La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi

Film di pre-apertura della 12esima edizione del Festival del Cinema di Roma è il film d’esordio dello scrittore Donato CarrisiLa ragazza nella nebbia, tratto dall’omonimo romanzo che ha venduto tre milioni di copie nel mondo e che Carrisi sceglie come ‘iniziazione’ al ruolo di regista in questo thriller dal sapore noir fuori dal tempo e dal gusto nord europeo, figlio di un certo cinema di Fincher o del Demme de Il silenzio degli innocenti. Da Giovedì 26 Ottobre è al cinema La ragazza nella nebbia.

La ragazza nella nebbia

La ragazza nella nebbia

La ragazza nella nebbia

Ad Avochet, un piccolo e silenzioso paese di montagna, è sparita la giovanissima Anna Lou. Arriva quindi ad indagare il famoso poliziotto Vogel (Toni Servillo; La grande bellezza, Lasciati Andare) con il suo assistente Borghi (Lorenzo Richelmy; Marco Polo, Sotto una buona stella) per scoprire che in paese tutti sono possibili sospettati e che quindi il mostro, e quindi il male, s’insinua tra di loro.

Trailer del film “La ragazza nella nebbia”:

Nebbia e sospetti

La peculiarità dell’opera prima di Donato Carrisi è stata di certo quella di partire da una sceneggiatura di ferro tratta dall’omonimo romanzo da lui stesso scritto ed edito nel 2015. L’opera si propone in chiave cinematografica come una scatola  cinese ermeticamente chiusa su sé stessa e da cui non è possibile trovare qualcosa di troppo o di fuori posto. Non la si può trovare di certo nel cast composto dal sempre sublime Toni Servillo e da Alessio Boni, fino al grande Jean Reno che qui torna a recitare in italiano (dopo la prova con Benigni), e ancora passando da Michela Cescon, Greta Scacchi, la bravissima Daniela Piazza e Lucrezia Guidone.

La ragazza nella nebbia

Un’immagine del film La ragazza nella nebbia

Quello che innalza quest’opera prima non è tanto la fermezza stilistica del regista, la precisa idea compositiva di creare un luogo non luogo fuori dal tempo che però racconta più che mai il tempo che oggi viviamo (come hanno tentato di fare, in chiave comica, opere come Omicidio all’italiana o Chi m’ha visto); né tantomeno il conseguente lavoro dei reparti (da fotografia a scenografia e fino ai costumi, lavoro d’artigianato che tanto ricorda nell’insieme Una pura formalità di Giuseppe Tornatore).

É invece proprio la stessa sceneggiatura e il senso profondo che se ne ricava attraverso i personaggi a renderlo più di un thriller, più di un caso, lontano da facili  ed inutili riferimenti a La ragazza del lago di Molaioli o simili film di genere degli ultimi decenni. Il fulcro tematico della storia è il male e come questo è sempre presente in ognuno di noi, in attesa di cogliere l’opportunità per palesarsi, metterci alla prova. É una visione laica quella che Carrisi ci propone ma riesce a renderla visibile e non banale in ogni personaggio, sostenuta da un grande cast artistico e a fare in modo, giunto al suo epilogo, di non banalizzarla e di (seppur nei canoni classici del genere per cui ai più sapienti tutto è chiaro ben prima della sua esplicitazione) creare una chiusa perfetta e circolare sul senso della storia stessa e sul perché di ogni cosa.

La ragazza nella nebbia

Un’immagine del film La ragazza nella nebbia

I personaggi sono delle marionetta che si muovono in una coreografia ben impiantata nella mente del suo autore tanto quanto la ricostruzione in scala della cittadina su cui Carrisi decide di aprire ad uno sguardo d’insieme, diversamente dall’utilizzo di un classico drone per una reale panoramica. La claustrofobia degli spazi è in realtà quella dei tormentati animi di chi li vive e in questo l’opera di Carrisi s’innalza a grande cinema di genere e l’operazione produttiva della Colorado (di solito aperta al genere comico) va lodata e sostenuta.

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