Ilaria Alpi: il più crudele dei giorni

Non è facile scrivere qualcosa oggi, ammettiamolo. Primo, perché oggi è il giorno del silenzio nel mondo dell’informazione: e per quanto quella cinematografica non sia sempre considerata informazione, in effetti lo è. Secondo, perché a parte le benemerite proiezioni nella già citata Piazza Maggiore a Bologna, il 95% degli schermi italiani è attualmente vampirizzato da “Eclipse”.

E allora di che parliamo? Parliamo di un film che racconta la storia di una giovane donna che per la libertà di informazione ha sacrificato la vita. “Il più crudele dei giorni”, girato da Ferdinando Vicentini Orgnani ed uscito nel 2003, ricostruisce infatti le ultime settimane della vita di Ilaria Alpi. Giornalista, inviata del Tg3, che dopo avere raccontato la guerra nella ex-Jugoslavia era voluta a tutti costi andare a documentare un’altra guerra. Una guerra che non interessava praticamente nessuno: quella in Somalia.

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Ed è qui – mentre assieme all’operatore Miran Hrovatin sta indagando su un traffico di armi, che coinvolgerebbe anche esponenti corrotti dello Stato italiano – che Ilaria Alpi viene assassinata il 20 marzo 1994.

Nel film, il ruolo della giornalista è interpretato da Giovanna Mezzogiorno: intensa come sempre, e credo molto adatta per restituire quell’idea di assoluta determinazione nella ricerca della verità.

Per il resto, “Il più crudele dei giorni” non ha particolari meriti cinematografici. Il suo interesse è tutto nella storia, nell’omaggio a queste due persone: nel ricordarci soprattutto l’eterna lotta fra la ricerca della verità, che è propria degli esseri umani; contro la legge del più forte, che come ultima risorsa ha sempre quella della violenza bruta.

Il più crudele dei giorni è proprio questo: non solo perché l’omicidio distrugge due vite umane. Ma perché queste vite umane sono anche simboli di questa ricerca della verità, e su queste il fuoco dei proiettili infierisce. Il massacro dei corpi diventa anche il massacro di tutta la loro ricerca, che si ferma lì: nessun giudice, e nessuna commissione parlamentare, saranno da allora capaci di arrivare alla verità. Parola che sto continuando a ripetere qui, perché è il filo conduttore del film e dell’intera vicenda.

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