Presentato in anteprima e in concorso alla 72esima edizione del Festival di Cannes, arriva il 26esimo film del regista Marco Bellocchio che incentra il racconto attorno all’ambigua quanto affascinante figura di Tommaso Buscetta, interpretato da Pierfrancesco Favino. Dal 23 Maggio è in sala Il Traditore.
Il traditore
Primi anni ottanta: a Palermo è in corso una faida tra i vari boss di mafia per il controllo della droga. Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino; A casa tutti bene, Moschettieri del Re) prova a nascondersi in Brasile con la famiglia ma verrà presto catturato ed estradato in Italia, dove si troverà faccia a faccia con il giudice Giovanni Falcone.
Il trailer del film
Onore e oneri
Osare. Credo sia questo il termine alla base dell’ultimo progetto di Marco Bellocchio, regista eclettico che dall’esordio con I pugni in tasca (1965), passando per L’ora di religione (2002) e i più recenti Vincere (2009) e Bella addormentata (2012) non ha mai dimenticato di osare, di spingersi oltre nel consegnare un proprio punto di vista, nel trattare tematiche molto spesso evitate dal cinema italiano perché rischiose, ambigue, spigolose nell’esplicita componente ora religiosa ora politica che toccavano e che inevitabilmente porterebbero un qualunque autore a porsi in una determinata posizione nel trattare e sviluppare tali argomenti.
Su Buscetta si è detto, visto e letto molto negli ultimi trent’anni, il primo vero pentito di mafia che ha condotto ad un maxi-processo al cui apice si è vista la cattura del boss Totò Riina. Sin dalla scena d’apertura, Bellocchio muove la macchina con sapienza, in un film che sembra un palcoscenico di ‘pupi’ mossi da un volere superiore che è il regista (scritto da Bellocchio con Ludovica Rampoldi, Valia Santella e Francesco Piccolo dentro uno script denso ma abbastanza fluido) ma che è anche la ‘fede’ mafiosa che muove i personaggi dentro le loro azioni, il tutto retto da legami ad un cinema ‘alto’ il cui immaginario si lega ormai a quello messo in scena dentro i 148 minuti di quest’opera, da Il Padrino di Coppola al cinema politico che va da Elio Petri a Francesco Rosi.
Una nota positiva va data anche al casting di Francesca Borromeo e Maurilio Mangano, ricco di attori siciliani e non tra cui spiccano, oltre ad un magistrale ed intenso Pierfrancesco Favino che riesce a scavare nella lingua e a raccontare nello sguardo e nei silenzi il dolore per il tradimento subito dalla ‘Famigghia’ e le conseguenze che portano alla sua scelta, il Pippo Calò di Fabrizio Ferracane, Totuccio Contorno di Luigi Lo Cascio, Giovanni Falcone di Fausto Russo Alesi e il Totò Riina di Nicola Calì.
Il Traditore funziona abbastanza bene nell’equilibrio tra la massiccia dose di contenuto storico misto all’elemento umano seppur oggettivo dell’uomo Buscetta, reso nella forma grazie all’essenzialità della messa in scena che non cerca virtuosismi ma punto al cuore del racconto, affidandosi alla sceneggiatura e agli attori per fare grande la sua resa complessiva.