#RomaFF12 – The Movie of My Life di Selton Mello

#RomaFF12 – Presentato negli scorsi giorni alla 12esima Festa del Cinema di Roma, nella Selezione Ufficiale, The Movie of My Life è il terzo film del regista Selton Mello, qui anche in veste di attore e produttore esecutivo. Il film riprende le vicende del romano Un padre da film di Antonio Skármeta.

The Movie of My Life

Siamo negli anni Sessanta nel Sud del Brasile dove il giovane Tony Terranova (Johnny Massaro) ha appena fatto ritorno nella sua città natale e s’interroga ancora sulla fuga del padre (Vincent Cassel; É solo la fine del mondo, La Bella e la Bestia) mentre è diventato insegnante presso una scuola elementare e si è invaghito della sorella di uno dei suoi alunni.

The Movie of My Life

The Movie of My Life

Basta veramente poco (già la prima inquadratura è emblematica) a percepire il parallelismo tra cinema e vita che Selton Mello fa all’interno della sua terza opera: un film che elogia la settima arte, che si sofferma su di essa e che risalta fino a sottoporre la stessa storia ad essa e a fare dell’estetica e della messa in scena un’esaltazione delle possibilità che il mezzo-cinema può donare ad una storia. Storia tratta da un romanzo di cui viene cambiata l’ambientazione originaria e per cui la storia diventa quasi una mera novella da narrare per un progetto più ampio, un movente che è il cinema stesso, mezzo salvifico, inarrivabile realtà (?) parallela alla nostra vita, vita che spesso si avvicina a quella realtà e che altrettanto spesso se ne discosta totalmente.

In The Movie of My Life si nota l’amore del regista per la materia raccontata e di certo si conferma come uno degli esponenti del cinema brasiliano da tenere maggiormente d’occhio. Forse, però, eccede sin troppo nella sua missione portando sino all’eccesso una fotografia particolarmente post-prodotta e un commento musicale che, seppur azzeccato, effervescente, commovente, a tratti potrebbe stancare e in alcune sequenze sembra quasi dirigersi nella direzione del videoclip, mettendo ancora una volta il contenuto a servizio della forma.

Non siamo distanti dagli intenti di Tornatore con Nuovo Cinema Paradiso (che Mello non evita di ricordare) né da quelli de Il Postino (tratto da un altro romanzo di Skàrmeta). Mello prende delle scelte nel mettere in scena il suo adattamento e decide di costruire una danza a favore di un dio più grande della storia che è poi il cinema stesso.

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