Siamo veramente orgogliosi di avere nella nostra rubrica l’attrice Michela Andreozzi alla sua opera prima come regista. L’attrice ha infatti presentato il suo film Nove lune e mezza, di cui è sia regista che protagonista insieme all’attrice Claudia Gerini.
Intervista a Michela Andreozzi
Ciao Michela benvenuta su cinemio. Innanzitutto parlaci un po’ della tua carriera: attrice di teatro, cinema e televisione, sceneggiatrice, cantante, speaker in radio e ora anche regista? Cosa vuole fare da grande Michela Andreozzi?
Michela Andreozzi: In realtà tutto! Purtroppo l’Italia è un paese dove ti costringono ad essere, come dire, un po’ direzionato, specializzarti in una cosa sola mentre nel resto del mondo gli artisti si muovono su più fronti, sono declinabili. Ecco io sono declinabile, mi piace esserlo e anche se questa cosa mi ha un po’ rallentato all’inizio, perché è chiaro che se vuoi fare solo l’attore o solo il regista hai una carriera più veloce davanti, adesso sicuramente aver fatto tante cose è una risorsa.
Quindi la risposta alla domanda è: voglio continuare a fare tutto, a sperimentare tutto. Io sono mossa dalla curiosità e qualche volta anche dalla noia che è un buon motore della curiosità.
Dopo qualche sceneggiatura ed un cortometraggio finalmente la possibilità di girare il tuo primo lungometraggio. Tuo anche il soggetto e la sceneggiatura. Ci racconti la genesi di Nove lune e mezza?
Michela Andreozzi: Nove lune e mezza nasce dall’esigenza mia di raccontare le donne di oggi. Volevo raccontare il rapporto delle donne tra di loro, con l’ottimismo che mi contraddistingue, e anche raccontare le nuove donne: Claudia Gerini è una donna che non vuole figli (e che in realtà sono io nella vita) mentre io interpreto una donna che invece li vuole a tutti i costi e che davanti anche alle mille possibilità della scienza per avere dei figli non riesce, nonostante i tempi moderni non può risolvere il desiderio di maternità.
Di base però volevo raccontare la storia di due sorelle che si vogliono bene, che nonostante la vita oggi non sia semplice, che ci siano combattimenti da fare, sacrifici, che ci siano difficoltà nei rapporti uomo donna, insomma nonostante tutto, continuano ad essere un punto riferimento l’una per l’altra. Volevo raccontare che anche nella famiglia di oggi c’è amore, c’è slancio nel darsi.
Per il tuo primo film da regista sei davanti e dietro la macchina da presa. Hai riscontrato difficoltà in questo doppio ruolo?
Michela Andreozzi: Il doppio ruolo è indubbiamente difficile perché tu sei la persona che riesci a curare con meno facilità. Già io non mi piaccio mai come tutti gli attori, poi durante le riprese tornavo a guardarmi nel monitor e trovavo tutto sbagliato perché ero circondata da attori straordinari. Insomma già una donna è sempre complicata da inquadrare se poi inquadri te stesso è un casino.
Però devo dire che è come aver fatto una scuola compattata in tempi record. Non lo so se lo rifarei in questa portata, come protagonista, magari la prossima volta mi scelgo un ruolo più piccolo. Però Tina la volevo raccontare perché aveva una tenerezza e una determinazione che non sapevo come spiegare ad un altro attore e poi comunque quel legame che ho con Claudia Gerini ce l’ho nella vita per cui volevo che venisse fuori anche sullo schermo.
In generale ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare della fase delle riprese?
Michela Andreozzi: Aneddoti sulle riprese ce ne sono tanti perché abbiamo girato un film che dura quasi un anno a metà luglio e c’erano 700 milioni di gradi a Roma per cui eravamo completamente liquefatti, ci sono state scene che per esempio sia Lillo che Paola Tiziana Cruciani so che hanno recitato in trance perché faceva così caldo che alla fine non si ricordavano neanche dov’erano.
