Lezioni di cinema: Bertrand Tavernier – seconda parte

Continuiamo la lezione di cinema del regista francese Bertrand Tavernier. Dopo aver parlato dei suoi esordi e del suo rapporto con la musica, in particolare quella americana, in questa parte parla di due attori a lui molto cari: Philippe Noiret e Romy Schneider.

Philippe Noiret

Philippe Noiret e Bertrand Tavernier ne L’orologiaio di Saint Paul

Con l’attore francese Philippe Noiret Tavernier ha girato ben sei film dei quali il primo è stato proprio il suo film d’esordio, L’orologiaio di St. Paul. In Italia Philippe Noiret ha fatto molti film e noi l’abbiamo molto amato. Indimenticabile in Amici miei o in Nuovo cinema Paradiso, Noiret è stato un attore davvero straordinario per la sua umanità e la sua profonda capacità di passare dal dramma alla commedia, un uomo finissimo, sottilissimo che anche con un silenzio riusciva, come tutti i grandi attori, ad esprimere molte cose. In questo video Tavernier racconta il rapporto che li legava e si commuove nel raccontare gli ultimi coraggiosi giorni di un uomo straordinario:

Il lavoro di Tavernier e la critica cinematografica

Il lavoro di Philippe Noiret si lega anche ad un concetto di valori fondamentali, citati anche da George Orwell, di passato e presente, delle cose che restano, che indicano la strada e che evidentemente commuovono ancora adesso: la parola data, il senso delle cose, i valori e i principi nel lavoro, il senso di decenza comune. Queste le parole, a tal proposito, di Bertrand Tavernier:

Tavernier è un regista straniero ma così colto e attento al cinema italiano (nel video precedente ha infatti citato Antonioni, Fellini, Rossellini, De Sica, Visconti e tanti altri fino a Nanni Moretti). Questo dimostra ancora una volta la sensibilità, il gusto, la curiosità, l’eclettismo, l’essere aperti che molto spesso non piace alla critica (francese o italiana che sia) che storce un pò il naso quando un regista cambia tema o genere. Invece questa è un punto di forza, una capacità umana, un valore com’è quello tener fede alla parola data. Ecco un’intervento di Tavernier a proposito della critica cinematografica:

Bertrand Tavernier: Ho una citazione di Godard a proposito dei critici che sono degli ufficiali che sparano sui loro soldati. Il suo giudizio era impietoso nei confronti dei critici cinematografici che non fanno altro che compiere errori tecnici ed artistici. Lui disse: E’ come se un commentatore sportivo dicesse che un corridore ha percorso 100 metri in 30 secondi mentre invece è stato di 10 secondi. Un commentatore sportivo non farebbe mai questo, non cambierebbe un risultato, cosa che invece fanno i critici cinematografici.

Bertrand Tavernier ed il critico Maurizio Di Rienzo

‘La morte in diretta’ e Romy Schneider

Romy Shneider ed Harvey Keitel ne ‘La morte in diretta’

Romy Schneider ha girato con Bertrand Tavernier La morte in diretta, uno straordinario film del 1980 nel quale era protagonista insieme ad Harvey Keitel grande attore forse al suo primo film europeo. Il film anticipa profeticamente l’idea del Grande Fratello, l’occhio che tutto guarda. Il protagonista ha una telecamera nel cervello e segue una donna, Romy Schneider, la cui vita assomiglia a quella del personaggio (la Schneider infatti morirà poco dopo), che è forse in punto di morte. Cos’è stato per Tavernier La morte in diretta e com’è stato lavorare con Romy Schneider, un’attrice indimenticabile che se ne è andata troppo presto?

Il regista Bertrand Tavernier

Bertrand Tavernier: La morte in diretta lo definirei un film autobiografico, un film su me stesso, uno strumento per evitare che le proprie emozioni vengano manipolate. Ho fatto un film che volevo diverso da come può risultare una trasmissione televisiva, che si distaccasse da come invece le immagini vengono restituite dai media. E’ un film che ha avuto sicuramente un forte potere premonitivo, ha descritto quello che è il reality televisivo con un anticipo di 20 anni e quindi, con mio grande spavento, quello che era un film ritenuto futurista ora può essere definito un film neorealista, non è assolutamente rassicurante per il divenire della nostra civiltà. E’ un film del 1980 e ci sono vari elementi premonitori (ricordo che ho dovuto battagliare per 3 anni per trovare i finanziamenti per il film), per esempio persone prive di documenti che trovavano rifugio nelle chiese o che venivano cacciate dalle città per essere relegate nelle periferie, sono fatti che accadono ora in Francia, in Inghilterra ma all’epoca non accadevano.

In questo video Taverneir parla invece di Romy Schneider:

Termina qui la seconda parte della lezione di cinema di Bertrand Tavernier. Continua a leggere la terza ed ultima parte.

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