Vento di primavera (La Rafle)

Nuova recensione in anteprima del nostro Pasquale Mesiano. Oggi ci parla di Vento di primavera (La Rafle in originale) con Mèlanie Laurent e Jean Renò, proiettato in anteprima qualche giorno fa anche al BIF&ST – Bari International Film & TV Festival, che sto seguendo su cinemio giorno per giorno.

La locandina del film

Vento di primavera

Francia 1942: la Francia occupata risponde agli ordini del nascente impero Hitleriano con le leggi razziali che rendono impossibile la vita degli ebrei. Al governo di Vichy è richiesto di radunare ventimila ebrei da spedire ai nuovi campi di concentramento in costruzione in Polonia, dove li attenderanno le camere a gas. Il maresciallo Pètain aderisce senza opporre resistenza e il 16 luglio avviene il rastrellamento di tredicimila tra uomini, donne e bambini tradotti con la forza al Velodromo d’Hiver praticamente senza viveri, acqua e vestiti.

Dopo pochi giorni saranno nuovamente spostati in un campo di concentramento fuori Parigi in attesa del termine dei lavori in Polonia. Gli uomini saranno spediti per primi, poi le donne e infine i rimanenti quattromila bambini…nessuno tornerà.

Pasquale: un film che lacera l’anima

Il film è realizzato dal punto di vista dei bambini Ebrei nella Parigi occupata. Da principio si scorgono scene di vita pressoché normali per la Francia del 1942. Gli Ebrei sono sottoposti al regime delle legge razziali, ma sembrano fiduciosi; anche se nella povertà e nei soprusi sono convinti che una tale follia non potrà continuare a lungo…basterà aspettare.

Il male ha però il volto rassicurante di governanti infidi e bugiardi, che nell’ombra mandano avanti la macchina della morte. Le speranze di un futuro migliore sono infrante proprio due giorni dopo i festeggiamenti per la presa della Bastiglia. Il rastrellamento non avrà totale successo, in più di ottomila saranno avvisati e nascosti dai partigiani, per gli altri non ci sarà scampo.

Un film crudo in cui ogni singolo fotogramma è frutto di accurati studi da parte della bravissima regista Rose Bosch che non ha voluto inventare nulla; ogni scena è riconducibile a fatti documentati. Il film vuole essere prima memoria e poi storia di un evento orrendo, prima che cada nell’oblio della memoria collettiva con la morte dei pochissimi sopravvissuti dell’epoca.

Jean Renò nella parte del dottor Sheinbaum sfoggia quel misto di rudezza e gentilezza che caratterizza da sempre il suo modo di recitare; ottima Melanie Laurent, dolce e forte nella parte dell’infermiera Annette Monod; ma soprattutto i bambini, i veri protagonisti, sono sempre naturali nei loro ruoli, probabilmente grazie alla sapienza della regista.

Questa pellicola nasce con una bassa prospettiva di pubblico e realizzato grazie alla ferrea volontà di Rose Bosch e del produttore Ilan Goldman (lo stesso de La vie en rose), tanto che gli stessi attori hanno partecipato a titolo gratuito. Il risultato è stato eccezionale, in termini di pubblico e di riscontro della critica in Francia.

Un film da vedere, che lacera l’anima e lascia lo spettatore col groppo in gola, ma il cinema, per fortuna, è fatto anche di questo.

2 Comments

  1. sally
  2. Antonella Molinaro

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