuali; la pratica dell’utero in affitto, ma ancora razzismo, politica e religione che fanno da sfondo al tutto.

Un ventaglio di tematiche ampio, a tratti forse un po’ troppo, con il rischio, quindi, di non approfondirne abbastanza nessuna. È pur vero, però, che proprio una tale ricchezza tematica, sapientemente gestita dalla regista, riesce a restituire una quotidianità strampalata, ma quantomai vicina ai nostri giorni, in cui si muovono personaggi ben costruiti e sempre coerenti con se stessi. Il filo conduttore è sicuramente il genere. La commedia all’italiana offre un piccolo assist alla regista che tra un lieve sorriso e una aperta risata permette di discutere su questioni “calde” anche a chi non è solito esporsi.

Anna Esposito, Liceo Scientifico GALILEO GALILEI, VB

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