Tra i film in concorso al Sudestival 2022 c’è Il mio corpo vi seppellirà, opera seconda del regista Giovanni La Parola già intervistato su cinemio in occasione della vittoria del suo cortometraggio Cusutu n’ coddu al BIF&ST 2012. ed è proprio dal cortometraggio che nasce il soggetto del film di cui abbiamo parlato con il regista in questa intervista esclusiva.
Il mio corpo vi seppellirà: Giovanni La Parola racconta l’origine del soggetto
Il mio corpo vi seppellirà è un western all’italiana, un genere difficile da vedere soprattutto in Italia. Come mai questa scelta di un film che unisce western a pulp?
L’idea di questo film nasce dalla volontà di provare a sperimentare questo genere del Western all’italiana, anche se dovremmo dire Western pre-italiano o pre-unitario nel senso che si parla della Storia Risorgimentale del nostro Paese, dell’invasione dei Piemontesi nel Sud Italia e delle conseguenze che questa invasione ebbe sulla popolazione. Il fuoco è quello insieme al tema del brigantaggio quindi una formula western e pulp con rimandi a Tarantino.
Quindi non è uno spaghetti western in senso stretto ma piuttosto un Borbonic Western.
Giovanni La Parola
La questione meridionale entra ovviamente nella storia così come il tentativo di rivalutare il Brigantaggio
L’idea era quella di vedere quel momento storico andando con la lente d’ingrandimento a raccontare una storia pop e d’avventura ossia quattro donne briganti che sequestrano una giovane aristocratica in procinto di fare una fuitina dopo essere stata messa incinta dal cugino.
Contemporaneamente c’è l’idea di raccontare uno sfondo tragico identitario di un territorio conquistato da questi nordici piemontesi che sembrano dei nazisti pronti ad effettuare un’epurazione rivolta ai briganti visti come un’etnia diversa, gente che si è data alla macchia. Per fare ciò ho scelto una chiave femminile protofemminista di queste donne determinate, violente anche un po’ grottesche.
Il film non ha pretese storiche, è un film d’intrattenimento dove ci si pone una domanda e cioè se l’unità d’Italia sia stato non solo un passo verso la civiltà e la creazione di una nazione ma forse anche una guerra fratricida.
L’ufficiale borbonico che diventa un cacciatore di briganti, il colonnello della guardia nazionale che è omosessuale, è la negativizzazione del fenomeno unitario che da un certo punto di vista appare come un atto di usurpazione, un regno che invade un altro regno
Giovanni La Parola
Cusutu n’ coddu: dal cortometraggio al film
Il film è il sequel di Cusutu n’ coddu, da un certo punto di vista inizia dove il corto finisce e ritroviamo nei panni del sarto Filippo Pucillo e Giovanni Calcagno in quelle di un nuovo cattivo. Tra il corto ed il film passano un pò di anni, avevi già in mente il film ai tempi del corto?
No in realtà sull’onda dell’entusiasmo di come era stato accolto il corto mi sono reso conto che avevo trovato l’acquario in cui avrei voluto continuare a nuotare quindi ho fatto altre ricerche e ho inventato questa storia. Il corto non aveva in realtà una dichiarata ambientazione western come l’ha avuta poi girandola in Puglia dove avevo ricreato la Sicilia grazie ai fondi di un premio che mi aveva permesso di realizzare il corto. Poi ho pensato che sarebbe stato divertente continuare ad esplorare quel mondo con quel tipo di cifra stilistica.
Giovanni La Parola
Una curiosità: dal corto al film ritroviamo una R, tra l’altro esattamente lo stesso simbolo. E’ il tuo portafortuna?
E’ la firma che utilizzo per i miei dipinti e videoinstallazioni. L’avevo creato anni fa per me e per gli amici che aderivano a questo gruppo artistico che si chiama Regno (una specie di corporazione artistica di persone che condividono la stessa visione). Questo simbolo è poi diventato la mia firma, l’ho portata nel cortometraggio ed è diventato il nome della protagonista del film, magari nel mio prossimo film diventerà qualcos’altro. In ogni caso è sicuramente il mio portafortuna.
Giovanni La Parola
Le protagoniste del film: le Drude di Il mio corpo vi seppellirà
Parliamo delle quattro protagoniste, le Drude del film: Antonia Truppo, Miriam Dalmazio, Margareth Madè e Rita Abela. Come le hai scelte?
Queste meravigliose attrici erano tutte giuste per i personaggi che avevo immaginato sono state trovate grazie a Valeria Miranda la mia casting director. le avevo chiesto di concentrarsi su attori, anche non necessariamente conosciuti ma che venissero da esperienze teatrali e siciliani. Avevo visto attori preparati anche se di altre regioni ma non giusti per quello che cercavo io finché non ho trovato loro.
Alcune già le conoscevo (la Truppo e la Madè) mentre altre sono state una bella scoperta, alcune anche al loro esordio. La scelta dunque è stata principalmente sull’intensità della loro preparazione ma anche su sessioni di scene del film successive al provino che sono durate molto di più e mi hanno permesso di testare anche la resistenza del gruppo.
Quindi il mio criterio è stato lo stupore di vedere la bravura e l’intensità di certi approcci con una fisicità che corrispondeva a ciò che cercavo io, l’idea di una donna anche non convenzionale e quindi un gruppo che aveva varie anime di femminilità raccontate col fisico.
Giovanni La Parola
Il Sudestival ed il futuro per Giovanni La Parola
Com’è stata l’esperienza al Sudestival?
Il film è pensato per la sala soprattutto per l’ascolto, per essere avvolti dall’immagine. Sono contento perché al Sudestival è stato visto nei contesti giusti e da un pubblico tra l’altro con un’ottima proiezione.
Giovanni La Parola
Hai già un nuovo progetto nel cassetto?
Di progetti ce ne sono davvero tanti, uno li lascia lì e poi ci inciampa sempre.
Giovanni La Parola