Nelle sale italiane per soli tre giorni a partire dal 25 giugno, Favola per la regia di Sebastiano Mauri è una pellicola tratta da una intensa pièce teatrale scritta ed interpretata da Filippo Timi nel 2011 per le Scene nel Teatro Franco Parenti.
Interprete a tutto tondo uno straordinario Filippo Timi nel ruolo di Mrs Fairytale (Favola in lingua inglese) affiancato da Lucia Mascino (Mrs Emerald) e Luca Santagostino e con il cameo di Piera Degli Esposti nel ruolo dell’acida genitrice di Timi.
Favola
Ambientato nell’America anni Cinquanta il film ruota intorno alla figura di Fairy, una perfetta casalinga e moglie americana dell’epoca maccartista, tutta gonne svolazzanti dai toni floreali, dedita al marito padrone violento e prigioniera della sua perfetta casa arredata con il gusto dell’epoca. Insoddisfatta ed infelice della sua vita da falsa principessa, Fairy è morbosamente legata a un pupazzo con le fattezze di barboncino e sfoga la sua amarezza nelle visite dei gemelli Stuart, simili nell’aspetto ma dalle personalità decisamente opposte e nella relazione amicale con Emerald, donna apparentemente più realizzata, pettinatura alla Kim Novak e gonne strette, ma alle prese con un matrimonio fallimentare.
Parodia pungente di una società ipocrita e pseudo puritana diretta discendente dei vittoriani causticamente analizzati sia da Stevenson che da Wilde nei loro romanzi basati sulla doppiezza dei loro contemporanei, apparentemente perfetti esternamente ma, per dirla con il Vangelo, colmi di putridume all’interno, Favola va oltre questo primo livello di metasignificato, oltre la distruzione dell’American dream vagheggiato dalle perfette immagini pubblicitarie poi riportate in Italia con la famiglia del bianco mulino degli anni Ottanta, decennio quello dell’Italian dream.
Il film è un cammino verso la consapevolezza del sé che Fairy compie accettando la sua realtà diversa e decidendo di rompere la gabbia del conformismo piccolo borghese nella quale è costretta per mere convenzioni sia pur quasi ataviche.
Black comedy tinteggiata di mélo con aperture sia ai film alla Doris Day, classica moglie e madre perfetta a stelle e strisce, che al drammone anni Cinquanta sempre di matrice statunitense che invece spesso mirava a rompere la patina di finta perfezione voluta dalla propaganda repubblicana tesa a rappresentare l’apparente tranquilla vita familiare come una contrapposizione all’esistenza anarchica e priva di valori che invece era rappresentata dall’Unione Sovietica e dal pericolo comunista,il film nel gioioso coming out di Fairy e la conseguente accettazione di un sentimento tutt’altro che canonico, simboleggia al contrario la completa rottura dalle ipocriti convenzioni.
Fotografia preziosa che privilegia i colori decisi delle stampe anni Cinquanta e minuziosa scenografia, Favola ha dalla sua la straordinaria prova attoriale di Filippo Timi, perfetto nel ruolo queer, ancora una volta capace di entrare con estrema padronanza nel ruolo in una full immersion che vede uno studio sia gestuale e mimico che recitativo, ma non sono da meno Lucia Mascino, travolta da una insolita passione e l’uno e trino Luca Santagostino.
Un film raro, omaggio in costume sia al teatro che alla necessità di essere se stessi sempre e comunque.