The artist is present fu un temerario progetto: restare seduta immobile sette ore al giorno per tre mesi su una sedia, mentre ad uno ad uno i visitatori della mostra siedavano di fronte, ugualmente immobili.
La performance art
La performance art è un tipo di arte che si sviluppa a partire dagli anni ’60 ed è da considerarsi una sorta di eresia della pittura e delle arti tradizionali, in quanto l’opera è l’artista stesso, messo in relazione col pubblico tramite il proprio corpo.
Marina Abramovic è una delle grandi protagoniste del fiorire di quest’arte. L’opera The artist is present è una delle performance più conosciute della ragazza cresciuta nella Jugoslavia di Tito.
The artist is present
The artist is present venne eseguita in occasione di una mostra al MoMA di New York, nel 2010, quando numerose performance della Abramovic erano interpretate da altri artisti che collaboravano con lei. In questo modo Marina potè dedicarsi ad un temerario progetto: restare seduta immobile sette ore al giorno per tre mesi su una sedia, mentre ad uno ad uno i visitatori della mostra siedevano di fronte, ugualmente immobili.
Il documentario racconta i preparativi per questo sforzo ai limiti dell’umano, per poi osservarne i momenti più emozionanti e difficili.
Trailer originale
Ritratto di un’artista innamorata del mondo
Non mancano i cenni biografici alla vita di Marina, che permettono di tracciarne un ritratto completo.
Difatti la carriera dell’Abramovic è il percorso di un’artista che è innamorata del mondo, come dice chiaramente il suo secondo marito. La donna e l’artista coincidono, proprio perché non c’è distanza tra la vita e l’arte di questo affascinante personaggio, come non c’è distanza tra la sua arte e il suo passato.
Sua madre veniva da una delle famiglie più ricche in Yugoslavia e il padre era di origine contadina. Entrambi furono partigiani e dopo la guerra divennero membri illustri del potere titino. Poi il padre scappò e Marina rimase con l’autoritaria madre, che le diede una educazione spartana picchiandola ripetutamente. Questa disciplina impostale da piccola è irrimediabilmente riflessa nel suo modo di fare arte.
Molto importante fu anche il rapporto col primo marito Ulay, compagno di vita e collaboratore nelle sue opere, che tra l’altro compare direttamente al MoMA, oltre che nelle interviste del documentario.
Vengono passate in rassegna le tante performance che in quarant’anni di carriera ha regalato al pubblico. Già, proprio il pubblico, un elemento imprescindibile per quest’artista, che dipende totalmente da esso e che fa arte proprio per comunicare con gli altri.
Le sue opere riescono a comunicare il dolore innato che l’essere umano si porta dentro; ma anche il dolore causato dalla sua malvagità e dal suo egoismo. Guerre, stermini, oppressione politica e psicologica, sono tutti elementi che le performance della Abramovic hanno teso a dissacrare con l’uso del corpo: si è flagellata, ha punto il suo occhio con uno spillo, ha affrontato serpenti, ha attraversato la Grande Muraglia e ha pulito per tre giorni cumuli di ossa animali per denunciare le terribili sofferenze causate dalla guerra nei Balcani.
Lo sforzo e il dolore fisico, nella performance art, vengono archiviati da uno stato mentale superiore, che li annulla o quanto meno li rende deboli e inoffensivi.
Spesso nelle performance della Abramovic è rintracciabile una riflessione filosofica tutta contemporanea e post-moderna. The artist is present rimanda da vicino al pensiero di Martin Heidegger e al suo “esser-ci” nel mondo, una testimonianza che l’essere è in quanto può comunicare con gli altri enti, che poi non sono altro che gli spettatori.
La regia
Matthew Akers, al suo esordio alla regia, fotografa bene questi tratti paradigmatici. Le inquadrature della performance vera e propria sono essenziali, danno un’idea precisa di candore e di tensione mistica. Tuttavia, la personalità della Abramovic conduce il film in una spirale meta-artistica, che piace, ma che trasforma virtualmente Marina Abramovic in sceneggiatrice oltre che protagonista del film.
Il Biopic è stato presentato al Sundance Film Festival e ha vinto a Berlino il premio del pubblico nella sezione Panorama. A breve è atteso nelle sale italiane, scommettiamo che farà discutere anche da noi?
Mi sono chiesta: Marina Abramovic è un’artista vivente. Quale è stata la sua reazione ad un film incentrato su se stessa e sulla sua arte? Perchè ha accettato? cosa ha dichiarato dopo l’uscita del film? da un personaggio di tale livello artistico, escludo una questione di pura pubblicità. Il film stesso sarebbe una performance in sè? Del resto parla della sua vita e la sua vita è arte.
Ciao Rita, ti ringrazio del commento, è sempre una buona occasione per aggiungere notizie e chiarire.
Dunque, Marina nel biopic si rivolge direttamente alla telecamera e al telespettatore anche nelle fasi centrali della sua performance. Non si può parlare di reazione ma di partecipazione attiva al film.
Quanto alla pubblicità, non saprei dirti con sicurezza. Anche se non era il primo obiettivo del film secondo me ne ha portata eccome, probabilmente ne porterà ancora alla Abramovic. Si tratta comunque di una donna di una certa età (anche se non sembrerebbe), con decenni di carriera e quindi la pubblicità se l’è già fatta a tempo debito, anni addietro.
Sul fatto che il film sia una performance in sè, l’ho già spiegato nell’articolo. Si può parlare addirittura della Abramovic come sceneggiatrice del film. Le opere di performance art non sono dei quadri. Non si appendono al muro, non sono delle sculture immobili. Filmarle, quindi, comporta mostrarle per quello che sono, cioè momenti in cui l’artista comunica con lo spettatore. Certo è che arrivano filtrate dallo schermo e non possono lasciare la carica emotiva che lasciano “dal vivo”.
In ogni caso ricorda che questo documentario riguarda la performance The artist is present, le parti sulla vita e sui lavori precedenti servono ad arricchire e completare la rappresentazione di questa magnifica opera, quindi il film è una performance, anche solo semplicemente perchè riprende una performance.
Se al MoMA sono arrivate molte persone, il film rappresenta un fenomeno ancora più di massa e ancora più persone possono godere di questa performance. Questo è, secondo me, il vero motivo per cui ha accettato le riprese.
Guardare il film ti aiuterà a capire di cosa sto parlando.
Per non citare le sue parole comunque ti rimando alle tante interviste che la Abramovic ha rilasciato anche in Italia, che poi considera come suo Paese adottivo, viste le numerose performance che ha interpretato qui da noi.
Se conosci l’inglese ti suggerisco l’intervista rilasciata per il Biografilm Festival dopo aver ricevuto il Lancia Celebration of Lives Awards http://www.youtube.com/watch?v=696oiq-eLZg
e su internet ne trovi altre di interessanti. Grazie ancora e se non sono stato esauriente, chiedimi pure chiarimenti.