Fuorigioco – l’ambiziosa opera prima di Carlo Benso

Esce il 3 giugno nelle sale l’opera prima di Carlo Benso Fuorigioco, prodotto da Rio Film e distribuito da Stemo Production.

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Fuorigioco

Fuorigioco

di Francesca Maria Cutropia @Percorsi Up Arte Toni Garrani interpreta Gregorio Samsa un uomo che per incomprensibili ragioni, o forse troppo banali ragioni, si ritrova a perdere il proprio lavoro all’età di 55 anni. Giorgio non si rassegna, contrariamente ai suoi colleghi, al suo nuovo status di pensionato. Probabilmente anche perché rispetto a loro è stato forzato ad esserlo. Il regista Benso ci fa entrare nella vita di Gregorio Samsa, o meglio in quello stato di immobilità e depressione che si fatica a definire vita. Il protagonista cerca in tutti i modi di capire le ragioni del suo licenziamento e allo stesso tempo è alla costante ricerca di un modo per riprendere non solo quello che era il suo posto di lavoro, ma un vero e proprio posto nel mondo.

Il mondo senza un lavoro

Durante la conferenza stampa di Fuorigioco il regista Carlo Benso afferma di non essere interessato a un approfondimento del personaggio, ossia di non avere alcun interesse a capire chi era Giorgio Samsa prima del licenziamento. Ma piuttosto di essere intenzionato ad indagare quello stato emotivo che colpisce improvvisamente un uomo affermato e di successo in seguito alla perdita del lavoro. Benso vuole raccontare quindi il dopo, le possibilità che in questi casi la società riserva ad un uomo di quasi 60 anni. Benso rappresenta una sorta di metamorfosi kafkiana. Giorgio Samsa si guarda allo specchio e non si riconosce più. Cerca quindi di riconoscersi nei suoi colleghi ma non trova somiglianza neanche nel loro modo di reagire o se vogliamo rassegnarsi alle regole del mercato. Fuorigioco viene definito dallo stesso regista un film ambizioso, un mettersi alla prova con il mondo cinematografico considerando la sua intensa e storica attività teatrale. Questo aspetto infatti sembra essere il marchio di fabbrica di questo film. Quella che sembra essere la caratteristica principale di Fuorigioco infatti è il silenzio, che per Benso rappresenta il vuoto in cui vive Gregorio Samsa. Un vuoto forse troppo presente all’interno del film. C’è infatti differenza fra un vuoto teatrale e un vuoto cinematografico e forse in questo il regista ha osato un po’ troppo.

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Una scena di Fuorigioco

Lunghe e senza meta infatti sono le peregrinazioni del protagonista che fondamentalmente passa le sue giornate in balia della noia e dell’immobilità. Ma l’aspetto teatrale si riscontra anche nelle scelte registiche, e talvolta queste sconfinano in una messa in scena degna di una fiction televisiva. Dunque tutto sembra tranne che cinema. Il film ha richiesto una lavorazione di cinque settimane e ha avuto a disposizione un budget davvero limitato (25.000€). Il distributore Claudio Bucci ha dichiarato durante la conferenza stampa di Fuorigioco le difficoltà che la STEMO PRODUCTION sta riscontrando nel trovare canali di distribuzione, ed ha attribuito le ragioni di questa situazione al tema del lungometraggio. Bucci dunque ritiene che le case di distribuzione non siano interessate a un tema così pesante seppur attuale e che preferiscano invece concentrarsi su film, se vogliamo, più ottimisti. Non credo sia in realtà questo il vero problema. Poiché il tema della precarietà e della crisi del mondo del lavoro è stato affrontato (e continua ad esserlo) anche con notevole successo da alcuni registi come: Silvio Soldini che nel 2007 realizza Giorni e Nuvole, o Ivano De Matteo con Gli Equilibristi (2012), o ancora Gianni Amelio nel 2013 con L’Intrepido.

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Una scena di Fuorigioco

È chiaro che a livello di produzione questi esempi non sono minimamente paragonabili al budget limitato di Fuorigioco, ma a mio parere Benso avrebbe potuto evitare alcune scelte ambiziose e quindi di fatto non riuscite, per investire invece quelle poche forze in scelte registiche meno di impatto e sicuramente più funzionali.

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