Secondo film in concorso al Sudestival 2020 è Sole di Carlo Sironi. Nell’articolo l’intervista al regista.
Sole: tra buio e luce
Carlo Sironi dirige con mano ispirata una storia drammatica che oscilla tra il buio e lo spiraglio di luce che è rappresentato dalla nascita e dalle aspettative che i personaggi della vicenda ripongono.
Il protagonista è Ermanno (Claudio Segaluscio), un poco di buono che bighellona tra slot machine mangiasoldi e affari non propriamente puliti. Sguardo impassibile, a tratti privo di espressione alcuna, Ermanno trascina i suoi ventidue anni fino a quando uno zio lo ingaggia per fingersi il padre del nascituro di Lena, sua coetanea, ragazza polacca dagli occhi grandi e tristi, un oceano di tristezza che non si smuove per tutta la durata del film.
Lena (Sandra Drzymalska), giunta da poco in Italia si è prestata a cedere la creatura che porta in grembo alla zia di Ermanno, da tempo alla ricerca di un bimbo per soddisfare la sua smania materna. Ermanno all’inizio prende l’incarico preso dalla promessa di denaro da parte di suo zio ma poi lentamente comincia a maturare avviandosi verso un cammino di consapevolezza che lo porta ad abbandonare le precedenti cattive compagnie.
Primo film di un figlio d’arte (il padre Alberto, scomparso recentemente e prematuramente è stato regista della fortunata serie del Commissario Montalbano), Sole parte in sordina, cupo e caratterizzato da una luce opaca come quella di una giornata invernale nebbiosa, per poi cambiare registro e il blu che circonda la storia quasi si illumina.
Intervista a Carlo Sironi
Ciao Carlo benvenuto su cinemio. Del film sei anche autore di soggetto e sceneggiatura. Ce ne racconti la genesi? In particolare come mai hai scelto come filo rosso una situazione, quella della vendita di una neonata, così attuale ma anche antica?
L’idea del film parte dagli ultimi due cortometraggi che avevo fatto Cargo e Valparaiso che raccontano storie di genitorialità con altri punti di vista e nel momento in cui studiavo la legge per le adozioni per Valparaiso ho capito che questo meccanismo di falsa adozione tra parenti avrebbe funzionato. Allora mi sono documentato tramite ONG con cui avevo già lavorato e con la presidente del Tribunale dei Minori ho scoperto che la mia idea era vera.
Da subito ho avuto l’idea non di raccontare la storia dal punto di vista della coppia disperata che vuole un figlio né dal punto di vista della ragazza che viene in Italia per vendere la propria figlia ma quella del falso padre, qualcuno che deve solo fingere di essere qualcosa che non è e in questo viaggio emotivo diventa quello che doveva solo fingere di essere.
Carlo Sironi
Come hai scelto i giovani protagonisti, entrambi alla loro prima esperienza? E come hai lavorato con loro sulla costruzione dei personaggi?
Mi sono detto che questo doveva essere un film in cui i protagonisti sono al centro e per farlo dovevo trovare due attori magnetici. Il percorso di casting ha preso più tempo del solito: ero convinto sin da subito che Ermanno dovesse essere un non professionista, un po’ per la giovane età un po’ perché doveva fare un viaggio più inconsapevole. Claudio Segaluscio aveva le due caratteristiche fondamentale del personaggio: dolore negli occhi e tenerezza che trasmette in modo assolutamente naturale.
Sandra Drzymalska è un’attrice professionista polacca molto giovane appena uscita dalla scuola che aveva già fatto un film in Polonia che non ho voluto vedere. Dopo il percorso di casting quando ho visto le 12 attrici dal vivo e ho visto Sandra ho capito che lei interpretava il personaggio in maniera più interessante di quanto mi fossi immaginato, per il tocco infantile e la leggerezza che porta.
Da qui siamo partiti per costruire il personaggio iniziale ma il lavoro è stato soprattutto quello di fare le prove del film insieme che abbiamo fatto due volte prima di girare.
Carlo Sironi
Colpisce per esempio lo sguardo e l’atteggiamento “svuotato” di Claudio Segaluscio. Hai volutamente scelto un attore all’esordio per dare un tocco di neorealismo alla vicenda?
Si per un tocco di realismo ma soprattutto pensavo fosse interessante che lui nascondesse le proprie emozioni e le tenesse dentro e poi pian piano le facesse uscire fuori. Abbiamo lavorato molto su questo.
Carlo Sironi
E la straordinaria somiglianza della giovane Sandra Drzymalska ad Elle Fanning, è puramente casuale?
Ovviamente è puramente casuale e non l’avevo notato finché non me l’hanno detto anche perché non la trovo così somigliante.
Carlo Sironi
Il titolo del film Sole, nome della piccola, è una metaforica risposta al buio dell’anima che caratterizza tutti i personaggi, ognuno solo nel cuore della terra, per parafrasare Salvatore Quasimodo?
In realtà la metafora, il contrasto tra i colori freddi del film e il sole che ci comunica il calore, mi sembrava interessante in più mi piaceva l’ambivalenza del Sole maschile come sostantivo ma femminile come nome proprio e in più il sole è la stella intorno a cui ruotano tutti i pianeti del sistema solare e come nel film tutti i personaggi ruotano intorno al personaggio di Sole. Mi sembrava un titolo assolutamente giusto.
Carlo Sironi
Abbiamo notato che il colore predominante nel film è l’azzurro e la luminosità bassa come all’interno di una vasca per pesci. Come mai questa scelta?
Per me è stata una scelta abbastanza istintiva perché c’è una reazione emotiva ad ogni colore e mi sembrava che il blu fosse giusto. Infatti abbiamo scelto di girare di fronte al mare, ho scelto di mantenere una casa che avesse i toni dell’azzurro. All’acquario non ci avevo pensato però in effetti ha molto quella dimensione.
Al direttore della fotografia, alla scenografa e alla costumista ho dato come riferimento un fotografo americano Todd Hido che fa soprattutto foto di interni vuoti che sono stati la linea guida per colori e atmosfera del film.
Carlo Sironi
Per concludere uno sguardo al futuro: dopo questo coraggioso ed originale esordio c’è già un nuovo progetto nel cassetto? Puoi parlarcene?
Si sto scrivendo un nuovo film, è molto diverso da Sole come tema e ambientazione però sono ancora nella fase in cui parlarne mi sembra prematuro e inutile perché tutto potrebbe cambiare
Carlo Sironi
photo credits: sudestival.org