Ritroviamo oggi Marco Di Gerlando, giovane regista emergente già ospite di questa rubrica per il suo corto Senza ritorno. Oggi ci parla invece del suo ultimo, interessante lavoro: Nella tasca del cappotto.
Nella tasca del cappotto
Come vivono i bambini la violenza domestica? A questa domanda il regista Marco Di Gerlando cerca di rispondere con il suo nuovo cortometraggio Nella tasca del cappotto. E lo fa con una delicatezza incredibile raccontando questa ‘favola‘ di draghi e principesse da salvare. La violenza in se compare solo in una scena ma, grazie ad una sceneggiatura solida ed un accurato uso della fotografia, risulta sempre in agguato minacciosa. Bravissimo il piccolo protagonista Edward Dring le cui intense e curiose espressioni sono valorizzate da ricchi primi piani.
L’intervista al regista Marco Di Gerlando
Ciao Marco, bentornato su cinemio. Del corto sei autore di soggetto e sceneggiatura, oltre che regista. Com’è nata l’idea di ‘Nella tasca del cappotto’? Ti sei ispirato a fatti realmente accaduti?
In realtà era già da un po’ di tempo che volevo raccontare una storia sul tema della violenza domestica assistita, volevo però narrarla in modo diverso: attraverso la visione fantastica di un bambino di 8 anni. Un giorno ho notato le due marionette protagoniste del corto dietro alla vetrina di un negozio di giocattoli. Le ho istintivamente comprate sapendo che sarebbero diventate due dei protagonisti della storia.
Il corto gira praticamente tutto intorno al piccolo protagonista Edward Dring. Come lo hai scelto e come hai lavorato con lui, visto il tema così delicato?
Lavoro da tre anni per l’associazione ZuccherArte di Genova che si occupa di teatro e cinema per bambini e ragazzi: Edward l ho conosciuto durante i corsi e mi ha colpito subito il suo volto particolare e malinconico. Sono andato a colpo sicuro sul protagonista, Edward si è rivelato molto sensibile e colpito dal tema trattato.
Com’è andata la lavorazione del corto? Ci sono aneddoti che ti va di raccontare? E, se possiamo chiederlo, quanto è costato?
Il corto è stato molto impegnativo, abbiamo girato tutto in 4 giorni, ma devo dire che grazie al contributo di tutti i miei collaboratori siamo riusciti a portarlo a termine con soddisfazione. Il corto è stato prodotto dall’imprenditore Giuseppe Dalsasso, che ha sposato il progetto sin da subito ricoprendo le spese vive di catering e viaria.
Il tema della violenza domestica è ultimamente molto sentito. Qual è stato il riscontro di pubblico che hai ottenuto?
Ho avuto molte richieste da parte di associazioni ed enti per poter proiettare il corto durante convegni e manifestazioni, anche moltissime scuole a livello nazionale ne hanno fatto richiesta, sono molto contento di questo. Inoltre il corto sta avendo un ottimo riscontro anche in ambito internazionale, è stato infatti selezionato presso l’Athens international short film festival su oltre 4100 corti iscritti, ha ottenuto il premio Aurora presso il Pazmany film festival di Budapest, è in concorso presso l’Edimburgo Short Film Festival 2014 e ha recentemente vinto il premio miglior attore presso il Versi di luce international Film Festival di Modica e il premio Miglior idea preso la prima edizione dell’Arno Stream Fest di Firenze.
Anche tuo fratello Riccardo è regista come te. Quando vi vedremo lavorare di nuovo insieme?
Spero presto! Stiamo sperimentando al momento, mi auguro al più presto di poter esordire insieme con un lungometraggio.
E per concludere uno sguardo al futuro. Hai già un nuovo progetto nel cassetto? Magari un lungometraggio…
Sto lavorando allo script per un lungometraggio ispirato proprio a Nella tasca del cappotto insieme allo sceneggiatore Nicola Lucchi, spero di trasformare questo corto in un lungometraggio, sono ottimista!
Ringrazio Marco Di Gerlando per la disponibilità, augurandogli di avere presto notizie di questo nuovo progetto.