CICLO ALBERTO SORDI:Mamma mia che impressione! Debutto di Sordi da protagonista

Inizia oggi un ciclo che vi terrà compagnia per molte domeniche estive dedicato ad Alberto Sordi, attore romano indimenticato,morto nel 2003 e di cui Cinemio sta presentando una monografia sul podcast mensile.Partiamo con “Mamma mia che impressione!”

Mamma mia che impressione: un insolito Sordi biondo

Già dagli anni Quaranta, l’attore romano Alberto Sordi aveva interpretato alcuni film, ma sempre come comprimario o personaggio minore, perché la sua voce profonda  , secondo i registi dell’epoca abituati a uno stile recitativo aulico e pieno di prosopopea , non lo rendeva valido a ruoli da protagonista.

L’attore però eclettico e pieno di idee anche innovative e pertanto un po’ più avanti rispetto al modo di pensare della sua epoca,  sceglie anche la strada del doppiaggio e, soprattutto ,si interessa al mondo più libero da schemi che è rappresentato  dalla radio, mezzo più giovane rispetto al cinema e capace di avvicinare più persone ,perché ospitato nelle case degli italiani ed è proprio in radio  che il giovane attore poco più che ventenne, si inventa il personaggio del “Compagnuccio della parrocchietta”, un giovanottino pedante tipico frequentatore di ambienti ecclesiastici chiusi e poco perspicaci.

Nasce così l’idea di dare un corpo reale a questo personaggio, già noto solo in voce  ai sempre più numerosi ascoltatori radiofonici e così, cosceneggiato da Sordi ( che è anche autore del soggetto) e Zavattini, autore prediletto in quegli anni da Vittorio De Sica e prodotto da Sordi con la partecipazione di  De Sica, da sempre padre putativo di Albertone, il film prende vita con la regia di Roberto Savarese , un  regista poco noto ai più e che non ha dato molto al mondo del cinematografo. Per l’occasione, Sordi sceglie di passare dal  suo naturale colore  corvino a un insolito biondo per la sua chioma.

Uno sciocco ragazzo per bene

La storia del film ruota intorno ad Alberto, uno scioccherello quasi trentenne che frequenta la parrocchia di don Isidoro, un rigido parroco ante Concilio Vaticano II e fa parte del corpo degli scouts, formazione di solida penetrazione ecclesiastica nel nostro paese,  ed è invaghito senza speranza della formosa Margherita,un’impiegata ,che è invece fidanzata con un giovanotto dalle maniere spicce. Tutti i suoi tentativi di conquista della famigerata signorina finiscono quindi  miseramente, a causa non solo della timidezza, ma anche della sua dabbennaggine che suscita fastidio in tutti quelli che si accostano allo sfortunato giovanotto.

Un esito non felice

La comicità di Sordi, forse un tantino enfatizzata e poco vicina ai canoni dell’epoca e anche l’eccessivo indulgere sulle gesta del personaggio goffo e decisamente antipaticom soprattutto nel tono della voce pomposo e cantalenante , non vennero accettati dal pubblico, più portato alla risata diretta offerta da un Totò, all’epoca assai popolare, o da un Fabrizi ,decisamente più rassicurante nei toni. La platea  decretò senza mezzi termini l’insuccesso della pellicola, coadiuvata dalla critica di settore, sempre molto severa con il genere leggero. Il fiasco fu tale da provocare  la successiva chiusura della casa di produzione appena  cofondata per l’occasione  da Sordi e De Sica, che avrebbe dovuto produrre in seguito solo pellicole comiche (si trattava  della PFC Produzione Film Comici).

Una dèbacle di simili proporzioni  fermò per un attimo la carriera appena agli esordi   da protagonista  dell’attore, che ,però seppe ritornare alla grande dopo pochi anni e con un nuovo personaggio-tormentone.

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