C’è una scena di Alessandro Tiberi in ospedale, poverino, quella in cui dice che noi siamo le sorelle del diavolo, lui girava con un ventilatore puntato addosso, io davo motore, davo azione, poi lui parlava diceva tre quattro battute durante l’azione senza stoppare i motori lo tamponavano dal sudore perché grondava, gli asciugavano la camicia con il phon di corsa poi lui continuava a dire le battute. Abbiamo avuto grossissime difficoltà con il clima perché la location non aveva l’aria condizionata perché faceva rumore e quando lavori in presa diretta non puoi avere rumori.
Parliamo del cast che vanta la presenza di attori del calibro di Claudia Gerini, Pasquale “Lillo” Petrolo, Giorgio Pasotti, Alessandro Tiberi, Stefano Fresi e tanti altri. Come li hai scelti e come hai lavorato con loro per la definizione dei personaggi?
Michela Andreozzi: Il film è stato praticamente quasi scritto su Claudia Gerini e me, e Lillo è stato il primo attore che io ho coinvolto in questo progetto che ha creduto così tanto in questa commedia che ha detto subito si addirittura sul trattamento, non c’era nemmeno la sceneggiatura. Giorgio Pasotti e Alessandro Tiberi sono stati coinvolti nel film come si faceva una volta, cioè non li conoscevo, mi sono stati presentati dagli agenti durante il casting e ho avuto un colpo di fulmine per entrambi.
Devo dire che Alessandro Tiberi secondo me è un attore che ha delle cifre pazzesche, io gliel’ho detto spesso che può passare dal serial killer al padre di famiglia, secondo me è un attore ancora non usato completamente per quello che può fare e mi piacerebbe tornare a lavorare con lui. Di Pasotti posso soltanto dire che è un uomo incantevole di cui è innamorato anche mio marito. Stefano Fresi…è mi fratello!
Con nove lune e mezza sei riuscita a parlare del tema dell’utero in affitto in maniera scherzosa. Quali sono stati i riscontri di pubblico e critica a riguardo?
Michela Andreozzi: Io ho ricevuto circa 800 lettere di persone, soprattutto donne, che mi hanno ringraziato per il film per queste ragioni. Alcune perché non vogliono avere figli e mi hanno detto grazie di aver parlato della dignità di essere donna anche senza essere madri perché magari vivono in un paesino e non sanno come dire che non vogliono avere figli. E’ stato interessante ricevere questo tipo di riscontro. Altre che mi hanno scritto ‘io vorrei aiutare mia sorella ad avere un figlio o la mia migliore amica ma perché non posso farlo?’ E quindi era una risposta alla domanda che veniva sollevata nel film.
Io non ho fatto un film pro gestazione per altri, era un film in cui ci si poneva una domanda: se io spontaneamente per amore volessi fare un gesto di questa portata per qualcun altro perché non lo potrei fare? Sono stata attaccata dagli estremisti cattolici, dai neocatecumenali militanti, che hanno criticato il film perché hanno pensato che fosse uno spot per la gestazione per altri. Io non sono assolutamente pro vendita dell’utero, era una storia privata, una storia personale, è come dire che Mare dentro è un film pro eutanasia ci sono delle situazioni nelle quali vanno contemplate delle possibilità alternative nei nostri giorni.
Sono poi stata difesa da Roberto Saviano in un editoriale, questi si sono poi dati la zappa sui piedi perché hanno attaccato pesantemente senza tantissima cristianità. Però non hanno capito che questo era un film pro condivisione di certi sentimenti, di certi desideri. Anche perché se io desidero fare questa cosa per un altra in tutta spontaneità non vedo perché tu che credi in modo diverso da me dovresti impedirmelo. Non comprendo questo desiderio di far comportare tutto il resto del mondo secondo i tuoi principi.
Comunque il pubblico è stato dalla mia parte, il film è andato anche molto bene come opera prima ha fatto un incasso dignitoso è stato molto visto, ben voluto, recensito molto bene. Insomma non mi posso lamentare sono tanto grata a Nove lune e mezza.
E per concludere uno sguardo al futuro: c’è già un nuovo progetto nel cassetto? Ti va di parlarcene?
Michela Andreozzi: Ho un occhio femminile, le donne sono la cosa che mi interessa di più osservare perché ci sto dentro e sono anche nel mio prossimo progetto. Di più non posso dire…
Ringrazio Michela per la sua disponibilità e gli faccio, a nome della redazione di cinemio, un in bocca al lupo per il concorso del Sudestival.
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