‘Il pretore’, storia di tradimenti e malcostumi italiani

Esce oggi al cinema Il pretore il nuovo film di Giulio Base che vede come protagonista Francesco Pannofino.

Il pretore

Augusto Vanghetta (Francesco Pannofino) è il pretore di Luino, piccolo paese in provincia di Varese, e vive una relazione coniugale con Evelina (Sarah Maestri). Ma del loro matrimonio ormai non rimane più nulla, se non l’obbligo legale che li tiene ancora uniti. Lui infatti è un tombeur de femmes, ma non seduce con il suo fascino o il suo aspetto estetico ma solamente elargendo favori, in virtù della posizione che presiede. D’altronde non è affatto un gran bell’uomo, soprattutto nei modi di approcciare le donne, trattate come meri oggetti da possedere. E questa scabrosa seconda vita del pretore è nota a tutti nella comunità.

Si sa, il paese è piccolo e la gente mormora. Ma in questo caso il mormorio non è così impercettibile, come dovrebbe essere da definizione. Anzi, è un brusio così ronzante e poco celato che perfino la povera Evelina riesce a percepirne, senza nessuna difficoltà, il contenuto. E vive questa scomoda situazione chiusa in sé stessa e in un acquiescente silenzio per tutti. Finché Augusto assume in Pretura, ovviamente tramite segnalazione di un suo conoscente, un giovane avvocato, Mario Landriani (Mattia Zaccaro Garau), che gli servirà per fare il lavoro che lui non ha proprio voglia, e capacità, di fare. E così il nuovo arrivato si occuperà di sostituire in tutti i suoi doveri lo sfaccendato pretore. Ma proprio in tutti i suoi doveri.

Una storia di tradimenti e malcostumi italiani,  sulle sponde del Lago Maggiore

Senza fare troppa fatica di ricerca nella nostra memoria, è facile creare un legame tra questa trama e quello che realmente è accaduto in Italia negli ultimi anni. Il film ha infatti molto dei tratti italiani. Ma purtroppo, sono i nostri aspetti più negativi che emergono fuori dal cilindro: concussione al fine di ottenere prestazioni sessuali, abuso di potere e sperpero di soldi pubblici a fini privati, raccomandazioni per ottenere un lavoro. I legami con l’attualità quindi non mancano affatto. E Pannofino ben si immola nell’interpretare questo personaggio così boccaccesco e immorale. Fortunatamente, non sempre le cose gli andranno per il verso giusto. E almeno qui nella finzione, un po’ di giustizia sarà fatta. Ma non una giustizia dettata dal tribunale, semmai dal Karma.

Un film molto teatrale, nella marcatura dei personaggi e nei dialoghi così scenici. Ha il merito di divertire e intrattenere per tutta la sua durata con Giulio Base che ritorna al mestiere di regista dopo 15 anni dalla sua ultima uscita in sala.

Il regista Giulio Base

Il film è tratto dal romanzo Il pretore di Cuvio, best-seller del 1973 di Piero Chiara, un autore che ha spesso usato il tema del provincialismo nei suoi libri e le cui opere sono state frequentemente fonte di ispirazione per il cinema degli anni ’70. Tra i titoli più noti ricordiamo La stanza del vescovo di Dino Risi e Venga a prendere il caffè da noi di Alberto Lattuada. Una storia, questa, che già lo stesso romanziere aveva in mente di portare sul grande schermo. Infatti abbozzò una prima di stesura di sceneggiatura. Ma ci furono troppe perplessità sul finale, poco convincente a detta di tanti. Infatti Giulio Base ha sottolineato come abbia modificato la parte conclusiva del libro, al fine di renderla meno posticcia.

Il pretore è stato anche girato nella città, Luino, che ha dato i natali allo scrittore. Dello stesso paese di nascita anche Sarah Maestri, che si loda per la sua perspicacia nel convincere gli eredi di Chiara nel concedere i diritti per realizzare il film. 

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